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SaluteScienza

Dolore cronico e pressione alta: scoperto un legame più forte del previsto

Il legame tra dolore cronico e pressione alta è molto più forte di quanto sembri

Andrea Tasinato 3 minuti fa Commenta! 5
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Un nuovo studio pubblicato su Hypertension, la rivista dell’American Heart Association, suggerisce qualcosa che potrebbe sorprendere molti: il dolore cronico può aumentare in modo significativo il rischio di sviluppare ipertensione e non si tratta solo di “quanto fa male”, ma anche di dove si localizza il dolore, per quanto tempo dura e se si accompagna a sintomi depressivi o infiammatori.

Contenuti di questo articolo
Perché il dolore influisce sulla pressione?Che cos’è l’ipertensione e perché è un problema serioCome è stato condotto lo studioI risultati principaliIl commento degli espertiLimiti dello studioCosa significa per chi soffre di dolore
Dolore cronico e pressione alta: scoperto un legame più forte del previsto

I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 200.000 adulti e hanno scoperto che chi soffre di dolore diffuso in tutto il corpo presenta un aumento del rischio del 75% di sviluppare pressione alta rispetto a chi non riporta dolore. Anche dolori più “localizzati” o temporanei mostrano comunque un impatto misurabile.

Perché il dolore influisce sulla pressione?

Secondo l’autrice principale dello studio, Jill Pell (Università di Glasgow), parte del collegamento tra dolore cronico e ipertensione passa attraverso due fattori chiave:

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  • depressione, più frequente in chi soffre di dolore da lungo tempo;
  • infiammazione, misurata tramite valori elevati della proteina C-reattiva (CRP).

Entrambi sono già noti per aumentare il rischio di pressione alta, ma finora non era stato chiarito quanto contribuissero nel contesto del dolore cronico.

“Individuare e trattare precocemente la depressione nelle persone con dolore potrebbe aiutare a ridurre il rischio di ipertensione”, sottolinea Pell.

Che cos’è l’ipertensione e perché è un problema serio

L’ipertensione è una condizione in cui il sangue esercita una pressione eccessiva sulle pareti dei vasi sanguigni ed è estremamente comune: negli Stati Uniti riguarda quasi un adulto su due.

Dolore cronico e pressione alta: scoperto un legame più forte del previsto

Secondo le linee guida 2025 dell’American Heart Association e dell’American College of Cardiology, è anche la principale causa di morte cardiovascolare a livello globale.

Capire come fattori “non tradizionali”, come il dolore cronico, contribuiscano alla pressione alta aiuta a migliorare prevenzione e strategie terapeutiche.

Come è stato condotto lo studio

I dati provengono dalla UK Biobank, una delle più grandi banche dati sanitarie al mondo.
In totale sono stati analizzati 206.963 adulti (età media: 54 anni; 62% donne).

I partecipanti hanno indicato:

  • se avevano avuto dolore nell’ultimo mese;
  • dove era localizzato (testa, viso, collo/spalle, schiena, addome, anche, ginocchia o diffuso);
  • se durava da almeno tre mesi (definizione di “dolore cronico”).

Sono stati raccolti anche indicatori di:

  • depressione (tramite questionario clinico);
  • infiammazione (tramite proteina C-reattiva);
  • fattori di stile di vita come fumo, alcol, attività fisica, ore di sonno e alimentazione.

Il follow-up medio è stato di 13,5 anni.

I risultati principali

Dopo più di un decennio di osservazione:

  • quasi il 10% dei partecipanti ha sviluppato ipertensione;
  • rispetto a chi non aveva dolore:
    • dolore cronico diffuso: +75% di rischio;
    • dolore cronico in un solo punto: +20%;
    • dolore temporaneo: +10%.

Dolore cronico e pressione alta: scoperto un legame più forte del previsto

Analizzando le zone del corpo:

  • dolore diffuso: +74%
  • dolore addominale: +43%
  • mal di testa cronico: +22%
  • dolore collo/spalle: +19%
  • dolore all’anca: +17%
  • mal di schiena: +16%

Depressione e infiammazione spiegano circa il 12% della relazione dolore: pressione alta.

Il commento degli esperti

Il dottor Daniel W. Jones, presidente delle linee guida americane 2025 sull’ipertensione, sottolinea che:

  • è risaputo che il dolore acuto aumenta temporaneamente la pressione;
  • molto meno chiaro era l’effetto del dolore cronico;
  • lo studio dimostra che più sedi dolorose = maggior rischio, con un ruolo importante di infiammazione e depressione.

Jones ricorda anche un punto cruciale: molti farmaci da banco usati per il dolore (FANS, come ibuprofene) possono aumentare la pressione e vanno gestiti con attenzione.

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Limiti dello studio

Gli autori segnalano alcune limitazioni:

  • la maggior parte dei partecipanti era composta da adulti bianchi britannici;
  • il dolore era auto-riferito e valutato una sola volta;
  • la pressione alta è stata identificata tramite diagnostica clinica standard.

Nonostante ciò, l’ampiezza del campione e la durata del follow-up rendono i risultati particolarmente solidi.

Cosa significa per chi soffre di dolore

La conclusione pratica è chiara: Gestire il dolore cronico non serve solo a migliorare la qualità della vita e può anche ridurre il rischio di ipertensione e complicanze cardiovascolari.

Riconoscere precocemente dolore, depressione e infiammazione può aiutare medici e pazienti a intervenire prima che si sviluppino conseguenze più serie.

 HypertensionNewsroom
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