L’idea di entrare in contatto con una civiltà aliena è da sempre fonte di fascino e curiosità per l’umanità, da sempre si parla degli extraterrestri, ma cosa succederebbe se questo contatto avvenisse davvero? Quali sarebbero le conseguenze sociali, psicologiche e politiche di un evento così straordinario e potenzialmente sconvolgente?
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Acta Astronautica, cerca di rispondere a queste domande, proponendo una serie di scenari possibili di primo contatto con gli extraterrestri; lo studio è condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per le aree di frontiera della psicologia e della salute mentale di Friburgo, in Germania, guidato da Andreas Anton.
Quali sono i vari scenari dell’incontro con gli extraterrestri
Gli autori partono dal presupposto che il primo contatto dipenda fortemente dalle modalità con cui avviene, e che queste possano variare da un’estremità all’altra dello spettro della probabilità e dell’impatto. In base a questo, delineano quattro scenari principali:
lo scenario del segnale: si basa sui programmi SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), che cercano di rilevare segnali radio o ottici provenienti da civiltà aliene avanzate. Questo scenario prevede che i radiotelescopi o i telescopi ottici terrestri o spaziali captino segnali artificiali dai lontani confini dello spazio, che possano essere interpretati come una prova dell’esistenza di forme di vita intelligente extraterrestri.
Questo scenario sarebbe probabilmente il meno impattante, dal momento che non ci sarebbe una comunicazione diretta o un’interazione fisica con gli extraterrestri, ma solo una conferma della loro presenza, malgrado ciò anche in questo caso, ci sarebbero delle sfide da affrontare, come la verifica dell’autenticità del segnale, la decifrazione del suo contenuto, la scelta di una possibile risposta e la gestione delle reazioni pubbliche e mediatiche;
lo scenario della firma tecnologica: prevede che i futuri potenti telescopi, come il James Webb Space Telescope, trovino prove della tecnologia passata o presente di questi extraterrestri, come megastrutture, satelliti, sonde o pianeti artificiali.
Questo scenario sarebbe più impattante dello scenario del segnale, in quanto dimostrerebbe non solo l’esistenza, ma anche il livello di avanzamento tecnologico degli alieni, inoltre potrebbe sollevare la questione di cosa sia successo a queste civiltà, se siano ancora attive o estinte, e se rappresentino una minaccia o un’opportunità per l’umanità;
lo scenario del manufatto: presuppone che un giorno, da qualche parte nel nostro sistema solare (o anche sulla Terra stessa), ci imbatteremo nei resti materiali di una civiltà extraterrestre, come una sonda spaziale, un lander, un rover o un artefatto.
Questo scenario sarebbe molto impattante, in quanto implicherebbe che gli alieni abbiano visitato il nostro sistema solare in passato, o che lo stiano facendo ancora, e che abbiano lasciato delle tracce della loro presenza. Questo scenario potrebbe anche offrire l’opportunità di studiare da vicino la tecnologia aliena, e magari di stabilire una comunicazione con la sua fonte;
lo scenario dell’incontro: prevede l’apparizione di un’astronave aliena nello spazio vicino alla Terra, o addirittura sulla superficie terrestre, che si possa presumere, in base alle sue manovre di volo o ad altre azioni, essere controllata da un’intelligenza, biologica o artificiale.
Questo scenario sarebbe il più impattante e sconvolgente di tutti, in quanto comporterebbe un contatto diretto e fisico con gli extraterrestri, e una possibile interazione o confronto con essi. Questo scenario solleva anche una questione cruciale: se la tecnologia aliena sia controllata da una forma di vita biologica o da un’intelligenza artificiale.
Gli autori dello studio ipotizzano che una forma di vita biologica potrebbe causare maggiore ansia, poiché la domanda immediata sarebbe cosa “loro” vogliono qui, e se abbiano intenzioni ostili o amichevoli, allo stesso modo una forma di vita biologica implicherebbe che gli alieni abbiano una base relativamente vicina o che viaggino a velocità superluminale, e che siano quindi molto più avanzati di noi dal punto di vista tecnologico.
D’altra parte, un’intelligenza artificiale potrebbe essere più difficile da comprendere e da comunicare, e potrebbe avere obiettivi e valori diversi da quelli umani.
Gli autori dello studio concludono riconoscendo che più conosciamo l’universo e più penetriamo nel cosmo attraverso le nostre attività di ricerca, “più è probabile che ci troveremo a confrontarci con civiltà aliene, i loro segnali o le loro eredità”, pertanto suggeriscono che l’umanità debba essere preparata come società globale per questo scenario, e che sia necessaria una cooperazione internazionale per sviluppare un approccio unificato per affrontare questa nuova realtà.
Inoltre, raccomandano di coinvolgere le scienze sociali e umane, oltre alle scienze naturali, nell’esplorazione e nell’analisi delle possibili implicazioni di un primo contatto con l’intelligenza extraterrestre.
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