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NotiziaSalute

Come la firma molecolare scoperta in Italia può prevedere l’aggressività del tumore alla prostata

Identificati 18 geni che permettono di prevedere l’aggressività del tumore alla prostata

Massimo 3 minuti fa Commenta! 6
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Un gruppo di ricercatori italiani ha individuato una firma molecolare composta da 18 geni che consente di distinguere fin dall’inizio i tumori alla prostata più pericolosi da quelli a basso rischio. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, è frutto della collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (INGM) e l’Istituto di Oncologia Molecolare (IFOM) sostenuto da Fondazione Airc.

Contenuti di questo articolo
Cos’è la firma molecolare del tumore alla prostataPerché la scoperta è crucialeCome funziona la firma geneticaLa portata clinica della scopertaUn passo avanti per la medicina personalizzataVerso l’applicazione clinicaIl valore di una ricerca italianaFinale

Cos’è la firma molecolare del tumore alla prostata

La ricerca si è concentrata sull’analisi della cromatina, la struttura tridimensionale che racchiude il Dna all’interno del nucleo cellulare. Attraverso questa mappa tridimensionale, i ricercatori hanno scoperto che alcune configurazioni genetiche si ripetono solo nei tumori più aggressivi.

La combinazione di 18 geni forma una vera firma molecolare capace di fornire indicazioni precise sulla futura evoluzione della malattia. In pratica, la struttura del Dna diventa un segnale predittivo in grado di anticipare se il tumore resterà stabile o svilupperà caratteristiche metastatiche.

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Perché la scoperta è cruciale

Cancro alla prostata: un farmaco per il diabete t2 ne rallenta la proliferazione cellulare

Il tumore della prostata è la seconda neoplasia più comune tra gli uomini nel mondo e la più diffusa nei Paesi occidentali. In Italia si registrano ogni anno oltre 36.000 nuovi casi, soprattutto sopra i 65 anni di età. Circa il 20% evolve in forme aggressive e letali, ma le attuali metodiche diagnostiche non riescono sempre a prevedere con precisione la progressione.

Questo porta spesso a un sovra-trattamento: molti pazienti con tumori poco pericolosi vengono sottoposti a interventi invasivi o terapie non necessarie. La nuova firma genetica potrebbe cambiare radicalmente questo approccio.

Come funziona la firma genetica

Il gruppo di ricerca coordinato da Chiara Lanzuolo (CNR e INGM) e Francesco Ferrari (IFOM e CNR) ha dimostrato che i 18 geni individuati agiscono come un insieme di marcatori predittivi. Analizzando la loro organizzazione nella cromatina è possibile prevedere il comportamento del tumore e capire se tenderà a crescere lentamente o a diffondersi.

Se confermata da ulteriori test clinici, questa firma potrà diventare uno strumento diagnostico standard, capace di guidare le decisioni terapeutiche in modo personalizzato.

La portata clinica della scoperta

Darolutamide tumore alla prostata

I risultati ottenuti aprono nuove prospettive per la medicina di precisione, che punta a trattamenti mirati sul profilo genetico del singolo paziente.
In futuro, l’identificazione della firma molecolare potrà permettere ai medici di:

  • stabilire se un tumore necessita di intervento immediato o solo di monitoraggio
  • ridurre l’uso di terapie aggressive nei casi a basso rischio
  • limitare gli effetti collaterali e migliorare la qualità di vita dei pazienti

Secondo l’AIRTUM 2025, il tumore alla prostata rappresenta il 19% di tutti i tumori maschili in Italia, ma il tasso di sopravvivenza a cinque anni supera il 92%. Migliorare la capacità di distinguere i casi gravi da quelli controllabili è oggi la chiave per ottimizzare diagnosi e cure.

Un passo avanti per la medicina personalizzata

La scoperta italiana rafforza il ruolo del Paese nella ricerca oncologica internazionale.
Analizzare l’organizzazione tridimensionale del Dna consente di individuare informazioni invisibili alle tecniche tradizionali e di definire con precisione il comportamento biologico del tumore.

Questa metodologia potrà essere estesa anche ad altri tipi di cancro, aprendo la strada a diagnosi molecolari sempre più affidabili e a una medicina su misura per ogni paziente.

Verso l’applicazione clinica

Carcinoma prostatico metastatico, metastasi del cancro alla prostata

Prima dell’introduzione nei protocolli ospedalieri, la firma molecolare dovrà essere validata su campioni più numerosi e testata in studi clinici dedicati.
I ricercatori sono ottimisti: una volta confermata, sarà possibile integrare l’analisi genetica nei test diagnostici di nuova generazione, migliorando la gestione dei pazienti fin dalla prima biopsia.

L’obiettivo finale è semplice ma ambizioso: curare solo chi ne ha davvero bisogno, risparmiando ai pazienti trattamenti inutili e concentrando le risorse sanitarie sui casi che lo richiedono.

Il valore di una ricerca italiana

Il lavoro di CNR, INGM e IFOM mostra la forza della collaborazione tra enti pubblici e fondazioni private nel campo della ricerca biomedica.
Non è solo una scoperta scientifica, ma anche una dimostrazione di come l’Italia possa contribuire alla medicina del futuro. La firma molecolare rappresenta un nuovo linguaggio per interpretare i tumori e comprenderne il destino con maggiore precisione.

Finale

La scoperta di questa firma genetica segna un passo avanti verso diagnosi più accurate e terapie su misura. Sapere in anticipo se un tumore sarà aggressivo significa offrire cure più mirate e ridurre il peso psicologico della malattia.

La genetica diventa così una bussola per orientare la medicina del futuro.

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