Quando vado al bar portando fuori il cane prendo il caffè e noto alcune cose: la prima è che non ci sia una persona col fumo addosso prima di entrare, pochissimi ormai sono senza sigaretta in bocca e la seconda cosa, quasi tutti passano quella mezzora in cui stanno al bar a grattare al gratta e vinci, nella speranza che ci sia quella svolta di denaro che cambierà la loro vita.
Se si va di pomeriggio in un qualsiasi bar o tabaccaio si noterà sempre invece che la stessa gente che fuma come una ciminiera è più o meno la stessa che vedi poi alle slot machine.

Qui ho iniziato a chiedermi: c‘è qualcosa che il fumo di sigaretta scatena a livello cerebrale in modo che porti compulsivamente (anche) a giocare d’azzardo? Ho quindi pensare di indagare questo legame fumo-gioco d’azzardo.
Nel mare delle dipendenze legalizzate, il fumo di sigaretta e il gioco d’azzardo occupano da tempo due poli apparentemente distinti, ma la scienza contemporanea sta rivelando un fatto sconcertante: il meccanismo cerebrale che li governa è, in buona parte, lo stesso.
Entrambi agiscono su una regione del cervello cruciale per il controllo degli impulsi e la valutazione delle conseguenze: la corteccia prefrontale ed entrambi sfruttano a proprio vantaggio un meccanismo ancestrale: la ricerca di gratificazione immediata.
La corteccia prefrontale: sede del giudizio, bersaglio delle dipendenze
La corteccia prefrontale, situata nella parte anteriore del cervello, è coinvolta in funzioni complesse come la pianificazione, il controllo delle emozioni, la decisione morale, la previsione delle conseguenze e il mantenimento dell’attenzione: è ciò che ci distingue, in larga parte, da un semplice “cervello rettiliano”.
Tuttavia, numerosi studi (tra cui quelli pubblicati su riviste come NeuroImage, Addiction Biology e Nature Neuroscience) mostrano che in soggetti dipendenti da nicotina o da gioco d’azzardo patologico, la corteccia prefrontale risulta ipofunzionante o alterata nella connettività, specialmente nelle regioni dorsolaterali e ventromediali.
In parole semplici: queste persone sanno razionalmente che il comportamento è dannoso, ma non riescono a inibirlo e questo è lo stesso meccanismo che si osserva nei disturbi del controllo degli impulsi.
Slot machine e sigarette: la trappola della gratificazione intermittente
Come detto inizialmente, non è un caso che le due cose vadano di pari passo.
La dipendenza da gioco d’azzardo (in particolare da slot machine, gratta e vinci e scommesse online) si basa su un principio chiamato rinforzo intermittente e a differenza di un premio garantito ogni volta, il rinforzo intermittente fornisce una gratificazione in modo casuale: e questo, paradossalmente, è molto più potente per il cervello.

Le sigarette agiscono in modo simile, ma a livello biochimico: la nicotina stimola il rilascio di dopamina nel nucleo accumbens (una parte del sistema limbico coinvolta nel piacere) proprio come accade quando si ottiene una vincita e col tempo, la dopamina viene rilasciata non più durante la gratificazione, ma durante l’attesa della gratificazione. È l’attesa stessa a diventare droga. Un classico esempio di condizionamento pavloviano.
Uno studio del 2010 pubblicato su The American Journal of Psychiatry ha dimostrato che l’attivazione della corteccia orbitofrontale nei fumatori e nei giocatori compulsivi è simile: entrambi mostrano una risposta cerebrale marcata a stimoli condizionati (come l’odore della sigaretta o il suono della slot), e una ridotta sensibilità a segnali di perdita o danno.
Epidemiologia parallela: coincidenze solo apparenti
È interessante notare come fumo e gioco d’azzardo spesso si sovrappongano anche a livello sociale. Studi condotti in Canada, Australia e Italia dimostrano che i fumatori hanno una probabilità doppia o tripla di sviluppare comportamenti da gioco problematico rispetto ai non fumatori e viceversa.

Non è un caso se le sale slot, ancora oggi, permettono di fumare al loro interno o nei pressi: non solo per assecondare il cliente, ma per mantenerlo nel ciclo della dopamina. Anche quando tenta di uscire, qualcosa lo richiama: il rumore familiare, l’odore del tabacco, la promessa vaga di una gratificazione.
Effetti a lungo termine: atrofia e desensibilizzazione
Il legame tra fumo e gioco d’azzardo non è solo comportamentale, ma strutturale e studi MRI (risonanza magnetica funzionale) hanno rilevato atrofie cerebrali lievi ma significative nella corteccia prefrontale di soggetti affetti da entrambe le dipendenze; più a lungo si protrae il comportamento, più difficile è il recupero delle funzioni esecutive.
Inoltre, la continua stimolazione dopaminergica riduce nel tempo la sensibilità del cervello alla dopamina stessa. Il risultato? Nulla è più abbastanza: non una vittoria, non una sigaretta, non un piacere naturale.
Tutto sembra sbiadito. È la cosiddetta anedonia indotta, una forma di depressione emotiva senza tristezza.
I videogiochi gacha: parenti del fumo e del gioco d’azzardo
Nel panorama moderno delle dipendenze digitali, i videogiochi gacha rappresentano la terza colonna di questa architettura della compulsione.
Nati in Giappone ma ormai diffusi globalmente, i giochi gacha si basano su un sistema di estrazioni casuali di personaggi o oggetti, spesso dietro pagamento o valuta accumulata con ore di gioco. Il meccanismo? Lo stesso delle slot machine: rinforzo intermittente, gratificazione differita, attesa carica di tensione emotiva.

La neuroscienza lo conferma: il cervello non distingue tra la leva di una slot e il “pull” di un gacha.
Entrambi attivano l’attesa dopaminergica, ingannando la corteccia prefrontale con un premio incerto ma ipnotico e non è un caso che molti giocatori gacha abbiano anche storie pregresse di dipendenza da gioco o fumo: le vulnerabilità si spostano, si travestono, ma parlano la stessa lingua biologica.
A peggiorare il quadro, i gacha sono spesso camuffati da esperienze ludiche innocenti o artistiche. Eppure, si infiltrano nella mente con la precisione di una dipendenza programmata, spingendo l’utente a desiderare la prossima estrazione più del gioco stesso; esattamente come il fumatore non fuma più per piacere, ma per “sentirsi normale”, il giocatore gacha tira per colmare un vuoto emotivo costruito artificialmente.
Conclusione: due facce della stessa medaglia
Fumo e gioco d’azzardo condividono meccanismi cerebrali, profili psicologici e pattern sociali. Non sono semplicemente cattive abitudini, ma strategie disfunzionali di sopravvivenza emotiva, che si radicano laddove la società offre pochi strumenti per gestire la frustrazione, il vuoto e la noia.
Come scriverebbe Sun Tzu: “Se conosci il tuo nemico e conosci te stesso, la tua vittoria è certa.” Ma in questa battaglia moderna, il nemico non è né la sigaretta né la slot: è l’ingegneria comportamentale che le ha rese irresistibili e combatterla richiede consapevolezza, non solo forza di volontà.