Per anni, gli scienziati si sono grattati la testa. Letteralmente. Avevamo una vaga idea di quanta materia ordinaria (quella fatta di roba normale, tipo atomi) ci dovesse essere nell’universo… ma facendo i conti con stelle, pianeti e gas visibili, ci si fermava sotto il 10%. Il resto? Puff. Sparito. O meglio: mai visto.
No, non stiamo parlando della materia oscura, quella è un altro film ancora. Qui si parla di barioni, roba che dovremmo vedere, toccare, misurare. Ma non riuscivamo. Perché?
La nebbia dell’universo e quei segnali misteriosi
È che questa materia, invece di stare tutta in blocchi solidi, se ne andava in giro tra una galassia e l’altra, sparsa, rarefatta… tipo una nebbia cosmica. Troppo sottile per farsi notare con i telescopi classici. Però c’era. Almeno, così si supponeva.
E qui entrano in scena i Fast Radio Burst. Li hanno scoperti nel 2007, un po’ per caso. Sono lampi radio, super brevi ma intensi. Durano millisecondi, vengono da lontanissimo (tipo miliardi di anni luce) e ogni volta che ne becchi uno ti chiedi: “ma che diamine è stato?”. Non si sa bene da dove arrivino, né perché, ma quello che si è capito è che quando attraversano lo spazio… lasciano tracce. O meglio: il loro segnale cambia. Si rallenta, si deforma.
Tipo quando accendi un faro e lo punti dentro una stanza piena di fumo. Non vedi il fumo in sé, ma vedi che c’è, perché il fascio di luce si disperde. Ecco, gli FRB fanno la stessa cosa, solo che invece della luce usano onde radio. E lo spazio? È pieno di fumo.

Come hanno fatto a trovare la materia invisibile
Liam Connor, uno che di astronomia ne mastica parecchio (sta ad Harvard), ha guidato un team che ha messo insieme 69 FRB. Alcuni già noti, altri scoperti proprio durante questa ricerca. Il più lontano che hanno trovato – FRB 20230521B – è a 9 miliardi di anni luce da noi. Giusto per dare un’idea: stava già viaggiando quando il nostro Sistema Solare manco esisteva.
Con una rete di radiotelescopi (si chiama Deep Synoptic Array, ed è praticamente un orecchio gigante puntato verso il cielo), hanno raccolto i segnali e li hanno analizzati uno a uno. Il punto è che ogni segnale, prima di arrivare a noi, ha attraversato un sacco di spazio. E in quello spazio, della materia ce n’era. Anche se non la vedevamo, gli FRB l’hanno “sentita”.
Quello che hanno scoperto è pazzesco: il 76% della materia ordinaria dell’universo è sparsa nel mezzo intergalattico, tipo in un gigantesco brodo caldo e rarefatto. Un altro 15% se ne sta nei cosiddetti aloni galattici (delle specie di bolle di gas attorno alle galassie). Solo una piccola parte, tipo il 9%, è dentro le galassie vere e proprie. Cioè in quella parte dell’universo che noi vediamo ogni notte guardando il cielo.
Ma quindi… era tutto lì?
Sì. Praticamente sì. Era davanti agli occhi, ma troppo sparso, troppo tenue per essere beccato coi metodi di prima. E adesso che lo sappiamo? Beh, si apre un sacco di roba interessante. Intanto possiamo capire meglio come crescono le galassie. Perché la materia entra, ma poi a volte viene anche “sparata fuori” da supernove o buchi neri affamati. È una specie di sistema di regolazione, un termostato galattico che tiene tutto in equilibrio. E se conosci la materia che circola, puoi capire quanto calore c’è, quanto gas viene espulso, come si evolve il tutto.
Poi c’è un’altra cosa. Gli scienziati stanno progettando un nuovo radiotelescopio nel deserto del Nevada. Lo vogliono usare per trovare decine di migliaia di FRB ogni anno. Tipo 10.000 l’anno, se tutto va bene. Il che vuol dire che potremmo iniziare a mappare l’universo invisibile con una precisione mai vista prima.

È solo l’inizio
Come dice Vikram Ravi (altro cervellone del team), questi segnali radio sono un po’ come fari nel buio. Illuminano quello che prima ci sfuggiva. Ogni lampo che beccano è una nuova informazione, una riga in più nella mappa cosmica. E anche se gli FRB restano misteriosi – cioè ancora non abbiamo la minima idea di cosa li generi davvero – il fatto che siano così utili è già una rivoluzione.
Che poi, se ci pensi… è bello, no? Hai un universo pieno di roba che non si vede, ma che puoi comunque “ascoltare”. E ogni segnale che ricevi è come un’eco lontana di qualcosa che è successo miliardi di anni fa. A me, solo a pensarci, viene un po’ di pelle d’oca.
Se anche tu ti emozioni per queste storie da romanzo spaziale, tieni d’occhio gli FRB. Sono piccoli, rapidissimi… ma stanno cambiando tutto.
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