C’è una nuova arma nella lotta alle malattie cardiache. Si chiama EchoNext e non ha un camice bianco: è un modello di deep learning capace di interpretare gli elettrocardiogrammi (ECG) con una precisione che supera quella dei cardiologi esperti. Hai letto bene. Non parliamo di previsioni vaghe, ma di dati duri: EchoNext riesce a individuare malattie cardiache strutturali nascoste – come insufficienze valvolari o scompensi – con il 77% di accuratezza. I medici, nello stesso test, si sono fermati al 64%.
Cosa fa di così speciale EchoNext?
Mentre un ECG è uno degli esami più comuni (e più economici) in medicina, l’ecocardiogramma – che mostra in tempo reale come batte il cuore – è più costoso e difficile da ottenere. Risultato? Tanti pazienti a rischio non vengono nemmeno indirizzati all’esame giusto. E finiscono per ricevere una diagnosi quando è troppo tardi.
EchoNext ribalta il tavolo: è in grado di “leggere” gli ECG come se avesse occhi speciali. Addestra sé stesso analizzando milioni di tracciati (oltre 1,2 milioni da 230.000 pazienti, per l’esattezza), individua pattern invisibili agli occhi umani e decide se vale la pena procedere con ulteriori esami.
Il cuore (nascosto) di tutto questo

Il modello è stato sviluppato da un team del Columbia University Medical Center e del NewYork-Presbyterian Hospital, sotto la guida del dottor Pierre Elias. L’idea è nata da un’esperienza traumatica: un paziente arrivato in condizioni disperate per una malattia valvolare mai diagnosticata in tempo. Elias si è chiesto: Possiamo fare di meglio?
Spoiler: sì.
EchoNext ha già identificato come ad alto rischio il 9% dei pazienti analizzati in una coorte di 85.000 individui. Di questi, il 55% ha effettuato un ecocardiogramma per la prima volta – e il 73% ha ricevuto una diagnosi positiva. Tradotto: senza EchoNext, quei pazienti sarebbero probabilmente rimasti ignari della loro condizione.
Perché questo è rivoluzionario
Ci avevano insegnato che non si potevano diagnosticare cose come l’insufficienza cardiaca con un semplice ECG. EchoNext dice il contrario. E lo fa non sostituendo i medici, ma potenziandoli. È come se qualcuno avesse dato ai cardiologi un udito da supereroe: riescono a sentire segnali che prima erano solo rumore di fondo.
E non si tratta solo di teoria. EchoNext è ora in fase di sperimentazione clinica in otto pronto soccorso e ha già ottenuto la designazione di tecnologia rivoluzionaria dalla FDA. Se tutto va come previsto, nel 2026 potrebbe entrare stabilmente nella pratica ospedaliera, cambiando il modo in cui facciamo screening cardiologico.
E domani?
Il team crede che questo sia solo l’inizio. EchoNext ha già dimostrato di poter riconoscere 13 diverse patologie cardiache. L’idea è creare un intero sistema di biomarcatori AI, da integrare nei check-up di routine. Un po’ come fare gli esami del sangue: ti fai un ECG, l’IA lo legge, e se c’è un sospetto ti manda subito a fare un’eco.
Questo potrebbe salvare migliaia di vite. Ridurre i costi. E dare ai medici uno strumento nuovo, più preciso e accessibile.
Chiaro che è presto per cantar vittoria. Ma se anche una piccola parte di ciò che promette EchoNext si realizzerà, potremmo presto guardare agli ECG con occhi molto diversi.
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