I farmaci a base di GLP-1, come Ozempic o Zepbound, sono oggi tra le soluzioni più diffuse per il trattamento di obesità e diabete e agiscono sui neuroni del cervello che controllano l’appetito, ma il rovescio della medaglia è pesante: nausea e vomito portano il 70% dei pazienti a interrompere la cura entro un anno.

Un team guidato da Robert Doyle, professore di chimica alla Syracuse University, ha identificato un nuovo bersaglio cerebrale che potrebbe permettere di ottenere perdita di peso senza i classici disturbi gastrointestinali.
Il segreto contro obesità e diabete? Puntare alle “cellule di supporto”
Tradizionalmente, la ricerca sui farmaci per il controllo dell’appetito si concentra sui neuroni. Ma nel cervello esistono anche le cosiddette cellule di supporto (come glia e astrociti) che non trasmettono impulsi nervosi, ma svolgono funzioni essenziali per il corretto funzionamento dei neuroni.

Il gruppo di Doyle ha scoperto che alcune di queste cellule, situate nel tronco encefalico, producono naturalmente una molecola chiamata ottadecanuropeptide (ODN), capace di sopprimere l’appetito. Nei test di laboratorio, iniettare ODN direttamente nel cervello di ratti ha comportato perdita di peso e un miglioramento nella gestione del glucosio.
Da ODN a TDN: la versione “pronta per l’uomo”
Poiché l’iniezione diretta nel cervello non è praticabile sugli esseri umani, i ricercatori hanno creato una versione modificata, il tridecanuropeptide (TDN), somministrabile tramite iniezioni normali, proprio come avviene oggi per i farmaci GLP-1.
Nei test su topi obesi e su musk shrews (piccoli mammiferi simili ai toporagni), TDN ha ridotto il peso corporeo e migliorato la risposta all’insulina senza provocare nausea o vomito.
Una scorciatoia nella “maratona” chimica
L’idea alla base di TDN è semplice ma potente: saltare i neuroni e puntare direttamente alle cellule di supporto che, a loro volta, stimolano la soppressione dell’appetito. Questo approccio riduce la complessa “catena di reazioni” innescata dai GLP-1, minimizzando gli effetti collaterali.

Come spiega Doyle, “invece di partire dall’inizio della maratona chimica, iniziamo a metà percorso, evitando molti degli ostacoli che oggi causano problemi ai pazienti”.
Verso i test clinici
Per portare questa scoperta sul mercato è nata CoronationBio, una startup che ha ottenuto la licenza sui derivati di ODN dalla Syracuse University e dall’Università della Pennsylvania. L’azienda sta già collaborando con altri partner per sviluppare il farmaco e prevede di iniziare i test clinici sull’uomo tra il 2026 e il 2027.
Se i risultati saranno confermati, TDN potrebbe rappresentare una nuova generazione di farmaci per obesità e diabete, in grado di garantire efficacia senza i fastidiosi effetti collaterali che oggi portano molti pazienti ad abbandonare la cura.