Nuove e significative evidenze suggeriscono che gli agonisti del recettore GLP-1, una classe di farmaci impiegati nel trattamento del diabete di tipo 2, potrebbero essere superiori alla metformina – un farmaco ampiamente prescritto – nel ridurre il rischio di demenza in questa popolazione di pazienti. Questo emerge dal più vasto studio mai condotto su questo argomento, i cui risultati indicano che le future linee guida cliniche per la gestione del diabete di tipo 2 dovrebbero dare priorità ai farmaci che offrono benefici sia sul controllo della glicemia che sulla neuroprotezione.

Farmaci per il diabete e neuroprotezione: un confronto diretto
Ricerche precedenti avevano già suggerito che sia gli agonisti del recettore GLP-1 sia la metformina, entrambi largamente utilizzati per il diabete di tipo 2, potessero avere effetti protettivi sul cervello delle persone affette da questa condizione. Tuttavia, fino ad ora, mancavano confronti diretti in contesti di pratica clinica che valutassero il loro impatto potenziale sul rischio di demenza. Questo è un aspetto cruciale, considerando che le persone con diabete di tipo 2 presentano un rischio di demenza circa il 70% più elevato rispetto alla popolazione generale.
Per approfondire questa questione, i ricercatori hanno analizzato cartelle cliniche elettroniche anonime provenienti da una rete globale di ricerca sanitaria (Trinetx). Lo studio ha coperto un periodo ventennale, dal 2004 al 2024, monitorando lo sviluppo della demenza in pazienti con diabete di tipo 2 che erano stati trattati per almeno sei mesi consecutivi con agonisti del recettore GLP-1 o metformina. Ogni gruppo di trattamento contava 87.229 pazienti, con un’età media di 58 anni.

L’analisi non ha rivelato differenze significative nel rischio di demenza vascolare tra i due tipi di farmaci quando utilizzati come terapia di prima linea. Tuttavia, l’aspetto più rilevante dello studio è stato l’associazione tra l’uso degli agonisti del recettore GLP-1 e un rischio cumulativo complessivo significativamente più basso (del 10%) di sviluppare demenza.
Nello specifico, l’incidenza della demenza nel gruppo trattato con agonisti GLP-1 è stata di quasi il 2,5% (corrispondente a 2.130 persone), a fronte di un’incidenza di quasi il 5% (4.215 persone) nel gruppo trattato con metformina. Questi risultati sottolineano un potenziale beneficio neuroprotettivo più marcato degli agonisti GLP-1 rispetto alla metformina nella prevenzione della demenza complessiva nei pazienti con diabete di tipo 2.
Agonisti del recettore GLP-1: benefici specifici nella prevenzione della demenza
Continuando l’analisi dettagliata, è emerso che l’assunzione degli agonisti del recettore GLP-1 è stata correlata a benefici specifici e significativi nella riduzione del rischio di demenza.

Più in dettaglio, l’uso di questa classe di farmaci è stato associato a un rischio inferiore del 12% di sviluppare il morbo di Alzheimer e a un rischio inferiore del 25% di sviluppare demenze non vascolari, se confrontato con la metformina. Queste riduzioni indicano un impatto differenziato e più incisivo degli agonisti GLP-1 su specifiche forme di declino cognitivo. Ulteriori analisi approfondite hanno rivelato che questi effetti positivi si manifestavano in tutte le fasce d’età, ma erano particolarmente pronunciati negli over 60, nelle donne e nelle persone di etnia bianca.
Oltre ai benefici neuroprotettivi, lo studio ha evidenziato anche un rischio inferiore di mortalità per qualsiasi causa tra i pazienti trattati con agonisti del recettore GLP-1. Nello specifico, circa il 5% dei soggetti in questo gruppo è deceduto, rispetto a circa il 9% di quelli trattati con metformina. Questo dato suggerisce un beneficio complessivo sulla salute che va oltre la sola prevenzione della demenza.
I ricercatori spiegano che entrambi i farmaci, sia gli agonisti del recettore GLP-1 che la metformina, dimostrano proprietà neuroprotettive. Queste includono la riduzione della neuroinfiammazione e dello stress ossidativo, il miglioramento della sensibilità all’insulina e il potenziamento della salute cerebrovascolare.

Tutti questi meccanismi contribuiscono probabilmente ai loro benefici generali nella demenza. Tuttavia, una differenza chiave risiede nella loro azione: a differenza della metformina, i cui benefici derivano principalmente da effetti metabolici sistemici, gli agonisti del recettore GLP-1 esercitano effetti diretti sul sistema nervoso centrale, grazie alla loro capacità di attraversare la barriera emato-encefalica.
Implicazioni cliniche e prospettive future
Questi importanti risultati, sebbene promettenti, derivano da uno studio osservazionale. È fondamentale ricordare che, per sua natura, uno studio osservazionale non permette di trarre conclusioni definitive di causa ed effetto. I ricercatori hanno inoltre evidenziato che il periodo di monitoraggio, pur essendo sufficiente per rilevare gli esiti della demenza, potrebbe non aver catturato pienamente tutti gli effetti cognitivi a lungo termine, specialmente considerando la progressione graduale di malattie come l’Alzheimer.
Nonostante queste limitazioni metodologiche, le conclusioni dello studio sono chiare e significative. I ricercatori affermano che “Dato il grave onere sociale, familiare ed economico della demenza correlata al diabete, questi risultati sollevano importanti considerazioni sul ruolo degli agonisti del recettore GLP-1 come terapie di prima linea nella gestione del diabete di tipo 2”.

Questo suggerisce un potenziale cambiamento di paradigma nelle strategie terapeutiche. Sebbene siano necessari ulteriori studi a lungo termine per convalidare in modo definitivo questi risultati, l’integrazione degli agonisti del recettore GLP-1 come agenti terapeutici primari potrebbe rappresentare un passo decisivo nella prevenzione delle complicazioni cognitive del diabete, offrendo nuove speranze per milioni di persone affette da questa patologia.
Lo studio è stato pubblicato su BMJ Open Diabetes Research & Care.