Una promettente svolta nel campo della diagnostica del diabete di tipo 1 emerge da una recente ricerca condotta da scienziati australiani. Lo studio descrive lo sviluppo di un innovativo esame del sangue sperimentale in grado di rilevare con elevata precisione i segni distintivi dell’autoimmunità che caratterizza questa patologia, anche a partire da campioni ematici di dimensioni ridotte.

Un test ematico innovativo per la diagnosi precoce del diabete di tipo 1
Questa peculiarità rende il test particolarmente adatto allo screening di pazienti pediatrici, una fascia d’età cruciale per l’individuazione precoce della malattia e per l’implementazione di potenziali interventi preventivi o terapeutici precoci.
Il test rappresenta uno strumento di notevole utilità per confermare la presenza e monitorare l’evoluzione dell’autoimmunità, quel processo patologico in cui le difese immunitarie dell’organismo, agendo in modo anomalo, prendono di mira e distruggono le cellule beta produttrici di insulina localizzate all’interno delle isole di Langerhans nel pancreas. Questo attacco autoimmune costituisce l’evento patogenetico primario e deleterio che conduce allo sviluppo del diabete di tipo 1.
Un team multidisciplinare di ricercatori medici provenienti da diverse istituzioni australiane ha messo a punto e descritto un test diagnostico unico nel suo genere, da essi denominato BASTA, acronimo di “β cell antigen-specific T cell assay” (test delle cellule T antigene-specifiche per le cellule β). Questo test innovativo funge da vero e proprio sistema di allerta precoce, segnalando l’imminente innesco di quello che si configura come uno degli atti di “collusione” più distruttivi e potenzialmente letali nella biologia umana: l’azione concertata di due specifici tipi di linfociti T contro il pancreas.
Questa “coppia” di cellule immunitarie orchestra un assalto incessante e progressivo nei confronti delle cellule β pancreatiche, le uniche responsabili della produzione di insulina endogena, condannando inevitabilmente i pazienti affetti da diabete di tipo 1 a una dipendenza permanente e vitale dall’insulina esogena per il resto della loro esistenza.

I ricercatori che hanno sviluppato il test BASTA nutrono la fondata speranza che, in futuro, questo strumento diagnostico possa consentire una comprensione più approfondita delle dinamiche che regolano la risposta immunitaria nel corso della progressione del diabete di tipo 1. L’analisi seriale della reattività delle cellule T antigene-specifiche potrebbe rivelare come evolve l’aggressione autoimmune nel tempo e quali fattori ne influenzano l’intensità.
Questa conoscenza dettagliata potrebbe rivelarsi cruciale nello sviluppo di nuove terapie innovative, mirate a modulare e attenuare la risposta immunitaria aberrante, aprendo la strada a interventi terapeutici più efficaci e potenzialmente in grado di preservare la funzione delle cellule beta residue o addirittura prevenire la distruzione completa.
Come sottolineano esplicitamente i dottori Matthew Lacorcia, autore principale della ricerca, e Stuart I. Mannering, ricercatore principale dello studio, “Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune mediata dalle cellule T che deriva dalla distruzione delle cellule β pancreatiche produttrici di insulina, presenti nelle isole di Langerhans del pancreas”.

Questa affermazione riassume concisamente il meccanismo patogenetico fondamentale della malattia, evidenziando il ruolo centrale dei linfociti T, un tipo specifico di globuli bianchi coinvolti nella risposta immunitaria cellulo-mediata, nell’orchestrare l’attacco autoimmune che conduce alla progressiva perdita della capacità di produrre insulina. Il test BASTA, focalizzandosi proprio sull’analisi della reattività di queste cellule T antigene-specifiche, si configura come uno strumento diagnostico di precisione in grado di intercettare i segnali precoci di questo processo distruttivo.
La cooperazione letale dei linfociti T nell’aggressione autoimmune
Come precisano i dottori Lacorcia e Mannering, “Le cellule T CD4 + e CD8 + specifiche per l’antigene delle cellule β collaborano per mediare la distruzione delle cellule beta”.
Questa affermazione sottolinea la complessa interazione tra diverse sottopopolazioni di linfociti T nel processo patologico del diabete di tipo 1. Le cellule T CD4+, spesso definite “helper”, svolgono un ruolo chiave nel coordinare la risposta immunitaria, attivando altre cellule immunitarie, inclusi i linfociti T CD8+, noti come “citotossici”, che sono direttamente responsabili della distruzione delle cellule bersaglio, in questo caso le cellule beta pancreatiche. La loro azione sinergica e coordinata rappresenta il meccanismo principale attraverso il quale il sistema immunitario attacca e distrugge le cellule produttrici di insulina.
Entrambi i ricercatori conducono le loro attività di ricerca presso l’Unità di Immunologia e Diabete del St. Vincent’s Institute of Medical Research di Melbourne, in Australia, un centro di eccellenza nello studio delle malattie autoimmuni. Il test da loro sviluppato, BASTA, offre un vantaggio diagnostico significativo, in particolare per la popolazione pediatrica, poiché consente di individuare i primissimi segnali dell’attacco del sistema immunitario contro il pancreas.

