Ogni tanto succede qualcosa che fa impazzire gli astronomi. Una cometa che arriva da un altro sistema stellare, ad esempio. Non è fantascienza: è successo di nuovo, e il suo nome è 3I/ATLAS, la terza cometa interstellare mai rilevata dall’uomo.
E no, non è passata inosservata. Anzi: a individuarla per primo è stato il nuovo telescopio Vera C. Rubin, e il tempismo è stato perfetto. Era ancora in fase di test, eppure ha messo a segno una delle sue prime grandi scoperte.
Un oggetto alieno nel nostro Sistema Solare
3I/ATLAS si muove troppo veloce e con un’orbita troppo “aperta” per essere un semplice ospite di casa. In parole povere? Non viene da qui. È un viaggiatore cosmico, probabilmente scagliato fuori dal proprio sistema miliardi di anni fa, in seguito a qualche evento violento: una collisione, l’espulsione da un gigante gassoso, oppure l’influenza gravitazionale di una stella vicina.
Proprio per questo la sua traiettoria è iperbolica: non orbita intorno al Sole, ma lo sfiora e poi prosegue il suo viaggio verso lo spazio profondo. E no, non tornerà più.
Come è stata scoperta
La prima a “beccarla” è stata la Large Synoptic Survey Telescope Camera del Rubin Observatory, nel bel mezzo di un’osservazione di calibrazione. I ricercatori, rivedendo i dati, si sono accorti che quell’oggetto mostrava caratteristiche insolite: velocità anomala, direzione sospetta e — soprattutto — origine extragalattica.
Solo dopo l’analisi orbitale è arrivata la conferma ufficiale: si trattava davvero di un oggetto interstellare, come ‘Oumuamua nel 2017 e 2I/Borisov nel 2019.
Che aspetto ha?

Siamo ancora nelle fasi iniziali delle osservazioni ravvicinate, ma le immagini raccolte finora ci mostrano un corpo allungato, con una coda debole e una superficie che riflette poco la luce. Più simile a una cometa che a un asteroide, almeno in apparenza.
A differenza di ‘Oumuamua — che ha ancora lasciato più domande che risposte — 3I/ATLAS sembra comportarsi come ci aspetteremmo da una cometa: emette gas e polveri man mano che si avvicina al Sole. Ma la sua composizione potrebbe comunque nascondere delle sorprese.
Perché è così importante
Le comete interstellari sono capsule del tempo aliene. Non solo ci raccontano com’è fatto lo spazio “là fuori”, ma ci offrono un confronto diretto con le comete del nostro sistema. In pratica: ci aiutano a capire se il nostro angolo di universo è una strana eccezione o la regola.
Ogni molecola, ogni particella, ogni emissione raccolta da 3I/ATLAS è un indizio su come si formano (e si evolvono) i sistemi planetari altrove.
Cosa succederà ora?

La cometa si sta avvicinando al perielio — il punto più vicino al Sole — e gli strumenti di mezzo mondo sono già puntati su di lei. L’obiettivo? Analizzare la sua composizione, il comportamento della coda, le emissioni gassose, e qualunque altro dettaglio utile prima che scompaia per sempre oltre il nostro radar.
Le prossime settimane saranno decisive. E anche se la cometa è “di passaggio”, l’effetto che sta avendo sulla comunità scientifica è tutto fuorché effimero.
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