Elon Musk ha rinnovato le sue critiche verso la “woke culture,” prendendo di mira anche la figlia transgender, Vivian Jenna Wilson, in un episodio che sta facendo discutere. Dopo le elezioni presidenziali statunitensi che hanno riportato Trump alla Casa Bianca, Wilson ha espresso le sue preoccupazioni su un futuro negli Stati Uniti. In un post su Threads, ha scritto: “Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti, anche se Trump fosse in carica per soli quattro anni”.
Musk, in risposta, ha utilizzato il termine “woke mind virus,” che già in passato aveva applicato alla figlia, una dichiarazione che molti considerano un attacco diretto alla sua identità. La tensione familiare e il contrasto politico hanno assunto proporzioni pubbliche, evidenziando le difficoltà di una relazione familiare sotto i riflettori e caratterizzata da divergenze profonde.
Un conflitto su scala pubblica: il ruolo dei media e della politica
Vivian non è nuova a critiche rivolte alla politica anti-trans. Il dibattito è stato amplificato anche dalla recente campagna di Trump, che ha destinato milioni di dollari a pubblicità contro l’LGBTQ, una strategia che, ironicamente, Musk ha supportato finanziariamente. Tra le pubblicità, una affermava falsamente che l’atleta olimpica Imane Khelif non fosse cisgender, una notizia diffusa proprio sulla piattaforma di Musk.
Wilson, di fronte a questi attacchi, ha mantenuto un tono ironico, commentando sarcasticamente: “Posso partecipare al mio funerale o sarebbe di cattivo gusto?”, in risposta all’affermazione di Musk secondo cui il “virus woke” avrebbe “ucciso suo figlio.”
La divisione tra privato e politico: una riflessione finale
La vicenda tra Musk e Vivian Wilson mostra quanto la cultura “woke” sia diventata un tema divisivo anche all’interno delle famiglie, soprattutto quando si mescolano questioni politiche e personali. La loro storia rappresenta un caso di conflitto familiare che rispecchia le più ampie divisioni sociali e culturali negli Stati Uniti di oggi.
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