Portare un’opera d’arte fuori dalla tela e farla diventare un’esperienza tridimensionale non è più solo fantascienza. Grazie a una nuova tecnologia, i dipinti multistrato possono trasformarsi in ologrammi a colori, aprendo la strada a un modo completamente diverso di vivere i musei.
Uno studio pubblicato su Royal Society Open Science mostra infatti come un’opera costruita su più livelli trasparenti possa essere digitalizzata, elaborata in 3D e infine stampata come un vero ologramma. Non si tratta di un semplice effetto scenico: l’ologramma conserva le qualità estetiche e spaziali dell’originale, offrendo al pubblico una visione immersiva e sorprendente.
Dal plexiglas all’ologramma
I ricercatori hanno lavorato su Test di tassonomia 1, un dipinto dell’artista colombiano Yosman Botero che raffigura una tigre. L’opera non è una tela tradizionale: Botero ha dipinto con acrilici su nove pannelli di plexiglas trasparente. Quando gli strati vengono sovrapposti, l’immagine dell’animale prende vita in tutta la sua profondità.
Per trasformare questo lavoro in un ologramma, gli studiosi hanno fotografato ogni livello con risoluzione altissima, ricostruendo poi il tutto in un software di grafica 3D. A quel punto un sistema di telecamere virtuali ha generato migliaia di immagini da angolazioni diverse, che sono state elaborate da una stampante olografica per ottenere la versione tridimensionale e a colori del dipinto.
Musei sempre più immersivi

Questa tecnica non è solo un esperimento estetico. Se adottata dai musei, potrebbe cambiare radicalmente il modo di esporre e vivere l’arte. Le sale non sarebbero più luoghi statici, ma veri spazi esperienziali in cui il visitatore si muove tra opere che fluttuano davanti agli occhi.
Un vantaggio pratico riguarda anche la conservazione: opere come quelle di Botero, basate su più strati, sono difficili da mantenere perché ogni materiale reagisce diversamente all’umidità e alla luce. Un ologramma consente di mostrarle al pubblico senza mettere a rischio l’originale, che può restare protetto nei depositi o in ambienti controllati.
Tradizione e tecnologia a braccetto

Il bello di questa innovazione è che non sostituisce l’arte tradizionale, ma la amplifica. Un dipinto multistrato rimane un’opera unica, con le sue qualità materiali e il suo fascino tattile. L’ologramma diventa un’estensione, un modo per rendere quell’opera più accessibile, portandola magari in tournée senza timore di danneggiarla, o rendendola parte di installazioni immersive in cui lo spettatore si sente dentro il quadro.
È un ponte tra due mondi: la manualità dell’artista e l’ingegno tecnologico degli scienziati. E, se la tendenza prenderà piede, i musei potrebbero evolversi in spazi sempre più partecipativi, in grado di dialogare con un pubblico abituato alla realtà aumentata e al digitale.
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