Caronte, la più grande luna di Plutone, ci regala nuove scoperte che potrebbero cambiare la nostra comprensione dei corpi ghiacciati ai confini del Sistema Solare. Grazie alle osservazioni del telescopio spaziale James Webb, gli scienziati hanno identificato la presenza di anidride carbonica (CO2) e perossido di idrogeno sulla sua superficie. Questa scoperta completa l’identikit chimico di Caronte, già noto per il ghiaccio d’acqua, composti contenenti ammoniaca e materiali organici che danno alla luna le sue tipiche colorazioni grigie e rosse.
Le nuove rivelazioni su Caronte
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è frutto del lavoro di un team internazionale coordinato dall’italiana Silvia Protopapa, ricercatrice presso il Southwest Research Institute negli Stati Uniti. La scoperta è particolarmente importante perché fornisce nuovi indizi utili per comprendere l’origine dei corpi ghiacciati nella Fascia di Kuiper, una regione al di là dell’orbita di Nettuno dove risiedono Plutone e altri pianeti nani.
Protopapa ha spiegato che Caronte è una delle poche lune la cui mappa geologica è stata completata grazie alla missione New Horizons della NASA, che ha sorvolato il sistema di Plutone nel 2015. Con un diametro di circa 1.200 chilometri, Caronte rappresenta un laboratorio naturale unico per studiare la composizione di questi corpi lontani, soprattutto perché la sua superficie non è oscurata da ghiacci altamente volatili come il metano.
Perché Caronte è speciale
“A differenza di molti oggetti più grandi della Fascia di Kuiper”, spiega Protopapa, “la superficie di Caronte non è coperta da materiali volatili, come il metano o il monossido di carbonio, che potrebbero complicare l’osservazione dei processi chimici e geologici”. Questo rende Caronte un oggetto ideale per studiare gli effetti dell’esposizione alla luce solare e dei crateri causati dagli impatti, poiché non è “nascosto” da altri elementi più difficili da analizzare.
La presenza di CO2 suggerisce che lo strato superficiale di Caronte potrebbe provenire dal suo interno, esposto a seguito di eventi di craterizzazione. Questo dettaglio è importante, poiché si crede che l’anidride carbonica fosse presente nelle regioni del disco protoplanetario che hanno formato il sistema di Plutone, gettando così uno sguardo sulle fasi primordiali del Sistema Solare.
Il ruolo del perossido di idrogeno
Un’altra scoperta intrigante è la presenza di perossido di idrogeno (H₂O₂), che si forma quando il ghiaccio d’acqua viene scomposto dall’azione della luce solare, delle particelle cariche del vento solare e dei raggi cosmici galattici. Questo fenomeno ci fornisce ulteriori indizi su come i corpi ghiacciati si modificano nel tempo sotto l’influenza di fattori esterni.
Un punto di riferimento per il futuro
Caronte, grazie alla sua composizione unica e alla sua posizione nella Fascia di Kuiper, rappresenta un riferimento chiave per gli studi futuri. “Questa luna”, afferma Protopapa, “ci aiuta a capire meglio quali materiali sono rimasti intatti e quali si sono modificati nel tempo”. Studiando Caronte, i ricercatori sperano di aggiungere nuovi tasselli al puzzle della composizione chimica del disco protoplanetario, il grande ammasso di gas e polveri da cui ha avuto origine il Sistema Solare.
Questa scoperta non solo ci avvicina a comprendere meglio l’origine di Plutone e delle sue lune, ma potrebbe anche offrire nuove prospettive su come si sono formati e modificati altri corpi ghiacciati che popolano la periferia del nostro Sistema Solare.