Un recente studio ha riacceso un dibattito che infuria da decenni: la sicurezza del fluoro aggiunto all’acqua potabile. Questa nuova ricerca, condotta da un team di scienziati del National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS), ha collegato livelli più elevati di esposizione al fluoro a un minor quoziente intellettivo nei bambini.
Il fluoro sotto la lente: un nuovo dtudio accende il dibattito
Lo studio, frutto di un’analisi approfondita di 74 ricerche condotte in 10 paesi diversi, ha rivelato una correlazione statisticamente significativa tra l’esposizione al fluoro e una diminuzione del QI. In particolare, per ogni aumento di 1 mg/L di fluoro nelle urine (un indicatore affidabile dell’esposizione complessiva), si è osservata una diminuzione di 1,63 punti nel QI dei bambini.
Questa scoperta ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della comunità scientifica e tra il pubblico. Mentre alcuni accolgono con favore questa nuova evidenza, sottolineando la necessità di rivalutare le politiche sulla fluorizzazione dell’acqua, altri scienziati criticano i metodi dello studio e ne mettono in dubbio la validità.
I difensori della fluorizzazione dell’acqua sottolineano i comprovati benefici di questa pratica nella prevenzione della carie dentale. Inoltre, molti esperti criticano l’estensione dei risultati di questo studio ai livelli di fluorizzazione tipici degli Stati Uniti, sostenendo che le concentrazioni di fluoro utilizzate in questi paesi sono generalmente inferiori a quelle considerate dannose per la salute cognitiva.
La pubblicazione di questo studio arriva in un momento particolarmente delicato, coincidente con il passaggio di consegne alla Casa Bianca. Il neo-eletto presidente degli Stati Uniti, infatti, ha nominato un noto critico della fluorizzazione dell’acqua come suo candidato a Segretario alla Salute. Questa coincidenza ha inevitabilmente alimentato le speculazioni su un possibile cambiamento di rotta nelle politiche pubbliche riguardanti la fluorizzazione dell’acqua negli Stati Uniti.
Lo studio ha dimostrato una correlazione tra esposizione al fluoro e riduzione del QI, ma non ha stabilito un rapporto di causa-effetto. Sono necessari ulteriori studi per chiarire se l’esposizione al fluoro sia effettivamente la causa della diminuzione del QI o se vi siano altri fattori in gioco. È tuttavia fondamentale considerare altri fattori che potrebbero influenzare il QI dei bambini, come lo status socioeconomico, l’alimentazione e l’esposizione ad altre sostanze tossiche.
Un’associazione controversa
Sebbene sia noto che un’elevata esposizione al fluoro possa danneggiare il sistema nervoso, questo nuovo studio solleva interrogativi sulla sicurezza di livelli considerati finora sicuri. I ricercatori hanno evidenziato una possibile correlazione tra esposizioni inferiori a 1,5 mg/L di fluoro nell’acqua e una riduzione del QI nei bambini, superando il limite di sicurezza attualmente stabilito dall’OMS. Tuttavia, lo studio non fornisce dati sufficienti per stabilire se livelli più bassi, come quelli raccomandati negli Stati Uniti (0,7 mg/L), possano avere effetti simili. Questa lacuna informativa lascia aperta la questione se le linee guida debbano essere ulteriormente riviste.
Steven Levy, membro del comitato nazionale sul fluoro dell’American Dental Association, ha sollevato serie perplessità sulla metodologia adottata. In particolare, Levy ha sottolineato che una parte considerevole degli studi inclusi nell’analisi è stata classificata dagli stessi autori come di “bassa qualità”. Inoltre, ha criticato l’omogeneità dei contesti in cui sono state condotte le ricerche, evidenziando la presenza di numerosi fattori confondenti, come l’inquinamento da carbone, che potrebbero aver influenzato i risultati. Altre critiche riguardano l’utilizzo di campioni di urina raccolti in un unico punto, anziché in raccolte delle 24 ore, e le difficoltà nel valutare il QI dei bambini piccoli in modo affidabile.
Le implicazioni politiche di questo studio sono state oggetto di un acceso dibattito. Mentre i sostenitori dello studio sostengono che i risultati richiedono una rivalutazione delle politiche sulla fluorizzazione dell’acqua, critici come Steven Levy hanno sottolineato la necessità di cautela, evidenziando le numerose incertezze metodologiche. La rivista che ha pubblicato lo studio ha espresso un giudizio positivo sul suo rigore metodologico, ma la comunità scientifica nel suo complesso non è ancora giunta a un consenso unanime.
La fluorizzazione dell’acqua rappresenta una delle più grandi conquiste della salute pubblica del XX secolo. Introdotta negli Stati Uniti a metà del secolo scorso, ha portato a una significativa riduzione delle carie dentali, in particolare nei bambini. Il meccanismo d’azione del fluoro è ben compreso: questo elemento, anche presente in natura, aiuta a rimineralizzare lo smalto dentale, rendendo i denti più resistenti agli acidi prodotti dai batteri responsabili della carie.
Conclusioni
Mentre alcuni studi suggeriscono rendimenti decrescenti della fluorizzazione dell’acqua, altri evidenziano il suo ruolo nel ridurre le disuguaglianze nell’assistenza odontoiatrica. Tuttavia, emergono anche preoccupazioni riguardo ai potenziali effetti avversi, soprattutto per le popolazioni più vulnerabili. Come sottolineato da Hugo, è necessario un approccio basato sull’evidenza scientifica per valutare i benefici e i rischi della fluorizzazione e per definire le politiche più appropriate.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Pediatrics.