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Lettura: COVID-19: l’impatto nascosto sull’invecchiamento accelerato del cervello
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Salute

COVID-19: l’impatto nascosto sull’invecchiamento accelerato del cervello

Un recente studio condotto dall'Università di Nottingham rivela una conseguenza inattesa e allarmante della pandemia di COVID-19: l'accelerazione dell'invecchiamento cerebrale, riscontrabile anche in individui non direttamente infettati dal virus. Questa scoperta solleva interrogativi urgenti circa l'impatto di stress globale, isolamento e sconvolgimenti sociali sulla salute neurologica a lungo termine

Denise Meloni 10 ore fa Commenta! 7
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Un nuovo studio, condotto da esperti dell’Università di Nottingham, ha rivelato una sorprendente implicazione della pandemia di COVID-19: potrebbe aver accelerato l’invecchiamento cerebrale nelle persone, anche in assenza di un’infezione diretta dal virus. Questa scoperta solleva importanti interrogativi su cosa significhi invecchiare, non solo in termini anagrafici, ma anche per quanto riguarda la salute del nostro cervello, e su come stress, isolamento e sconvolgimenti globali possano lasciare un segno duraturo sulla mente.

Contenuti di questo articolo
Invecchiamento cerebrale accelerato e COVID-19Le scoperte chiaveUn’opportunità unica per la neuroscienza
Covid-19: l'impatto nascosto sull'invecchiamento accelerato del cervello
Covid-19: l’impatto nascosto sull’invecchiamento accelerato del cervello

Invecchiamento cerebrale accelerato e COVID-19

I risultati di questa ricerca hanno mostrato che gli individui sopravvissuti alla pandemia di COVID-19 hanno manifestato segni di un più rapido invecchiamento cerebrale rispetto a chi era stato sottoposto a scansioni completamente prima dell’inizio della pandemia. I cambiamenti osservati erano particolarmente evidenti in alcune categorie demografiche: gli individui più anziani, gli uomini e le persone provenienti da contesti socio-economici più svantaggiati.

interessante notare che un calo di alcune capacità cognitive, come la flessibilità mentale e la velocità di elaborazione, è stato riscontrato solo nei partecipanti che avevano contratto il virus tra una scansione e l’altra. Questo potrebbe indicare che l’effetto dell’invecchiamento cerebrale legato alla pandemia, di per sé e senza infezione, potrebbe non tradursi direttamente in sintomi cognitivi evidenti. Gli autori dello studio suggeriscono inoltre che l’invecchiamento cerebrale osservato potrebbe, in alcuni casi, essere reversibile.

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Covid-19: l'impatto nascosto sull'invecchiamento accelerato del cervello

Lo studio è stato condotto da un team di esperti della Facoltà di Medicina dell’Università di Nottingham, con il supporto del National Institute for Health and Care Research (NIHR) Nottingham Biomedical Research Centre e del programma DEMISTIFI del Medical Research Council (MRC).

Le scoperte chiave

Il Dottor Ali-Reza Mohammadi-Nejad ha guidato questo studio rivoluzionario, esprimendo il suo stupore per i risultati. “Ciò che mi ha sorpreso di più,” ha affermato, “è stato che anche le persone che non avevano avuto il COVID-19 mostravano aumenti significativi nei tassi di invecchiamento cerebrale. Questo dimostra davvero quanto l’esperienza della pandemia stessa, dall’isolamento all’incertezza, possa aver influenzato la salute del nostro cervello.” Questa osservazione evidenzia come lo stress generalizzato e i cambiamenti sociali imposti dalla pandemia abbiano avuto un impatto tangibile, andando oltre la diretta infezione virale.

