Negli Stati Uniti è nato ufficialmente il Congressional Extreme Heat Caucus, il primo gruppo parlamentare dedicato esclusivamente a una delle emergenze più concrete e trascurate del nostro tempo: il caldo estremo. Non è l’ennesima sigla politica, ma un segnale forte. Perché quando un democratico dell’Arizona e un repubblicano di New York decidono di unire le forze, significa che la temperatura si sta alzando sul serio. Letteralmente.
Perché serve un caucus per il caldo?
L’estate 2024 ha lasciato il segno. Ondate di calore record, incendi boschivi, blackout elettrici e città paralizzate dall’afa hanno reso chiaro che non si tratta più solo di “estate più calda del solito”. Siamo dentro un trend che peggiora ogni anno, e gli effetti non sono solo meteorologici: colpiscono la salute pubblica, l’economia e la tenuta dei servizi essenziali.
Il caldo estremo è oggi la principale causa di morte legata al clima negli Stati Uniti, con oltre 1.300 vittime all’anno. Ma il dato è sottostimato: molte morti per infarto, colpo di calore o peggioramento di patologie croniche sono legate indirettamente alle alte temperature. Eppure, fino ad ora, nessuna iniziativa politica strutturata era nata per affrontare il problema a livello federale.
Chi c’è dietro l’iniziativa

Il caucus è stato lanciato da Greg Stanton, deputato democratico dell’Arizona, e Nick LaLota, repubblicano di New York. Due stati diversi, due partiti opposti, ma una consapevolezza condivisa: il caldo estremo non è più un problema del solo Sud-Ovest.
L’Arizona è da anni in prima linea, con Phoenix che registra settimane consecutive oltre i 43°C. Ma anche il Nord-Est degli USA inizia a subire gli effetti delle “heat waves”, come accaduto a New York e nel New Jersey. L’idea del caucus è semplice: creare uno spazio trasversale per proporre soluzioni concrete, fondi federali e strategie di adattamento.
Gli obiettivi del Congressional Extreme Heat Caucus
Il neonato caucus si propone di:
- Coordinare proposte di legge per il rafforzamento delle infrastrutture urbane contro il caldo.
- Finanziare programmi di allerta e supporto per le fasce più vulnerabili: anziani, lavoratori all’aperto, senzatetto.
- Sostenere la ricerca scientifica sugli effetti sanitari del calore prolungato.
- Favorire la resilienza energetica, promuovendo sistemi di raffreddamento più sostenibili.
- Mappare le zone più a rischio e progettare piani di risposta rapida in caso di emergenze climatiche.
Il messaggio è chiaro: non possiamo più permetterci di trattare il caldo come una seccatura stagionale. È una crisi sistemica che va affrontata con la stessa serietà con cui gestiamo uragani o pandemie.
Perché è una questione anche di equità
Un altro aspetto importante che il caucus vuole affrontare è l’ingiustizia climatica. Le comunità più povere e marginalizzate sono le più colpite dal caldo estremo, perché vivono in quartieri senza alberi, con case non isolate e spesso senza aria condizionata. Sono i cosiddetti “urban heat islands”, dove la temperatura può essere anche 7-10°C più alta rispetto ad altre zone.
Il caldo diventa quindi anche un moltiplicatore di disuguaglianza sociale. Il Congressional Extreme Heat Caucus intende sostenere interventi mirati proprio in queste aree: tetti bianchi, spazi verdi, fontane urbane, programmi di assistenza. Misure semplici, ma che possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Un segnale per il futuro

Questa iniziativa arriva in un momento cruciale: il 2025 sarà quasi sicuramente un altro anno da record in termini di temperatura. E mentre molti dibattono ancora su come fermare i cambiamenti climatici (cosa ovviamente fondamentale), serve agire anche su ciò che è già in corso. Il caldo estremo è qui, ora, e continuerà a crescere nei prossimi decenni, anche se domani riducessimo a zero le emissioni.
Prepararsi al caldo non significa rassegnarsi, ma diventare più intelligenti, reattivi e solidali. Questo caucus potrebbe aprire la strada a una nuova stagione di politiche climatiche pragmatiche, meno ideologiche e più ancorate alla realtà quotidiana.
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