Nell’ambito delicato della donazione degli organi potrebbe esserci una svolta: si tratta dei farmaci senolitici, capaci di ringiovanire gli organi dei donatori anziani che altrimenti sarebbero inutilizzabili.
A rivoluzionare il mondo dei trapianti ci ha pensato un nuovo studio di un team del Brigham & Women’s Hospital, Boston, che ha cercato una soluzione efficace per abbattere le liste di attesa.
Farmaci senolitici: una svolta definitiva per l’emergenza trapianti?
Secondo la ricerca, i farmaci senolitici sarebbero in grado di ringiovanire cuore, fegato, polmoni e reni eliminando le cellule collegate al rigetto degli organi nei pazienti sottoposti a trapianto ed ottimizzare tutte quelle donazioni che provengono da donatori anziani sempre in aumento, a causa dell’invecchiamento della popolazione mondiale.
La loro applicazione garantirebbe l’accesso ad un potenziale non sfruttato che potrebbe contribuire a risolvere almeno in parte il triste calvario delle liste d’attesa: “Se riusciremo a utilizzare gli organi dei donatori anziani in modo sicuro e con risultati comparabili, faremo un sostanziale passo avanti nei trapianti”, ha dichiarato Stefan Tullius, capo della Divisione di Chirurgia dei Trapianti presso il Brigham.
Per quanto riguarda l’Italia, Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti, durante la 23ma Giornata Nazionale della donazione di organi e tessuti svoltasi l’aprile scorso, e quindi in piena emergenza covid19, ha spiegato: “In questo momento sono quasi 9mila le persone che aspettano un organo, ma l’impegno dei medici e degli infermieri non è sufficiente: serve che i cittadini dicano sì alla donazione. Questa emergenza ci ha insegnato che ognuno con i propri comportamenti è responsabile della salute di tutti: è un principio che da sempre vale per i trapianti”.
“Purtroppo un terzo di chi si esprime sulla donazione si oppone al prelievo degli organi: una percentuale ancora troppo alta. Per questo la Rete trapiantologica ci mette la faccia e chiede a tutti di fare la propria parte per aiutarci a salvare le vite di tanti malati”, conclude Cardillo.
Per donare gli organi non esistono limiti di età ma purtroppo quelli delle persone anziane tendono a indurre una risposta immunitaria infiammatoria più forte rispetto a quelli dei giovani; questo significa che potrebbe aumentare la possibilità di un rigetto da parte del soggetto trapiantato: “Non abbiamo ancora testato gli effetti da un punto di vista clinico, ma siamo pronti a fare il passo successivo. Utilizzare i farmaci senolitici sugli organi e stabilire se ci sono o meno dei miglioramenti nelle cellule senescenti”, ha concluso Tullius.