Ultimamente le fake news sul covid19 si sprecano: dalle teorie inverosimili che cercano un colpevole a tutti i costi, a presunte cure che “i poteri forti” vorrebbero tenerci nascoste, salvo poi vederle pubblicate urbi et orbi, alle interessanti quanto esilaranti lezioni Bignami di diritto costituzionale ed immunologia redatte da scienziati cacciati dall’OMS.
Se un tempo tutto questo poteva essere tollerato e questo atteggiamento veniva abbandonato al ludibrio feroce del web, adesso, in piena pandemia da covid19, tanta superficialità e supponenza è diventata inammissibile per diverse ragioni, tanto da correre il rischio di dovere rispondere davanti alla legge per aver pubblicato bufale che non fanno altro che fomentare la paura del contagio e la sfiducia nelle istituzioni.
Per questo motivo NewsGuard, società che si occupa di misurare la credibilità di migliaia di siti di notizie e informazione, ha pubblicato un nuovo report che interessa alcune pagine Facebook che pubblicano fake news sul Covid-19.
Fake news sul covid19: ecco le 10 pagine coinvolte
Secondo NewsGuard, le pagine incriminate di diffondere e fomentare tutte le bufale complottiste riguardanti la pandemia da coronavirus sono 10 e racchiudono un numero importante di follower pari a 5.482.698 di utenti complessivi.
A causa di una mancanza di regolamentazione che ponga un freno al divulgarsi di notizie che non fanno altro che aggravare la tensione sociale, la paura e la voglia di avere un capro espiatorio a tutti i costi, queste pagine sono diventate il perno della disinformazione, con la collaborazione di chi è iscritto e condivide le notizie riportate.
Apparentemente si tratta di pagine Facebook innocue che pare trattino di tutt’altro argomento, in modo tale da aggirare i controlli generici a cui vengono sottoposte dal colosso di Zucrkerberg. Probabilmente il passaggio da informazioni tutto sommato innocue a quelle controproducenti avviene in modo graduale, in modo tale da garantire una certa longevità nel web.
I criteri utilizzati da NewsGuard per individuare questi istigatori all’odio e alla disinformazione sono:
- le pagine che pubblicano fake news sul covid19 hanno almeno 75.000 utenti;
- pubblicano o condividono informazioni fuorvianti sul virus;
- non sono state rimosse prima della pubblicazione del report, avvenuta il 5 maggio 2020.
E adesso veniamo alle 10 pagine scovate dal report del NewsGuard:
- Semplicemente Charlie (rimossa da Facebook dopo la pubblicazione del report)
- Luxury Fashion (rimossa da Facebook dopo la pubblicazione del report);
- Ti amo, però… Semplicemente Charlie (rimossa da Facebook dopo la pubblicazione del report);
- Un pensiero UnicoTu (rimossa da Facebook dopo la pubblicazione del report);
- Una favola nel cuore;
- I pensieri folli di due sognatori;
- La vita;
- Il nettare dell’amore (rimossa da Facebook dopo la pubblicazione del report);
- Nel cuore delle donne;
- Il mondo di Nelly (rimossa da Facebook dopo la pubblicazione del report).
Come tu stesso puoi constatare, alcune sono state rimosse e altre invece persistono. Il mio consiglio è, nel caso fossi iscritto ad una di quelle segnalate nell’elenco che godessero della tua stima, di correre a cancellarti dalla pagina, segnalarla a Facebook e rimuovere dalla tua bacheca eventuali fake news che hai preso da esse. Continua a leggere e scoprirai perché.
Fake news sul covid19: ecco perché è reato e quali sono le conseguenze che potresti subire
Sia chi crea Fake news che chi le diffonde può incorrere in sanzioni penali: si va dalla diffamazione al procurato allarme. Nonostante a volte sia difficile individuare una bufala e la si condivida in buona fede, diffondere notizie false è una condotta punita dall’ordinamento penale. “Dura lex, sed lex” dicevano i latini.
Nonostante non esista ancora una legge che disciplini come reato punibile il diffondere o creare bufale, questo comportamento rientra nelle norme che regolamentano la diffamazione e il procurato allarme, come già detto. Le conseguenze possono essere gravi anche per chi condivide fake news e, in questo momento così delicato, fake news sul covid19, tanto da poter essere perseguito penalmente. Sei sicuro che ne valga la pena?
Un ruolo fondamentale a cui fare riferimento nel caso in cui, invece, vorresti denunciare una notizia falsa o fuorviante, è quello svolto dalla Polizia Postale. Anche il Presidente della Repubblica Mattarella si è espresso al riguardo, invitando ad una maggiore attenzione e promettendo pene certe a chi crea e condivide le bufale. Se si è scomodato anche il Garante della Costituzione Italiana, forse è il caso di non prendere tanto alla leggera l’eventuale pubblicazione di bufale.
Gli aspetti sanzionatori non sono certo trascurabili: per il reato di Diffamazione a mezzo stampa o qualsiasi altro mezzo di pubblicità, la pena è la reclusione da 6 mesi a 3 anni o la multa non inferiore a 516 euro. Invece la calunnia, ex articolo 368 del Codice penale, è punita con la detenzione da 2 a 6 anni, che possono aumentare se il giudice rileva delle circostanze aggravanti. Pensi ancora che sia uno scherzo innocente?
Quando invece la fake news ha l’effetto di allarmare e spargere il panico tra la popolazione, la condotta viene integrata nel reato di procurato allarme ex articolo 658 del Codice penale. Stai molto attento a questo punto: non importa che questo fosse il reale obiettivo dell’autore della bufala, basta che la notizia procuri il timore di un pericolo reale. Un tipico esempio è preannunciare eventi catastrofici come terremoti, attentati terroristici o complotti politici, come colpi di stato e dittature, tanto per fare due esempi abbastanza attuali.
Adesso hai tutti gli strumenti per sapere a cosa potresti andare incontro nel caso pubblicassi una bufala, anche se fatto in buona fede. È sempre meglio ritagliarsi 5 minuti di tempo ed andare a verificare se un’informazione che si distanzia troppo dalle informazioni ufficiali, sia attendibile o meno. Un conto è passare la quarantena con Netflix, smartphone e PlayStation, un altro conto in una cella con altri 5 detenuti o nella migliore delle ipotesi, col tuo conto in banca decurtato di 500 euro. Decidi tu.