Ogni singolo punto luminoso che vediamo è una finestra sul passato, un messaggero che ci racconta storie vecchie miliardi di anni, e se oggi possiamo parlare con una certa familiarità di “Big Bang”, lo dobbiamo a Georges Lemaître.
Quando alziamo lo sguardo verso il cielo notturno, osservando le stelle punteggiare l’oscurità come minuscoli fari sospesi nel vuoto, difficilmente possiamo immaginare quanto sia stato complesso, lungo e sorprendente il percorso che ha portato l’umanità a comprendere – almeno in parte – l’origine dell’universo.
Georges Lemaître è uno dei pionieri che hanno contribuito a plasmare una visione cosmica tanto vertiginosa quanto elegante di un universo in espansione e di galassie che si allontanano l’una dall’altra, ciò grazie a una serie di intuizioni geniali e a uomini di scienza come lui che, pur lavorando in epoche e contesti diversi hanno dato forma a questa visione.

Il nome di Georges Lemaître potrebbe non evocare la stessa risonanza immediata di altri giganti della fisica del Novecento, come Albert Einstein o Edwin Hubble, questo perché troppo spesso dimenticato o ridotto a una figura di secondo piano nei libri scolastici ma il suo ruolo nella formulazione della moderna cosmologia è stato cruciale.
Prete cattolico, matematico e astrofisico belga, Georges Lemaître fu il primo a proporre in modo esplicito che l’universo si stesse espandendo a partire da uno stato primordiale estremamente denso e compatto, una sorta di “atomo primigenio” che conteneva tutto ciò che oggi costituisce la realtà cosmica, un’idea che oggi associamo comunemente al “Big Bang”, ma che negli anni Trenta del Novecento appariva al limite della speculazione filosofica e fu persino accolta con un certo scetticismo da parte della comunità scientifica.
La vicenda di Georges Lemaître è affascinante non solo per l’importanza delle sue scoperte, ma anche per la singolare combinazione di fede religiosa e rigore scientifico che caratterizzò tutta la sua vita.
La storia di Georges Lemaître
Nato nel 1894 a Charleroi, in Belgio, Georges Lemaître crebbe in un ambiente cattolico e coltivò fin da giovane una forte passione per la matematica e l’astronomia. Dopo aver prestato servizio come ufficiale d’artiglieria nella Prima Guerra Mondiale, si dedicò completamente allo studio, ottenendo dapprima una laurea in fisica e successivamente ordinandosi sacerdote.

Questa duplice identità, di uomo di fede e di scienziato, non fu mai per lui fonte di contraddizione, ma anzi rappresentò una sintesi armoniosa: per Georges Lemaître, studiare l’universo significava avvicinarsi al mistero della creazione, senza per questo forzare le risposte della scienza a piegarsi alle verità della religione.
Fu proprio durante il periodo di studio post-bellico che Georges Lemaître entrò in contatto con la teoria della relatività generale di Einstein, ancora relativamente nuova e scarsamente compresa da molti fisici dell’epoca. Affascinato dalle implicazioni cosmologiche delle equazioni di Einstein, Lemaître intuì che l’universo descritto dalla relatività non era statico – come si pensava fino ad allora – ma dinamico, capace di espandersi nel tempo.
Questa intuizione lo portò a formulare, nel 1927, un’ipotesi rivoluzionaria: quella di un universo in espansione, in cui le galassie si allontanano l’una dall’altra come se fossero incollate sulla superficie di un palloncino che si gonfia, un concetto tanto semplice da visualizzare quanto radicale nelle sue implicazioni.
Ma Lemaître non si fermò qui, studiando le soluzioni delle equazioni di Einstein, immaginò che se il tempo cosmico fosse riportato indietro fino ai suoi primi istanti, si arriverebbe a un punto in cui tutta la materia, l’energia e lo spazio stesso sarebbero compressi in una singola unità, un “uovo cosmico” o “atomo primigenio”, da cui tutto sarebbe esploso dando origine all’universo.
Questa idea fu inizialmente derisa da molti fisici, inclusi alcuni tra i più illustri, Einstein stesso, quando Lemaître gli presentò la teoria, la liquidò con un lapidario “i suoi calcoli sono corretti, ma la sua fisica è abominevole”.
Nonostante ciò, con il passare degli anni, e soprattutto con l’accumularsi delle prove osservative, come lo spostamento verso il rosso delle galassie scoperto da Edwin Hubble, la visione di Lemaître si rivelò sempre più coerente con la realtà.

Parlare oggi di Big Bang senza menzionare Georges Lemaître significherebbe privare questa straordinaria teoria del suo fondamento storico e della complessa rete di intuizioni che l’ha resa possibile.
La sua figura rappresenta una testimonianza vivente di come scienza e spiritualità, quando sorrette da un autentico desiderio di verità, possano coesistere senza conflitto, spingendosi reciprocamente verso nuove domande piuttosto che verso risposte definitive.
Il suo contributo, lungi dall’essere un semplice prologo alla cosmologia moderna, continua ancora oggi a ispirare scienziati e filosofi, costringendoci a riflettere non solo su dove e come è nato l’universo, ma anche sul senso più profondo della nostra presenza al suo interno.
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