Per condurre la ricerca, il team ha esaminato scansioni cerebrali longitudinali di quasi 1.000 adulti sani, dati provenienti dallo studio UK Biobank. Un gruppo di partecipanti era stato sottoposto a scansioni sia prima che dopo l’inizio della pandemia, mentre altri avevano eseguito le scansioni solo prima di essa. Utilizzando tecniche avanzate di imaging e apprendimento automatico, i ricercatori hanno calcolato l'”età cerebrale” di ogni individuo, ovvero l’età apparente del loro cervello rispetto all’età cronologica effettiva. Il modello di “età cerebrale” è stato sviluppato basandosi su scansioni cerebrali di oltre 15.000 individui sani senza comorbidità, garantendo un’elevata precisione nella stima.

Covid-19: l'impatto nascosto sull'invecchiamento accelerato del cervello

La Professoressa Dorothee Auer, esperta di neuroimaging e autrice principale dello studio, ha sottolineato l’importanza dei risultati. “Questo studio ci ricorda che la salute del cervello non è influenzata solo dalla malattia, ma anche dall’ambiente in cui viviamo quotidianamente,” ha dichiarato. Ha inoltre evidenziato il peso che la pandemia ha avuto sulla vita delle persone, in particolare su quelle già svantaggiate. Sebbene non sia ancora possibile verificare se i cambiamenti osservati siano reversibili, la Professoressa Auer ha espresso un pensiero incoraggiante, suggerendo che tale reversibilità sia certamente una possibilità.

Un’opportunità unica per la neuroscienza

Il Professor Stamatios Sotiropoulos, figura di spicco nel campo del neuroimaging computazionale e coautore principale di questo studio innovativo, ha fornito una prospettiva illuminante sull’importanza della ricerca condotta. Egli ha sottolineato come l’accesso ai dati longitudinali di risonanza magnetica (RM), acquisiti sia prima che dopo l’inizio della pandemia di COVID-19 nell’ambito del prestigioso studio UK Biobank, abbia rappresentato un’opportunità di ricerca senza precedenti. Questa disponibilità di dati ha permesso ai ricercatori di osservare in modo diretto e dettagliato come eventi di portata globale e di grande impatto sulla vita delle persone possano influenzare in maniera tangibile il cervello umano.

La dichiarazione del Professor Sotiropoulos enfatizza un aspetto cruciale della metodologia di questo studio: l’utilizzo di dati longitudinali. A differenza degli studi trasversali, che offrono solo un’istantanea di un momento specifico, i dati longitudinali permettono di tracciare i cambiamenti nel tempo all’interno degli stessi individui. Questo è fondamentale per comprendere le dinamiche dell’invecchiamento cerebrale e le sue alterazioni.

Covid-19: l'impatto nascosto sull'invecchiamento accelerato del cervello

La pandemia di COVID-19, pur essendo un evento tragico, ha involontariamente creato un “esperimento naturale” su scala globale. Le sue ramificazioni – dall’isolamento sociale alle pressioni economiche, dallo stress psicologico all’incertezza generalizzata – hanno agito come fattori di influenza esterni significativi. Avere accesso a scansioni cerebrali di un vasto campione di popolazione sia prima che dopo l’esposizione a questi fattori permette di isolare e quantificare gli effetti specifici che tali eventi possono avere sulla struttura e sulla funzione cerebrale.

Questo studio e le osservazioni del Professor Sotiropoulos rinforzano un concetto sempre più riconosciuto in neuroscienza: la salute del cervello non è determinata unicamente da fattori biologici intrinseci o da patologie dirette. L’ambiente in cui viviamo, gli eventi sociali e globali che ci plasmano, e lo stress a cui siamo sottoposti quotidianamente, giocano un ruolo altrettanto significativo.

Covid-19: l'impatto nascosto sull'invecchiamento accelerato del cervello

La pandemia di COVID-19, con le sue molteplici sfide, ha rappresentato un test senza precedenti sulla resistenza cerebrale di fronte a un prolungato periodo di alterazione delle normali routine e delle interazioni sociali. La capacità di correlare specifici cambiamenti nell’imaging cerebrale con l’esposizione a tali eventi offre prospettive inedite per lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento mirate a proteggere la salute cerebrale in contesti di stress ambientale diffuso.

Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.

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