I risultati di una ricerca svolta da una squadra di esperti del Boston Children’s Hospital hanno aiutato a comprendere la ragione per la quale le convulsioni epilettiche vengano ridotte dalla restrizione calorica o dal digiuno influenzando l’attività neuronale. Questa importante rivelazione aprirà nuove frontiere per la progettazione di nuove terapie più efficaci contro le convulsioni epilettiche che abbatteranno la necessità di digiunare o di seguire una dieta con un apporto calorico ristretto.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Reports.
Convulsioni epilettiche: qualche dettaglio sulla nuova ricerca
“Questo studio è il primo passo per capire come funzionano le terapie dietetiche per le convulsioni epilettiche”,ha dichiarato il primo autore Christopher J. Yuskaitis, MD, Ph.D., neurologo presso l’Epilepsy Center e il Programma di genetica dell’epilessia presso il Boston Children’s Hospital. “I meccanismi sono stati finora completamente sconosciuti”.
Per poter rintracciare un nesso tra dieta e convulsioni epilettiche, la squadra di ricercatori si è inizialmente basata sulle conoscenze già esistenti. I ricercatori erano a conoscenza che il noto percorso cellulare mTOR è coinvolto in molti disturbi neurologici e in precedenza avevano dimostrato che l’eccessiva attivazione di questo percorso nei neuroni aumenta la suscettibilità alle convulsioni. Studi di altri avevano dimostrato che l’attività di mTORC è inibita dal digiuno acuto, sebbene questi studi non abbiano esaminato il cervello.
Infine, Yuskaitis e colleghi sapevano che la segnalazione di una proteina chiamata DEPDC5 agisce come un freno sul percorso mTOR. Questo è stato intrigante, dal momento che mutazioni nel gene DEPDC5 sono state recentemente trovate in molte persone con epilessia. Le mutazioni di DEPDC5 sono state collegate a epilessia focale, spasmi infantili e morte improvvisa nei bambini.
“Quando abbiamo utilizzato un modello animale che elimina DEPDC5 specificamente nel cervello, abbiamo scoperto che potevamo ridurre le convulsioni epilettiche utilizzando un inibitore di mTOR”, afferma Yuskaitis. “Questo ci ha dato l’idea di esplorare la connessione tra DEPDC5, mTOR e il digiuno”.
Nella nuova ricerca, la squadra di scienziati ha mostrato in un modello murino che la segnalazione di mTOR era ridotta nel cervello dopo il digiuno. Ulteriori studi sui neuroni di ratto in coltura un vitro suggeriscono che questo effetto del digiuno è principalmente guidato dalla mancanza di tre aminoacidi: leucina, arginina e glutammina.
Andando oltre, il team ha dimostrato che la presenza di questi nutrienti è rilevata dalla proteina DEPDC5. Quando gli scienziati hanno eliminato DEPDC5 nel cervello, l’attività di mTOR non è stata ridotta e il digiuno non ha più protetto i topi dalle convulsioni epilettiche.
“Il rilevamento degli aminoacidi sembra essere fondamentale per gli effetti benefici del digiuno sulle convulsioni epilettiche”, ha affermato Yuskaitis: “Questo suggerisce che i pazienti con mutazioni DEPDC5 non possono percepire la perdita di aminoacidi e potrebbero non trarre beneficio dalla manipolazione dietetica. Ma i pazienti che non hanno mutazioni DEPDC5 possono beneficiare di una strategia dietetica mirata”.
Questo potrebbe assumere la forma di diete con livelli più bassi dei tre aminoacidi, o farmaci o integratori che bloccano l’assorbimento di quegli aminoacidi, hanno spiegato i ricercatori.
La nuova ricerca è solo un primo passo. Yuskaitis e colleghi ora vogliono provare diete in modelli animali che eliminano amminoacidi specifici e osservano gli effetti sulle convulsioni. Gli studiosi vogliono altresì esplorare come la dieta chetogenica, un approccio popolare al trattamento dell’epilessia, aiuti a frenare le convulsioni epilettiche. Nessuno attualmente sa perché questa dieta a basso contenuto di carboidrati e ricca di grassi funzioni.
“Speriamo che questo possa sperare di scoprire ulteriori terapie dietetiche diverse dalla dieta chetogenica, che a volte è difficile da seguire a lungo termine a causa degli effetti collaterali”, ha aggiunto Yuskaitis. Questo studio può anche fornire una nuova lente sui disturbi neurologici in generale.
Per quanto riguarda il nostro Paese, la Sin ( società italiana neurologia): ” Il tasso di incidenza annuo dell’epilessia (cioè il numero dei nuovi casi) è di 61,4 per 100.000 abitanti. Applicando questa stima al territorio nazionale, il numero di nuovi casi di epilessia attesi in Italia ammonta a circa 36.000″.
“In generale, l’incidenza è più elevata nei Paesi a basso-medio reddito e, nella stessa popolazione, varia a seconda delle condizioni socio-economiche. Nei Paesi a reddito elevato l’incidenza dell’epilessia presenta due picchi, rispettivamente nel primo anno di vita e dopo i 75 anni.
In Italia si registrano 86 nuovi casi per 100.000 abitanti e 180 casi per 100.000 abitanti dopo i 75 anni”.
“Il tasso di incidenza nel primo anno di vita è in parte spiegato dal ruolo causale di fattori genetici e da rischi connessi a varie cause di sofferenza perinatale. L’aumento di incidenza nella popolazione più anziana è dovuto ad un incremento dell’aspettativa di vita e al concomitante aumento delle patologie epilettogene legate all’età: ictus cerebrale, malattie neurodegenerative,
tumori e traumi cranici”.
Assolutamente si, vorrei provare per mio figlio, farmacoresistente.