Google, fondata nel 1998, è un colosso da oltre 2 trilioni di dollari con l’IA nel suo DNA. Ha lanciato Google Brain nel 2011 e acquisito DeepMind nel 2014, due pilastri della sua strategia nel campo dell’IA. OpenAI, invece, è nata solo nel 2015 ma ha già conquistato una posizione di rilievo grazie al supporto di Microsoft e un valore stimato di circa 80 miliardi di dollari.
Le risorse a disposizione
Google può contare sulle vaste risorse di Google Cloud, mentre OpenAI si appoggia sui server di Microsoft, che ha investito ben 13 miliardi di dollari nell’azienda di San Francisco. Entrambe le aziende hanno anche accesso a enormi quantità di dati, essenziali per l’addestramento delle loro IA.
Google e OpenAI vantano alcune delle menti più brillanti nel campo dell’IA. Da un lato, Demis Hassabis di Google DeepMind ha rivoluzionato l’apprendimento automatico con giochi millenari come il Go. Dall’altro, Ilya Sutskever, cofondatore di OpenAI, ha perseguito l’obiettivo dell’AGI, l’intelligenza artificiale generale, che mira a superare le capacità cognitive umane.
Nonostante i progressi, entrambe le aziende devono affrontare sfide significative. Google ha recentemente affrontato critiche per gli errori della sua IA, come il consiglio di usare colla non tossica per far aderire il formaggio alla pizza, un suggerimento non solo sbagliato ma anche pericoloso. Questo tipo di errori può minare la reputazione del motore di ricerca di Google e allontanare gli inserzionisti, una fonte di guadagno cruciale per l’azienda.
OpenAI, dal canto suo, sta lavorando a un nuovo motore di ricerca che utilizzerà l’IA generativa per fornire sintesi ordinate delle informazioni. Questo potrebbe rivoluzionare il modo in cui accediamo alle informazioni online, ma solleva anche preoccupazioni riguardo alla precisione delle risposte generate.
Google e il futuro del web
Queste innovazioni rischiano di cambiare radicalmente il web come lo conosciamo. Se gli utenti trovano risposte soddisfacenti direttamente nei risultati di ricerca, potrebbero non cliccare più sui link per approfondire, riducendo il traffico verso siti esterni. Tuttavia, è anche possibile che l’IA stimoli la curiosità degli utenti, spingendoli a cercare ulteriori informazioni sulle fonti tradizionali.
E tu, cosa ne pensi? L’intelligenza artificiale cambierà il modo in cui utilizziamo internet o credi che ci siano ancora molti ostacoli da superare? Condividi la tua opinione nei commenti!