Elon Musk non usa il computer. O almeno, è quello che sostengono i suoi avvocati. Hai letto bene. In una causa legale tra Musk e OpenAI, i legali del miliardario hanno dichiarato che lui, l’uomo dietro Tesla, SpaceX, Neuralink e pure una startup di intelligenza artificiale, non usa un computer. E no, non è uno sketch comico. È tutto nero su bianco in un documento ufficiale.
Ma andiamo con ordine.
La causa Musk vs OpenAI (e viceversa)
La storia è questa: Elon Musk ha citato in giudizio OpenAI a marzo 2024, accusando l’azienda (che lui stesso ha co-fondato e poi abbandonato) di aver tradito la sua missione originaria “open source”. OpenAI ha risposto per le rime, contro-citando Musk e accusandolo di voler solo danneggiare la concorrenza.
In mezzo a tutto questo, arriva una delle uscite legali più surreali dell’anno: per evitare di consegnare i documenti richiesti nella fase di discovery, gli avvocati di Musk sostengono che… lui non usa un computer.
Sì, davvero.
“Non usa il computer”: il passaggio chiave

Il documento depositato il 22 giugno presso il tribunale di Oakland è chiaro (e assurdo). Cito: “I querelanti hanno informato la controparte di aver già effettuato ricerche sul telefono di Musk, e che Musk non usa un computer”.
La motivazione? Evitare di raccogliere e condividere eventuali email o documenti contenuti nel suo laptop. Ma c’è un problema: Musk usa eccome il computer. Lo dice lui stesso. Su X. Più volte.
Ma come? E i tweet dove dice il contrario?
Già. Basterebbe fare una rapida ricerca sui social per vedere che Musk non solo usa un computer, ma lo racconta anche.
– Qualche settimana fa ha scritto: “Sto ancora usando il mio vecchio PC portatile per giocare mentre volo”.
– A febbraio si è lamentato di Microsoft perché per accedere al suo nuovo laptop “devo dare accesso al loro AI”.
– A dicembre 2024 ha pubblicato una foto del suo portatile.
E questi sono solo alcuni esempi. Senza contare che dipendenti di X hanno riferito a Wired di averlo visto usare il portatile durante riunioni o in ufficio.
Perché questa bugia?
Domanda legittima. Perché gli avvocati di Musk avrebbero interesse a dire una cosa così palesemente falsa? La risposta più semplice: evitare che i contenuti del suo laptop finiscano sotto l’esame della corte. Difficile, però, che questa scusa regga. Specie se ci sono prove pubbliche che dimostrano il contrario.
Il sospetto è che in quel laptop ci sia materiale potenzialmente compromettente per la causa. Magari conversazioni, appunti, bozze di mail… tutto ciò che normalmente si usa un computer per fare.
Una figura non proprio brillante

Nel mondo delle cause milionarie, la strategia fa la differenza. Ma qui si sfiora il ridicolo. Musk non è uno che si tiene lontano dalla tecnologia. È noto per lavorare anche 16 ore al giorno, spesso interfacciandosi direttamente con i team tecnici. Pensare che non abbia mai aperto un laptop è poco credibile. Anzi, è proprio una barzelletta.
Il fatto che questa tesi sia stata messa per iscritto da uno studio legale, con l’obiettivo di bloccare una richiesta legittima di documenti, la dice lunga sulla piega che ha preso questa battaglia giudiziaria.
Musk, computer e trasparenza: un trio che non va d’accordo?
La sensazione è che Musk, più che preoccuparsi di OpenAI, stia cercando di controllare la narrazione a ogni costo. Ma più cerca di blindare i suoi spazi, più salta fuori roba imbarazzante. E questa non-uso-del-computer è solo l’ultima trovata.
Che effetto avrà sulla causa? Difficile dirlo ora. Ma una cosa è certa: quando ti presenti in tribunale con una scusa del genere, il giudice non ti prende sul serio. E nemmeno noi.
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