Questo aspetto è cruciale in quanto la maggior parte dei pazienti a cui viene diagnosticato il diabete di tipo 1 sono bambini e adolescenti. La possibilità di effettuare il test nella fase più precoce possibile della malattia apre la finestra per interventi terapeutici tempestivi, potenzialmente in grado di modulare la risposta autoimmune e preservare la funzione pancreatica residua.
Prima dell’avvento di BASTA, l’approccio principale per diagnosticare e monitorare la distruzione autoimmune delle cellule delle isole pancreatiche si basava sull’analisi degli autoanticorpi, proteine prodotte dal sistema immunitario che erroneamente prendono di mira e reagiscono con i tessuti propri dell’individuo. Tuttavia, la misurazione dell’attività delle cellule T contro gli antigeni specifici delle cellule β rappresentava una sfida tecnica ancora maggiore.
Prima dello sviluppo di BASTA, questa analisi era possibile solo in contesti di ricerca altamente specializzati a causa della complessità delle metodiche di test e degli elevati volumi di sangue richiesti, rendendola impraticabile per lo screening di routine, specialmente in pazienti pediatrici.
“BASTA è un semplice test su sangue intero in grado di rilevare le risposte delle cellule T CD4 + umane agli antigeni delle cellule beta misurando la produzione di interleuchina-2 stimolata dall’antigene”, spiegano i ricercatori. L’interleuchina-2 (IL-2) è una citochina, una molecola di segnalazione del sistema immunitario, che svolge un ruolo cruciale nella proliferazione e nell’attivazione delle cellule T.
In questo contesto, la produzione di IL-2 in risposta alla stimolazione con antigeni specifici delle cellule beta pancreatiche funge da indicatore indiretto (proxy) dell’autoimmunità diretta contro queste cellule. La capacità di misurare questa risposta con un semplice test su sangue intero rappresenta un notevole passo avanti nella praticità diagnostica.

Un aspetto fondamentale che rende BASTA particolarmente promettente per l’uso pediatrico è la dimostrazione da parte dei ricercatori della possibilità di eseguire il test con soli 2-3 millilitri di sangue intero. Questo volume ridotto rende il test molto più accettabile e meno invasivo per i bambini e gli adolescenti.
Inoltre, i ricercatori sottolineano che BASTA ha dimostrato di essere più sensibile e specifico rispetto al test di laboratorio standard attualmente utilizzato, noto come test di proliferazione basato sull’estere succinimidil diacetato di carbossifluoresceina (CFSE). Questa maggiore sensibilità e specificità implica una maggiore accuratezza nell’identificare i segni precoci dell’autoimmunità nel diabete di tipo 1, con potenziali benefici significativi per la diagnosi precoce e la gestione della malattia.
Un’analisi mirata delle risposte immunitarie alla pre-proinsulina
I dottori Lacorcia e Mannering hanno condotto questa ricerca innovativa in stretta collaborazione con un team di colleghi del loro stesso istituto e con altri ricercatori provenienti da diverse sedi in Australia. Questa sinergia di competenze e risorse ha permesso di sviluppare e validare il test BASTA. I ricercatori sottolineano il potenziale particolare di BASTA per l’applicazione in ambito pediatrico, grazie alla sua semplicità di esecuzione e al ridotto volume di sangue necessario per l’analisi, fattori cruciali per la compliance e l’accettabilità nei bambini.

Il test BASTA è specificamente progettato per rilevare le risposte immunitarie dirette contro i peptidi presenti nella pre-proinsulina, una molecola precursore dell’insulina stessa. “Abbiamo utilizzato BASTA per identificare le regioni di pre-proinsulina che stimolavano specificamente le risposte delle cellule T nel sangue di persone con diabete di tipo 1”, spiegano Lacorcia e Mannering.
Questa capacità di mirare la risposta immunitaria a un antigene chiave coinvolto nella patogenesi del diabete di tipo 1 conferisce al test una elevata specificità per la malattia. I ricercatori hanno inoltre osservato che i linfociti T CD4+ effettrici con memoria rappresentano la principale fonte di interleuchina-2 (IL-2) in risposta alla stimolazione con i peptidi derivati dalla pre-proinsulina, confermando il ruolo centrale di questa citochina come marker di autoimmunità anti-cellule beta.
Per valutare l’efficacia diagnostica del loro test, i ricercatori hanno condotto uno studio trasversale su una coorte di 64 bambini e adolescenti, suddivisi in tre gruppi distinti: Un gruppo di 10 partecipanti considerati a basso rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 1, un gruppo di 22 partecipanti non affetti dalla malattia ma con un parente di primo grado (genitore, fratello o sorella) con diagnosi di diabete di tipo 1 (e quindi a maggior rischio), e un gruppo di 32 bambini e adolescenti con diagnosi conclamata di diabete di tipo 1.
I dati derivanti dall’analisi dei campioni di sangue di questi partecipanti hanno rivelato che il test BASTA ha dimostrato un’elevata specificità per il diabete di tipo 1, distinguendo efficacemente i pazienti affetti dalla malattia dai soggetti a rischio e dai controlli sani.

In conclusione, Lacorcia e Mannering esprimono un cauto ottimismo riguardo al potenziale trasformativo del test BASTA. “Grazie alla sua semplicità e robustezza, crediamo che BASTA sarà uno strumento utile e potente sia per analizzare le risposte autoimmuni delle cellule T CD4 + sia per monitorare i cambiamenti nelle sperimentazioni cliniche e nei contesti comunitari”, affermano i ricercatori.
La facilità d’uso, il ridotto fabbisogno di campione e l’elevata specificità rendono BASTA un candidato ideale non solo per migliorare la diagnosi precoce del diabete di tipo 1, in particolare nella popolazione pediatrica, ma anche per facilitare la ricerca sui meccanismi autoimmuni sottostanti alla malattia e per monitorare l’efficacia di nuove terapie in studi clinici e nel contesto della pratica clinica.
Lo studio è stato pubblicato su Science Translational Medicine.