Può sembrare scontato: dove c’è terra, ci sono formiche, impossibile non trovare una almeno una formica dove c’è terra, insomma.
C’è un gruppo che ha fatto della mimetizzazione con il terreno la sua arma più raffinata, tanto da guadagnarsi il soprannome di formiche del suolo (Basiceros). Ora un fossile eccezionale ha rivelato che queste formiche hanno avuto una storia evolutiva molto più avventurosa di quanto pensassimo.
Un team di biologi del New Jersey Institute of Technology (NJIT) ha infatti annunciato, sulle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society B, il ritrovamento della prima formica Basiceros fossile proveniente dai Caraibi, conservata in ambra di 16 milioni di anni fa della Repubblica Dominicana.

La nuova specie, battezzata Basiceros enana (dal termine “nano”), era un’operaia adulta molto più piccola delle sue parenti moderne: 5,13 mm contro gli attuali 9 mm. Un dettaglio che ribalta le ipotesi precedenti sull’evoluzione di questo gruppo.
“Trovarle oggi in natura è già un colpo di fortuna, ma in ambra è come trovare un diamante”, ha dichiarato Gianpiero Fiorentino, autore dello studio
“Formica del suolo” e un passato nascosto… nei Caraibi
Fino a oggi, le Basiceros erano note solo nelle foreste pluviali neotropicali tra Costa Rica e Brasile meridionale. Scoprirne una nei Caraibi apre scenari inaspettati: significa che queste formiche vivevano sull’arcipelago milioni di anni fa, per poi estinguersi localmente durante il Miocene (23–5,3 milioni di anni fa).
Come ci sono arrivate? Gli autori dello studio ipotizzano l’esistenza di antichi ponti di terra che permettevano il passaggio dal continente alle isole.
Tecnologia al servizio della paleontologia
Per analizzare il minuscolo fossile, i ricercatori hanno usato scansioni Micro-CT e ricostruzioni 3D ad altissima risoluzione, sia al NJIT che all’Okinawa Institute of Science and Technology in Giappone.

Tecniche che hanno permesso di osservare caratteristiche invisibili a occhio nudo e di confrontare la morfologia con tutte le specie moderne conosciute.
Mimetizzazione da manuale… già 16 milioni di anni fa
Come le sue discendenti attuali, B. enana era un capolavoro di cripsi (mimetizzazione estrema):
- Peli “a spazzola” lunghi ed eretti per trattenere particelle di terra.
- Peli corti e aderenti per fissarle all’esoscheletro.
Questa combinazione la rendeva praticamente invisibile a prede e predatori, e suggerisce che la strategia “nasconditi e sopravvivi” sia antichissima.
Non mancavano tratti “da battaglia”: mandibole con 12 denti triangolari, testa trapezoidale e spine dorsali ricurve.

Un’estinzione che lascia domande aperte
Oggi nei Caraibi la diversità delle formiche predatrici è drasticamente ridotta: oltre un terzo dei generi noti si è estinto dall’epoca dell’ambra dominicana. Nel caso di B. enana, le cause possibili sono perdita di habitat, competizione o cambiamenti ecologici drastici.
Capire perché un gruppo così specializzato sia scomparso è importante anche per il presente: può aiutarci a prevenire estinzioni dovute alle attività umane e a proteggere la biodiversità.