Nel magico mondo delle consegne veloci, dove ogni secondo conta e ogni pacco è un puzzle, c’è un nuovo concorrente che non ha bisogno di pausa caffè né sindacato: si chiama Figure 02, ed è un robot umanoide che smista pacchi come se stesse giocando a Tetris con le mani. E sì, lo fa con una precisione sempre più vicina a quella umana. O anche meglio, in certi casi.
Un robot che “impara” a maneggiare l’imprevisto
La scena è quella di un magazzino logistico qualsiasi. Solo che, invece degli addetti in carne e ossa, ci sono robot bipedi che si muovono con fluidità quasi inquietante. L’azienda californiana Figure, specializzata in robotica umanoide, ha pubblicato da poco un video aggiornato in cui mostra i progressi del suo sistema Helix, un modello di apprendimento automatico che permette al robot di interagire con pacchi di forme, materiali e condizioni sempre più variegate.
Dal classico scatolone rigido ai sacchetti deformi, fino alle buste piatte: Figure 02 riconosce il tipo di pacco, lo afferra in modo dinamico e lo posiziona per essere letto correttamente dallo scanner. Roba che non solo non era scontata fino a ieri, ma che rende obsoleti molti sistemi robotici precedenti, pensati per compiti rigidi e altamente pre-programmati.
Velocità, adattamento e… carezze ai pacchi
I dati sono sorprendenti: una media di 4,2 secondi per pacco, un secondo in meno rispetto a soli tre mesi fa. Il riconoscimento del lato giusto per il codice a barre? Corretto nel 95% dei casi. Ma la parte davvero impressionante è come lo fa: Figure 02 “accarezza” le confezioni in plastica morbida per appiattirle, ruota le buste leggere con un colpetto e cambia impugnatura al volo a seconda della consistenza dell’oggetto.
Queste non sono azioni programmate riga per riga, ma strategie apprese dai dati e dalle dimostrazioni, grazie a un approccio di end-to-end learning. In parole povere: gli insegni come fare qualcosa una volta, e poi se la cava da solo anche con le varianti.
Tesla, Agility, Figure: la corsa all’automazione umanoide è iniziata

Figure non è l’unica a crederci. Anche Tesla, con il suo robot Optimus, e Agility Robotics, con Digit, stanno spingendo fortissimo per portare questi umanoidi nei magazzini (e non solo). L’idea di fondo è chiara: non costruire cento robot diversi per cento lavori, ma un solo modello capace di adattarsi a tutto.
È un po’ il sogno di ogni responsabile della logistica: sostituire gli operatori umani con robot flessibili, capaci di fare il lavoro 24 ore su 24, senza ferie, né sindromi da tunnel carpale.
Ma siamo davvero pronti?
Certo, il passo tecnico è notevole. Ma resta il grande ostacolo: costi e affidabilità. Riusciremo davvero a costruire umanoidi così sofisticati in serie, a un prezzo che abbia senso per la grande distribuzione? E saranno affidabili quanto serve in ambienti pieni di imprevisti, come magazzini caotici, temperature estreme, o… pacchi che perdono liquidi?
Per ora, Figure punta tutto su dimostrare il potenziale. E va detto: il video parla chiaro. Se i prossimi test reggeranno alla prova del tempo, e se i costi scenderanno abbastanza, potremmo assistere nel giro di pochi anni all’arrivo massivo dei robot umanoidi nei magazzini, e forse anche sulle strade, negli ospedali, nelle case.
Perché non si tratta solo di smistare pacchi. Si tratta di capire come addestrare un robot a pensare con le mani. E se Figure ci sta riuscendo, allora il futuro non è lontano. È già nel magazzino.
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