Mangiare verdure fresche fa bene non solo al corpo ma anche alla psiche. Questo è ben noto quando si parla di cibi terrestri come insalata, pomodori e carote che stimolano la vista con i loro vivaci colori. Ma cosa succede quando questo bisogno si trasferisce nello spazio, dove è impossibile portare con sé scorte adeguate di verdure fresche?
Nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS), la sfida è ancora maggiore. Non si tratta solo di un problema di trasporto, ma anche di conservazione. Per affrontare questa questione, molte aziende spaziali, sia europee che americane, stanno sperimentando soluzioni innovative. Tra queste si distingue un nuovo protagonista italiano, Space V. Fondata a Genova e Torino da un gruppo di ingegneri e ricercatori, Space V include tra i suoi membri Franco Malerba, il primo italiano ad aver viaggiato nello spazio nel 1992.
Innovazioni tecnologiche a sostegno della coltivazione spaziale
L’obiettivo di Space V è sviluppare un prototipo di serra che possa operare in condizioni orbitali. Finanziata di recente dal fondo Galaxia, la startup si avvicina a realizzare un sistema di coltivazione che promette di rivoluzionare l’approccio alla produzione agricola nello spazio.
Il contributo di Space V alla ricerca spaziale è notevole: hanno progettato una serra multipiano adattiva. Questa serra non è una semplice struttura, ma un armadio tecnologicamente avanzato, pieno di sensori e software che gestiscono ogni aspetto del microambiente di ciascun ripiano. Ciò permette di ottimizzare spazio, acqua e luce per ogni tipo di verdura coltivata, adeguandosi ai diversi stadi di crescita delle piante.
Franco Malerba spiega:
“Con questa tecnologia, non sprechiamo risorse su piante appena seminate, ma possiamo dedicare più spazio e risorse a quelle che stanno completando il loro ciclo.”
Questo processo non solo ottimizza la coltivazione ma rende la serra spaziale estremamente efficiente e a basso consumo energetico.
Coltivazione di verdure nello spazio: Impatti e benefici futuri
Le verdure e la frutta, che attualmente vengono fornite agli astronauti sotto forma disidratata, potrebbero quindi essere coltivate fresche direttamente in orbita. Questo cambierebbe drasticamente la qualità della dieta spaziale, fornendo cibo fresco che è non solo nutriente ma anche più piacevole da consumare, un aspetto non trascurabile sia per gli astronauti che per i futuri turisti spaziali.
L’applicazione delle tecnologie sviluppate per lo spazio ha anche il potenziale di migliorare la vita sulla Terra. Gli avanzamenti in campo spaziale spesso trovano applicazioni terrestri, migliorando la qualità e l’efficienza di dispositivi e sistemi anche nella nostra vita quotidiana.
Come pensi che le tecnologie sviluppate per la coltivazione spaziale possano influenzare la nostra vita sulla Terra?