Sì chiama acido ursodesossicolico, ed è un farmaco per il fegato utilizzato nella cura di una delle sue patologie più severe: la cirrosi epatica. Ma a quanto pare, il suo potenziale non si ferma qui: una nuova ricerca ha dimostrato che può essere un valido aiuto contro la demenza e il Parkinson.
Lo studio, condotto dall’Università di York in collaborazione con l’Università di Sheffield, ha utilizzato cellule cerebrali di moscerini della frutta e ratti per modellare il processo di neurodegenerazione che si verifica nei pazienti con demenza frontotemporale (FTD).
Gli scienziati hanno rintracciato nuove proteine coinvolte nella protezione dei neuroni e hanno rilevato che l’acido ursodesossicolico – un farmaco già approvato, con una tossicità molto bassa – aumenta queste proteine e protegge i neuroni dalla morte.
Un farmaco per il fegato contro l’Alzheimer e il Parkinson
“Siamo sul punto di essere in grado di ‘riutilizzare’ un farmaco usato per un disturbo al fegato, che ha pochissima tossicità in umani” – afferma il prof. Sean Sweeney, del Dipartimento di Biologia dell’Università di York. “Il meccanismo d’azione di questo farmaco è attualmente sconosciuto e il lavoro che ora faremo per aumentare la nostra comprensione di come funziona potrebbe aiutarci ad allungare e migliorare la vita dei pazienti con FTD e potenzialmente anche altre condizioni neurodegenerative”.
Uno studio precedente ha anche evidenziato come l’acido ursodesossicolico (malattia del fegato), l’acido ursodesossicolico (UDCA), ha il potenziale per arrestare la progressione della malattia di Parkinson. Questo studio ha rilevato che l’UDCA è capace di migliorare il funzionamento dei mitocondri in alcuni soggetti diagnosticati con Parkisnon.
I mitocondri procurano alle cellule l’energia fondamentale affinché crescano e dividano. Nel morbo di Alzheimer, la disfunzione mitocondriale è spesso un fattore, e questi cambiamenti sembrano verificarsi anche prima che le placche di proteine tossiche inizino a accumularsi nel cervello.
Questo rende la disfunzione mitocondriale un grande bersaglio terapeutico, così gli studiosi hanno deciso di indagare se l’UDCA potesse essere in grado di risolvere questa disfunzione nei pazienti con Alzheimer.
Utilizzando il tessuto raccolto da diversi soggetti con morbo di Alzheimer, gli scienziati che hanno portato avanti una ricerca che ha confermato che il farmaco per il fegato ha migliorato la funzione mitocondriale.
“Per la prima volta nel vero e proprio tessuto paziente di Alzheimer“, spiega l’autore principale Dr. Heather Mortiboys, “questo studio ha dimostrato che l’acido UDCA può aumentare le prestazioni dei mitocondri”.
La ricerca è stata pubblicata su “Neurobiology of Disease“.
Sarebbe bello saperne di più e poi tutti i malati di ogni età potranno assumerlo?
Ciao Anna, a fine articolo trovi il link della ricerca con tutti i dettagli. Per quanto riguarda la prescrizione e gli eventuali limiti di età, può risponderti solo lo specialista al quale ti sei affidata. Un caro saluto 🙂
Signori. Per provare questo farmaco come si potrebbe fare?
Qualcuno può indicarmi una struttura o neurologo?
Buonasera Massimo, noi più che consigliarle di rivolgersi ad una struttura ospedaliera della sua città non possiamo fare, poiché ci occupiamo di semplice divulgazione scientifica. Un caro saluto.