C’è chi parla alle piante, e poi c’è chi le ascolta. Le falene, per esempio. No, non è uno scherzo da scienziati in vacanza: secondo un nuovo studio israeliano, alcuni insetti riescono davvero a “sentire” quando una pianta è stressata… e a comportarsi di conseguenza.
Se pensavi che le piante fossero mute, sappi che ti stai perdendo un intero concerto — solo che si suona in ultrasuoni.
Quando le piante “urlano”, ma noi non lo sentiamo
Partiamo da qui: le piante, sotto stress (tipo siccità o attacco da parte di insetti), emettono suoni nell’intervallo tra i 20 e i 100 kHz. Troppo alti per l’orecchio umano, ma perfettamente udibili per molti insetti, tra cui… la falena egiziana del cotone (Spodoptera littoralis).
Questi suoni derivano da un fenomeno idraulico interno: bolle d’aria che si formano, crescono e collassano nei vasi xilematici. Una specie di click che, grazie a strumenti speciali, possiamo oggi registrare e studiare.
L’esperimento che ha fatto girare la testa agli entomologi

Il team dell’Università di Tel Aviv ha messo alla prova queste teorie con una serie di esperimenti molto, molto interessanti:
- Hanno offerto alle femmine di falena due piante: una ben idratata, l’altra assetata. Indovina dove hanno deposto le uova? Sulla pianta silenziosa.
- Poi hanno tolto di mezzo le piante e lasciato solo il suono: una cassa con click ultrasonici da una parte, silenzio dall’altra. Anche lì, le falene hanno preferito il silenzio.
- Terzo giro: hanno “assordato” le falene, bloccando loro l’udito. Risultato? Nessuna preferenza. Tradotto: sì, usano davvero l’udito per decidere dove nidificare.
Non è comunicazione, ma… qualcosa di molto vicino
Attenzione però: le piante non lo fanno apposta. I ricercatori sono chiari su questo punto. Si tratta di un’interazione, non di una comunicazione. Le piante non “parlano” agli insetti: semplicemente emettono segnali che altri esseri viventi possono captare e interpretare.
E la falena, in quanto madre previdente, punta alla sopravvivenza della prole: meglio deporre su una pianta in salute che su una già mezza morta di sete.
Le falene non sono le uniche a “sentire”
Gli insetti percepiscono ultrasuoni da decine di milioni di anni. Non è una novità assoluta. Ma che possano captare — e usare — suoni provenienti dalle piante? Questo sì, è sorprendente. E apre un nuovo mondo nella ricerca ecologica.
Il professor Zhang, dell’Università della Pennsylvania, ha commentato lo studio con entusiasmo: “Le piante stressate già emettono odori specifici. Ora sappiamo che anche i suoni possono giocare un ruolo. È un nuovo canale sensoriale da esplorare.”
E adesso? Verso la bioacustica applicata
Oggi siamo solo all’inizio. Ma già si intravede un potenziale enorme per l’agricoltura:
- Pest control naturale: se sappiamo che i parassiti evitano le piante rumorose, possiamo amplificare quei segnali per tenerli lontani?
- Monitoraggio dello stress: una rete di sensori acustici potrebbe “ascoltare” le colture e segnalare in tempo reale quando qualcosa non va.
- Agricoltura di precisione: con questi dati, si potrebbe intervenire solo dove serve, risparmiando acqua, fertilizzanti e fitofarmaci.
Il prossimo passo? Capire se anche altri insetti (impollinatori inclusi) reagiscono a questi segnali. E magari sviluppare nuove strategie di convivenza tra uomo, insetti e piante.
Perché ci interessa (anche se non siamo falene)
Questa scoperta ci dice una cosa semplice: la natura comunica, in mille modi diversi. E spesso lo fa senza farsi notare. Per chi coltiva, progetta tecnologie agricole o semplicemente è curioso del mondo che ci circonda, imparare ad ascoltare le piante può fare la differenza.
E tu, che ne pensi? È arrivato il momento di smettere di parlare con le piante… e cominciare ad ascoltarle?
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