Sei stanco dei soliti sparatutto frenetici, delle mappe piene di icone e dei dialoghi forzati con NPC? Allora forse è il momento di rallentare. Exographer non ti spara addosso adrenalina, ma ti invita a respirare, esplorare e ragionare. In un mondo pixelato in rovina, ti muovi nei panni (o nelle squame?) di Ini, un’esploratrice aliena con un compito decisamente fuori dal comune: scoprire la verità dietro una civiltà perduta, usando solo la logica, una fotocamera quantistica e una buona dose di pazienza.
Sì, hai letto bene. Una fotocamera quantistica.
Un platform che ti fa pensare (e ti parla di quark)
Alla base di Exographer c’è un’idea brillante: usare il linguaggio dei puzzle-platform per raccontare la fisica delle particelle. Dietro il progetto c’è Raphaël Granier de Cassagnac, fisico delle particelle e autore di fantascienza, che ha fondato lo studio SciFunGames proprio per questo scopo: creare giochi che siano sia divertenti che scientificamente affascinanti.
La meccanica principale ruota attorno alla fotocamera multifunzione trovata da Ini: serve a scansionare l’ambiente, sbloccare nuove aree, teletrasportarsi e — momento wow — rilevare particelle subatomiche in puzzle ispirati ai diagrammi di Feynman. Tradotto in termini videoludici: risolvi enigmi tracciando traiettorie di particelle come un fisico in un acceleratore, solo che qui l’acceleratore è una giungla aliena in rovina.
Beamline e pixel art: un mix inatteso che funziona

I livelli sono un omaggio a osservatori reali e laboratori sotterranei. In uno di questi ti ritrovi perfino in una versione subacquea del telescopio KM3NeT, immerso tra neutrini e correnti marine. Il tutto in uno stile pixel art curatissimo, che non è solo una scelta estetica nostalgica ma un riferimento concettuale: come i pixel formano lo schermo, così le particelle formano l’universo.
La fisica, però, non è solo tema di fondo. La gravità, ad esempio, è leggermente ridotta: quando Ini salta, senti quella sospensione extra tipica degli ambienti a bassa gravità. Ogni dettaglio è studiato per farti “sentire” le leggi della fisica, senza bisogno di spiegoni o tutorial invadenti.
Un’esperienza che educa senza annoiare
Exographer non ti impone la scienza: la intreccia al gameplay. Ogni volta che scopri un elettrone, un muone o un gluone, ottieni nuove abilità che modificano il modo in cui esplori il mondo. E anche se alcune sfide possono risultare toste — specie per chi ha poca dimestichezza con la logica scientifica — la soddisfazione nel risolverle è reale. Il consiglio? Quando sei bloccato, guarda bene lo sfondo. Se qualcosa ti sembra “strano”, usa la fotocamera: spesso il gioco parla in silenzio.
Atmosfera, colonna sonora e un’anima contemplativa
Ad accompagnare i tuoi passi c’è una colonna sonora firmata Yann Van Der Cruyssen, lo stesso compositore di Stray. E proprio come in quel titolo, la musica qui non fa solo da sfondo: costruisce emozioni, dà ritmo all’esplorazione e amplifica il senso di scoperta.
Non aspettarti però boss fight esplosive o ritmi incalzanti. Exographer è pensato per chi ama la lentezza consapevole, la curiosità intellettuale e l’idea che un videogioco possa essere anche una riflessione sulla conoscenza.
Su quali piattaforme si gioca?
Io l’ho provato su Nintendo Switch, dove gira alla perfezione, ma il gioco è disponibile anche su PS5, Xbox e Steam. In ogni versione la resa visiva resta identica: nitida, evocativa, volutamente minimale ma mai banale.
Perché provarlo?
Exographer è un unicum. Non solo ti racconta la fisica delle particelle attraverso l’interattività, ma lo fa senza semplificare né intimidire. Ti educa, ti sfida e ti regala quella sensazione rara nei videogiochi: la voglia di capirci davvero qualcosa in più, anche una volta spento lo schermo.
Se ami la pixel art, se sei affascinato dall’invisibile mondo quantistico, o se semplicemente cerchi un’esperienza che non ti tratti da idiota, questo è un gioco che merita il tuo tempo.