Gli scienziati del National Institutes of Health (NIH) hanno annunciato risultati promettenti dal primo studio clinico sull’uomo di una terapia innovativa basata sulla resiniferatossina (RTX), una molecola di origine vegetale. I dati dimostrano che la RTX è un agente sicuro ed efficace per il controllo del dolore in pazienti affetti da dolore oncologico intrattabile. Questo studio rappresenta un significativo passo avanti per chi soffre di dolore cronico legato al cancro.

Una nuova speranza nel controllo del dolore oncologico intrattabile
Nello studio, i ricercatori hanno somministrato una singola iniezione di piccole quantità di RTX nel liquido cerebrospinale lombare di pazienti con cancro in fase avanzata. I risultati sono stati notevoli: l’intensità del dolore più intenso segnalato è diminuita del 38%, mentre l’uso di oppioidi antidolorifici si è ridotto del 57%. Andrew Mannes, MD, autore principale dello studio e direttore del Dipartimento di Medicina Perioperatoria del Centro Clinico dei NIH, ha evidenziato l’immediatezza degli effetti, sottolineando che si tratta di una potenziale nuova terapia che offre ai pazienti con dolore oncologico grave la possibilità di riappropriarsi di una vita più normale.
Lo studio ha coinvolto pazienti con cancro terminale che facevano parte del 15% di coloro che non trovavano sollievo dal dolore con le terapie standard, inclusi alti dosaggi di oppioidi. La singola iniezione di RTX ha fornito a questi pazienti un sollievo duraturo. Il loro bisogno di oppioidi è diminuito drasticamente e la loro qualità di vita è migliorata in modo significativo. Non più costretti a lunghi periodi di sedazione, i pazienti sono stati in grado di riprendere i contatti con familiari, amici e la comunità, recuperando aspetti fondamentali della loro vita.

potenziale della RTX. Ritengono che questa terapia possa essere estesa al trattamento di numerose altre condizioni dolorose. Tra queste, menzionano altre tipologie di dolore oncologico, il dolore cronico causato da lesioni nervose (neuromi), il dolore post-operatorio, la nevralgia del trigemino – una condizione facciale estremamente dolorosa – e i problemi infiammatori orali cronici che possono derivare dalla radioterapia alla testa e al collo. Le implicazioni di questa ricerca potrebbero, quindi, estendersi ben oltre il solo dolore oncologico, offrendo nuove speranze a milioni di persone.
Come funziona RTX: un’analgesia selettiva che non crea dipendenza
Il dottor Michael Iadarola, autore principale dello studio e ricercatore senior presso il Dipartimento di Medicina Perioperatoria del NIH Clinical Center, ha spiegato come la resiniferatossina (RTX) apra nuove strade per la medicina del dolore personalizzata. Colpendo nervi specifici, la RTX rende molti disturbi dolorosi trattabili e consente ai medici di personalizzare la terapia in base al problema specifico del paziente. Questo approccio interventistico rappresenta un percorso semplice e diretto verso una gestione del dolore altamente individualizzata.
A differenza degli oppioidi, la RTX non crea dipendenza né provoca euforia. Il suo meccanismo d’azione è altamente selettivo: blocca i segnali del dolore impedendo loro di raggiungere il cervello. Lo fa inattivando un sottogruppo specifico di fibre nervose responsabili della trasmissione dei segnali di calore e dolore dai tessuti danneggiati.

La RTX agisce come un potente attivatore del canale ionico TRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloide 1), una molecola superpotente equivalente alla capsaicina, il principio attivo del peperoncino. Aprendo il poro del canale nel TRPV1, la RTX permette un sovraccarico di calcio che inonda la fibra nervosa, bloccando di fatto la sua capacità di trasmettere segnali di dolore.
Il dottor Iadarola ha chiarito l’efficacia chirurgica della RTX: “In pratica, la RTX recide i canali specifici del dolore che collegano il corpo al midollo spinale, ma lascia intatte molte altre sensazioni”. Ha inoltre sottolineato che “questi neuroni TRPV1 sono davvero la popolazione di neuroni più importante da colpire per un efficace sollievo dal dolore.” I contributi del dottor Iadarola sono stati fondamentali per decenni di ricerca scientifica di base sulla neurobiologia del dolore e il suo controllo.

Queste ricerche hanno portato alla conclusione che, per bloccare efficacemente il dolore, è essenziale impedirne il transito verso il midollo spinale e da lì verso il cervello, dove il dolore viene percepito. La RTX offre quindi un metodo preciso ed efficace per raggiungere questo obiettivo, promettendo un futuro migliore per la gestione del dolore cronico e intrattabile.
Dalla pianta alle applicazioni cliniche
A differenza degli approcci tradizionali che impiegano calore, freddo, sostanze chimiche o interventi chirurgici per interrompere in modo indiscriminato i nervi e bloccare il dolore, la Resiniferatossina (RTX) opera con una precisione straordinaria. Agisce esclusivamente sulle vie sensoriali che trasmettono il danno tissutale, il dolore e il calore. Altre sensazioni cruciali, come il tatto, la puntura di spillo, la pressione, il senso della posizione muscolare (propriocezione) e la funzione motoria, rimangono completamente intatte.
Non si tratta di un’anestesia generalizzata, tipica degli anestetici locali, ma di un intervento mirato. Il dottor Andrew Mannes ha sottolineato questa unicità, affermando che “l’unica cosa che sembra eliminare è la sensazione di calore e dolore”, evidenziando la sua elevata selettività.

La RTX è una molecola derivata dalla pianta Euphorbia resinifera, una specie simile a un cactus originaria del Nord Africa. L’estratto di Euphorbia è noto da circa 2.000 anni per le sue proprietà “irritanti”. La sua potenziale utilità clinica è stata identificata dagli scienziati del NIH attraverso ricerche di base, osservando cellule viventi al microscopio. L’aggiunta di RTX a cellule contenenti il recettore TRPV1 ha provocato un visibile sovraccarico di calcio, un fenomeno che i dottori Iadarola e Mannes sono riusciti a tradurre in una sperimentazione clinica sull’uomo in fase iniziale.
I prossimi passi per la RTX prevedono la conduzione di ulteriori e più ampi studi clinici. L’obiettivo è portare questa promettente terapia verso l’approvazione finale da parte della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, aprendo così la strada alla sua disponibilità clinica e offrendo una nuova, potente arma nella lotta contro il dolore oncologico intrattabile.
Lo studio è stato pubblicato su NEJM Evidence.