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Lettura: I ghiacci del “terzo polo” a rischio: superata la soglia critica in Tagikistan
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NotiziaCambiamenti climatici

I ghiacci del “terzo polo” a rischio: superata la soglia critica in Tagikistan

Nuovi dati sul ghiacciaio Kyzylsu in Tagikistan indicano che il “terzo polo” potrebbe aver superato una soglia critica già nel 2018.

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Una ricerca pubblicata su Communications Earth & Environment lancia un segnale d’allarme: parte dei ghiacciai dell’Asia centrale del Tagikistan, noti come “terzo polo” del pianeta, potrebbero aver superato la soglia critica già nel 2018. Lo studio, coordinato da Francesca Pellicciotti dell’Institute of Science and Technology Austria, ha analizzato i dati raccolti sul ghiacciaio Kyzylsu in Tagikistan tra il 1999 e il 2023.

Contenuti di questo articolo
Perché il terzo polo in Tagikistan è crucialeIl caso del ghiacciaio KyzylsuUn segnale da non ignorareGuardando avanti

Perché il terzo polo in Tagikistan è cruciale

L’Asia meridionale e centrale ospita alcune delle più vaste distese glaciali al mondo, dall’Himalaya al Tibet fino all’Hindu Kush. Queste riserve di ghiaccio alimentano i principali fiumi della regione e sono fondamentali per l’approvvigionamento idrico di centinaia di milioni di persone. Per la loro importanza, i ghiacciai asiatici vengono definiti “terzo polo”, al pari di Artico e Antartide.

A differenza delle calotte polari, però, lo scioglimento dei ghiacci asiatici è stato studiato con meno continuità. Per anni si è pensato che catene come Himalaya e Karakorum fossero relativamente protette dagli effetti del riscaldamento globale. I nuovi dati indicano invece che la situazione sta cambiando.

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Permafrost | ghiaccio | ghiacci

Il caso del ghiacciaio Kyzylsu

Il sito di monitoraggio sul ghiacciaio Kyzylsu, nei monti del Pamir nord-occidentali, ha permesso di seguire l’evoluzione della massa glaciale per oltre vent’anni. I modelli elaborati dal team internazionale hanno incrociato parametri climatici, accumulo di neve, bilanci di massa e movimenti dell’acqua.

“Abbiamo visto un punto di svolta al più tardi nel 2018 – spiega Achille Jouberton, co-autore dello studio –. La riduzione delle nevicate ha cambiato il comportamento del ghiacciaio, compromettendone la stabilità”.

Un segnale da non ignorare

Gli autori sottolineano che il risultato riguarda un singolo ghiacciaio e non basta da solo per estendere le conclusioni all’intero “terzo polo”. Ma resta un campanello d’allarme importante: se dinamiche simili dovessero manifestarsi anche in altri bacini, gli impatti sul clima e sulle risorse idriche della regione sarebbero enormi.

Il rischio non riguarda solo le comunità locali. La fusione dei ghiacciai asiatici influisce sul bilancio idrico globale, sulla circolazione atmosferica e sul livello dei mari. Per questo la comunità scientifica insiste sulla necessità di intensificare i programmi di osservazione e di raccogliere dati sistematici, al pari di quanto avviene già in Artico e Antartide.

Guardando avanti

Il caso del Kyzylsu ricorda quanto il sistema climatico sia sensibile a variazioni relativamente brevi. Un cambiamento osservato in pochi anni può segnare un punto di non ritorno per masse glaciali che hanno impiegato millenni a formarsi.

Capire se la tendenza del Tagikistan sia isolata o parte di un processo più ampio sarà la sfida dei prossimi anni. Una sfida che riguarda non solo i climatologi, ma tutti coloro che dipendono dall’acqua dei grandi fiumi asiatici.

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