In un mondo dove la siccità minaccia sempre di più le risorse idriche, l’innovazione nella raccolta dell’umidità atmosferica emerge come una possibile salvaguardia per il futuro. Quasi due miliardi di persone attualmente soffrono di carenze idriche, una cifra destinata a raddoppiare entro il 2050 a causa dell’escalation della crisi climatica. Le previsioni della Banca Mondiale suggeriscono che la domanda di acqua potabile aumenterà del 55%, mentre le risorse disponibili diminuiranno drasticamente.
L’arte antica di catturare l’umidità per estrarre l’acqua dall’aria
L’idea di estrazione non è nuova. Da millenni, tecniche diverse sono state adottate per sfruttare l’umidità atmosferica, dai contadini nabatei ai moderni sistemi di deumidificazione. Tuttavia, il vero ostacolo rimane la sostenibilità energetica del processo: l’obiettivo è sviluppare metodi che non richiedano l’uso di energia convenzionale o che si avvalgano esclusivamente di fonti rinnovabili.
Un recente studio su Nature ha evidenziato due approcci principali nella tecnologia di estrazione atmosferica: i metodi passivi e quelli attivi. I metodi passivi, che non richiedono energia elettrica, si basano sulla raccolta naturale di rugiada. Questi sistemi possono produrre fino a 27 litri di acqua al giorno per metro quadro, utilizzando fogli di maglia polimerica per intrappolare e raccogliere l’acqua. Ad esempio, un collettore di 40 metri quadri può fornire circa 200 litri di acqua al giorno, sufficienti per 60 persone.
E’ cruciale per affrontare la scarsità di acqua in modo sostenibile, specialmente nelle regioni isolate e senza accesso all’energia elettrica. Questo potrebbe non solo mitigare la crisi idrica ma anche offrire una nuova speranza per un futuro più resiliente e autosufficiente.