La decisione di Google non arriva senza preavviso, ma è in fase gestazionale da lungo tempo, ed è frutto di lunghe riflessioni e rimostranze dei consumatori, che da tanto tempo chiedono più chiarezza e sicurezza per la propria privacy.
Ma è davvero pericoloso l’uso dei cookies di terze parti secondo Goole e gli utenti? I cookies di per sé sono solo informazioni salvate per renderti più semplice la navigazione, nello specifico la compilazione di alcuni form, per evitare ogni volta che chiudi il browser di ricompilari, per esempio il carrello di un sito di acquisti, ed i tuoi dati personali di accesso.
Ovviamente questi dati sono al sicuro nel tuo pc, ed il sito li chiederà in risposta ogni volta che accedi, dandoti in cambio un’esperienza “personalizzata” in base alle visite che hai effettuato e i dati di navigazione, o per esempio alla tipologia di acquisti.
Invece per i cookies di terze parti è possibile una strada malevola, il loro reindirizzamento ad altri siti, ed è per questo che potrebbero presentare un grave rischio per la tua privacy. Non sorprende quindi che da anni i consumatori abbiano la fobia di essere tracciati, e preferirebbero non usufruire della comodità data dai cookies, invece di vivere nella paura della perdita della propria privacy.
Moltissimi paesi hanno percorso la strada legislativa per limitare e regolamentare l’utilizzo dei cookies, già prima del ban di Google. L’Italia ad esempio già dal 2015 decise di introdurre pesanti sanzioni grazie all’intervento di Agcom, che definì illegale l’uso dei dati di navigazione dei cookies, se l’utente non aveva accettato preventivamente il loro utilizzo.
Il garante fa notare che esiste la possibilità di bloccare in toto i cookies di terze parti. Google Chrome e altri, forniscono un metodo semplice, ma c’è una considerazione da fare, la profilazione degli utenti e l’invio di pubblicità personalizzata garantisce anche l’utilizzo di app gratuite, ma se blocchiamo i cookies i developer non riceveranno monetizzazione. L’avvocato Guido Scorza spiegò così a Repubblica nel 2015:
“In teoria è possibile ricevere pubblicità profilata, senza cookie; ma di fatto le agenzie pubblicitarie vendono solo pubblicità profilata agli sponsor. Quindi senza cookie – se l’utente non presta consenso – non appare pubblicità alcuna sui siti.”
Inoltre la negazione del consenso ai cookies di terze parti, non ti consentirà per esempio la condivisione di articoli nei principali social, attraverso i tasti appositi, oppure anche solo commentare ti verrà negato, ed è per questo che già 6 anni fa era prevedibile, non solo per Google, che solo in pochi non avrebbero dato il consenso, viste le limitazioni, ma non per questo l’intento di tutti i cookies è malevolo.
Il futuro del Marketing online dopo l’abbandono dei Cookies da parte di Google e progressivamente da tutti i browser per il 2022
La previsione nel grafico sarà invertita e disastrosa nel futuro prossimo, o si troveranno altri modi di fare pubblicità online? Goole è fiduciosa sul fatto che il mercato troverà nuove strategie, ma ora l’importante è riconquistare la fiducia degli utenti.
Questo cambiamento prima di tutto è stato attuato per garantire la privacy personale. Molti invece pensano che sia solo una mossa di Google per controllare il mercato pubblicitario, rafforzando il potere in un monopolio.
Altri cercano di indirizzare l’attenzione verso il danno alle piccole imprese, che utilizzano i banner pubblicitari per sostenere il proprio sito web, attraverso i visitatori abituali. Adesso attraverso la “sandbox privacy” nominata così da Google, tutti i flussi pubblicitari dovranno essere approvati.
Google precisa che la missione sarà “Creare un fiorente ecosistema web rispettoso degli utenti e privato per impostazione predefinita”, e Chetna Bindra, Group Product Manager for User Trust and Privacy, precisa:
“La pubblicità è essenziale per mantenere il web aperto a tutti, ma l’ecosistema è a rischio se le pratiche sulla privacy, non gli permettono di tenere il passo con le mutevoli aspettative. Ecco perché Chrome ha introdotto Privacy Sandbox e, oggi ha condiviso i progressi per eliminare i cookie di terze parti sostituendoli con valide alternative per la privacy, sviluppate insieme ai partner dell’ecosistema, che aiuteranno gli editori e gli inserzionisti ad avere successo proteggendo allo stesso tempo la privacy delle persone mentre navigano sul Web.”
Una delle basi che sosterrà il cambiamento digitale è il Federated Learning of Cohorts (FLoC) di Google, in parole povere tu e altre persone con gli stessi interessi, verrete inseriti in un gruppo anonimo, a cui le agenzie pubblicitarie potranno accedere e mandare banner relativamente personalizzati, in questo modo la profilazione non sarà più possibile, ma rimarrai in uno schema di macro interessi, senza che sappiano il tuo nome e senza accedere ai tuoi dati di navigazione.
Tutto questo però presenta degli svantaggi per alcune categorie, come per esempio le organizzazioni associative o no profit, che cercano di reclutare o aumentare l’interesse verso i loro progetti, questo potrebbe quindi affossare gran parte del loro lavoro. Saranno quindi costrette a migrare con la loro pubblicità sui principali social: Twitter, Facebook, Instagram e soprattutto LinkedIn, che ha grandi gruppi di condivisione, per chi ha gli stessi interessi, in particolare per il lavoro.