Quando l’intelligenza artificiale migliora la qualità della vita dell’uomo, e addirittura perfeziona le metodologie diagnostiche in ambito sanitario, non si può rimanere indifferenti. L’alchimia IA-Healt si è creata a Londra, dal DeepMind, dove un team di scienziati, affiancati da una tecnologia all’avanguardia, ha creato una nuova metodologia di indagine diagnostica riguardante l’individuazione di neoplasie al seno. L’azienda anglosassone integrata nel settore IA, è governata da Alphabet, sede principale di Google, che l’ha acquistata nel 2014. La società britannica ha nel libro paga più di mille dipendenti, e i suoi centri di ricerca hanno sedi in Canada, Francia e Stati Uniti.
Il cancro al seno è la seconda causa di decessi nelle donne. Diventa fondamentale la diagnosi precoce, perché se prese in tempo, questo genere di cellule tumorigene retrocedono sino alla totale remissione. Lo strumento più diffuso è la mammografia, ma come ha dichiarato Shravya Shetty, ricercatore di Google: “Le mammografie sono molto efficaci, ma c’è ancora un problema significativo con i falsi negativi e i falsi positivi. Durante lo studio supportato da Google, abbiamo cercato di seguire gli stessi principi che i radiologi potrebbero seguire“. Con Google, la diagnosi di tumore del seno ha ottenuto risultati sorprendenti, se si considera che è in via di sperimentazione: ha abbattuto il numero di falsi negativi del 9,4 per cento. Ai test tradizionali, ad oggi, sfuggono il 20 per cento dei tumori al seno.
La ricerca sperimentale ha interessato mammografie anonime di oltre 25.000 donne in Inghilterra e di 3.000 donne negli Stati Uniti. I ricercatori inizialmente hanno istruito l’IA a scansionare le immagini a raggi X. Il secondo step è stato il riconoscimento delle prime avvisaglie di tumore, analizzando cambiamenti nel seno delle 28.000 donne. Infine sono stati incrociati i dati del computer con le diagnosi delle pazienti che si sono prestate per la ricerca. Christopher Keller, scienziato Google ha affermato: “Il modello funziona meglio di un singolo radiologo sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti”. Naturalmente questo modello di diagnosi è ancora nella sua fase embrionale, ma può essere utilizzato come seconda opinione, che andrebbe a completare i risultati delle indagini diagnostiche svolte con i metodi tradizionali. L’intenzione infatti non è quella di sostituire il fondamentale lavoro di oncologi e radiologi, ma di supportarli e lavorare in sinergia per sconfiggere uno dei mali del secolo. Riguardo a questa auspicabile collaborazione, è ancora intervenuto Shetty: “Ognuno di loro[IA e scienziati .n.d.r] porta la propria forza, è complementare. Sono un certo numero di casi in cui i radiologi prendono qualcosa che manca al modello, e viceversa. Riunire le due cose potrebbe rafforzare i risultati complessivi”.
Non rimane che aspettare la conclusione dello studio, anche se i primi risultati sono molto incoraggianti.