Negli ultimi tempi, in vista del referendum per la legalizzazione, si parla spesso di cannabis. Un argomento che viene però affrontato di rado è quello che interessa gli eventuali danni che può provocare il fumo passivo da cannabis, mentre ormai si sa quasi tutto dei rischi che si corrono a stare a stretto contatto del fumo passivo di tabacco.
Per fare luce sugli effetti del fumo passivo da cannabis, una squadra di scienziati dell’Università della California, a Berkeley, hanno studiato attentamente e misurato meticolosamente il particolato fine (PM 2.5) liberato in ambiente in cui un gruppo di individui maggiorenni ha fumato per circa 2 ore, cannabis utilizzando un bong. Un monitor aerosol è stato posizionato dove poteva sedersi un non fumatore, registrando i livelli di PM2,5 prima, durante e dopo otto sessioni di studio.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Network Open.
Fumo passivo da cannabis: ecco perché è dannoso
Il fumo passivo da cannabis contiene molte delle stesse sostanze cancerogene e sostanze chimiche tossiche del fumo passivo del tabacco. Alcuni dei noti agenti cancerogeni o tossine presenti nel fumo di marijuana includono: acetaldeide, ammoniaca arsenico, benzene, cadmio, cromo, formaldeide, acido cianidrico, isoprene, piombo, mercurio, nichel e chinolina.
La ricerca ha dimostrato che il fumo passivo da cannabis liberato in un ambiente chiuso ha aumentato significativamente il PM2,5 rispetto ai livelli di fondo di almeno 100 volte. Entro i primi 15 minuti di fumo, le concentrazioni di PM2,5 hanno superato i livelli di qualità dell’aria ritenuti sicuri dall’Agenzia per la protezione ambientale.
“Ci sono atteggiamenti negativi verso il fumo di tabacco passivo, ma non proprio verso il fumo di cannabis passivo”, ha dichiarato l’autore principale dello studio Patton Nguyen, un igienista industriale e laureato alla UC Berkeley School of Public Health: “Quello che vogliamo è che questo studio faccia è davvero chiarezza e aiuti le persone a capire che ci sono problemi di salute pubblica”.
Il particolato fine, o PM2,5, è composto da minuscole particelle nell’aria che possono viaggiare in profondità nel tratto respiratorio, raggiungere i polmoni e influire sulla loro funzione. Alcuni studi suggeriscono che l’esposizione a lungo termine al PM2,5 può essere collegata a malattie polmonari e cardiache.
Gli scienziati coinvolti nella ricerca hanno spiegato che le concentrazioni di PM2,5 del fumo passivo da cannabis fumata in un bong erano almeno quattro volte maggiori delle concentrazioni del fumo di tabacco passivo di sigarette o narghilè rintracciati in ricerche pregresse.
Sebbene l’uso ricreativo della cannabis sia percepito da alcuni come un passatempo innocuo, Hammond e Nguyen affermano che nessun livello di tossine e inquinanti atmosferici nel fumo di cannabis è considerato sicuro: “Ci sono potenziali esposizioni ad alte concentrazioni di tossine e queste tossine sono associate a effetti negativi o negativi sulla salute“, ha affermato Nguyen: “Dobbiamo davvero essere consapevoli del fatto che i non fumatori presenti possono essere esposti”.
“Il nostro lavoro come scienziati è davvero quello di rilasciare queste informazioni imparziali per aiutare a informare il pubblico“, ha detto Nguyen. “Il grande messaggio da portare a casa è che il fumo di cannabis passivo non è sicuro e le percezioni pubbliche delle persone dovrebbero essere affrontate”.
Matthew Springer, ricercatore cardiovascolare e Professore Associato di Medicina, Università della California, San Francisco, è intervenuto: “Il fumo è fumo. Sia il fumo di tabacco che quello di marijuana compromettono la funzione dei vasi sanguigni in modo simile. Le persone dovrebbero evitare entrambi e i governi che stanno proteggendo le persone dall’esposizione al fumo passivo dovrebbero includere la marijuana in queste regole”.
Quali sono gli effetti del fumo passivo da cannabis sui polmoni? Come il fumo di tabacco, il fumo da cannabis è irritante per la gola e i polmoni e può causare una forte tosse durante l’uso. Contiene anche livelli di sostanze chimiche volatili e catrame simili al fumo di tabacco. Quest’ultima caratteristica, mette l’allerta sull’eventuale rischio di incorrere nel cancro e in altre patologie polmonari.
Il fumo passivo da cannabis e in generale il fumo da marijuana è correlato ad importanti infiammazioni delle vie aeree, aumento della resistenza delle vie aeree e iperinflazione polmonare. Gli individui che ne praticano un consumo regolare hanno un riscontro concreto su sgradevoli sviluppi di patologie come la bronchite cronica rispetto a coloro che non fumano.
È stato riscontrato che soggetti che fumano con una certa costanza cannabis sono dovute ricorrere più spesso a visite mediche ambulatoriali per problemi respiratori rispetto a quelle che non fumano. Alcuni casi di studio hanno suggerito che, a causa degli effetti immunosoppressori del THC, fumare marijuana potrebbe aumentare la suscettibilità alle infezioni polmonari, come la polmonite, nelle persone con deficienze immunitarie; tuttavia, un ampio studio di coorte sull’AIDS non ha confermato tale associazione.
Fumare marijuana può anche ridurre la risposta immunitaria del sistema respiratorio, aumentando la probabilità che la persona contragga infezioni respiratorie, compresa la polmonite. Studi su animali e umani non hanno riscontrato che la marijuana aumenti il rischio di enfisema.