Una recente meta-analisi, la più ampia mai condotta sull’argomento, ha fornito prove schiaccianti a favore dell’utilizzo combinato di statine ed ezetimibe per abbassare i livelli di colesterolo LDL nei pazienti con arterie bloccate. I risultati, pubblicati su una prestigiosa rivista scientifica, indicano che questa strategia terapeutica potrebbe prevenire migliaia di decessi all’anno per infarti, ictus e altre malattie cardiovascolari.

Abbassamento più efficace dei livelli di colesterolo LDL-C
Lo studio ha dimostrato che l’associazione di ezetimibe a una statina ad alto dosaggio comporta una riduzione significativa del rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE) e ictus, rispettivamente del 18% e del 17%, rispetto alla sola terapia con statine. Ancora più rilevante è la riduzione del 19% del rischio di morte per qualsiasi causa e del 16% dei decessi per cause cardiovascolari.
La terapia combinata ha inoltre dimostrato di essere più efficace nell’abbassare i livelli di colesterolo LDL, con una riduzione aggiuntiva di 13 mg/dL rispetto alle sole statine. Questo ha aumentato dell’85% le probabilità di raggiungere l’obiettivo ideale di livelli di LDL-C inferiori a 70 mg/dL.
La meta-analisi di rete, che ha permesso un confronto diretto tra diversi regimi terapeutici, ha evidenziato risultati ancora più sorprendenti. Rispetto alla sola terapia con statine ad alto dosaggio, la terapia combinata ha mostrato una riduzione del 49% della mortalità per tutte le cause e una riduzione del 39% degli eventi cardiovascolari avversi maggiori.
A differenza delle meta-analisi tradizionali, che confrontano direttamente solo due trattamenti, la meta-analisi di rete consente di confrontare simultaneamente più trattamenti, anche quando non sono stati confrontati direttamente in studi clinici. Questo approccio innovativo permette di ottenere una visione più completa e dettagliata dell’efficacia relativa di diverse terapie.
Nel contesto dello studio sul colesterolo LDL, la meta-analisi di rete ha permesso un confronto diretto tra la terapia combinata di statine ed ezetimibe e la sola terapia con statine ad alto dosaggio, rivelando risultati sorprendenti: la terapia combinata ha dimostrato una riduzione del 49% del rischio di morte per qualsiasi causa rispetto alla sola terapia con statine ad alto dosaggio, un dato particolarmente significativo poiché indica che questa strategia terapeutica non solo previene eventi cardiovascolari, ma contribuisce anche a prolungare la vita dei pazienti.
Inoltre, la terapia combinata ha ridotto del 39% il rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE), che includono infarti, ictus e altre complicanze cardiovascolari gravi, confermando la sua efficacia nella prevenzione di tali eventi.
Queste evidenze rafforzano ulteriormente l’evidenza a favore dell’utilizzo della terapia combinata di statine ed ezetimibe nei pazienti con arterie bloccate che necessitano di un abbassamento aggressivo dei livelli di colesterolo LDL. La meta-analisi di rete fornisce una solida base scientifica per l’implementazione di questa strategia terapeutica nella pratica clinica, con il potenziale di salvare migliaia di vite ogni anno.
“Questi risultati rappresentano una svolta nella prevenzione cardiovascolare”, afferma Maciej Banach, professore di cardiologia presso la John Paul II Catholic University di Lublino e la Johns Hopkins University School of Medicine. “La terapia combinata di statine ed ezetimibe dovrebbe essere considerata il trattamento di prima linea per i pazienti con arterie bloccate che necessitano di un abbassamento aggressivo dei livelli di LDL-C”.
Sicurezza ed efficacia della terapia combinata
Lo studio ha confermato che la terapia combinata è sicura ed efficace, con un profilo di eventi avversi e un tasso di interruzione della terapia comparabili tra i gruppi. In particolare, la meta-analisi di rete ha evidenziato una significativa riduzione del 44% del rischio di interruzione della terapia nei pazienti trattati con una statina a dose moderatamente elevata in combinazione con ezetimibe, rispetto alla sola statina ad alta dose.
I risultati di questa meta-analisi sfidano le attuali linee guida, che spesso raccomandano di iniziare con una statina ad alto dosaggio e di valutare l’aggiunta di ezetimibe solo dopo due mesi, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di colesterolo LDL. Lo studio dimostra che l’approccio immediato con la terapia combinata è superiore, portando a una riduzione più efficace dei livelli di LDL-C e a una maggiore prevenzione di eventi cardiovascolari.
“Questo studio conferma che la terapia combinata ipocolesterolemizzante deve essere presa in considerazione immediatamente e dovrebbe rappresentare il gold standard per il trattamento dei pazienti ad altissimo rischio dopo un evento cardiovascolare acuto”, afferma il coautore dello studio, Peter Toth, professore di medicina clinica di famiglia e di comunità presso l’Università dell’Illinois e professore associato di medicina presso la Johns Hopkins University.
“La semplice aggiunta di ezetimibe alla terapia con statine, senza attendere almeno due mesi per vedere gli effetti della monoterapia con statine, che è subottimale in molti pazienti, è associata a un raggiungimento più efficace dell’obiettivo di colesterolo LDL ed è responsabile di significative riduzioni incrementali dei problemi di salute cardiovascolare e dei decessi”, aggiunge Toth.
L’implementazione di questo approccio terapeutico non richiede investimenti aggiuntivi in nuovi farmaci costosi o rimborsi speciali. Al contrario, potrebbe portare a una diminuzione significativa dei tassi di infarti e ictus, sia primari che ricorrenti, e delle loro gravi complicazioni, come l’insufficienza cardiaca, che rappresentano un onere economico considerevole per tutti i sistemi sanitari.
Secondo i dati del Global Burden of Disease e dell’American Heart Association, i decessi attribuibili ai livelli elevati di colesterolo LDL sono particolarmente diffusi nell’Europa orientale e nell’Asia centrale. A livello globale, nel 2020, si stima che 4,5 milioni di decessi siano stati causati da questa condizione.
Il professor Banach ha sottolineato: ‘Le malattie cardiovascolari sono responsabili di circa 20 milioni di decessi all’anno in tutto il mondo. Sulla base delle nostre precedenti analisi, stimiamo che l’adozione della terapia combinata per ridurre il colesterolo LDL in tutte le linee guida di trattamento e la sua implementazione da parte dei medici a livello globale potrebbe prevenire oltre 330.000 decessi all’anno tra i pazienti che hanno già subito un infarto, e quasi 50.000 decessi solo negli Stati Uniti'”m
“Riteniamo che la terapia combinata dovrebbe essere considerata il trattamento di riferimento per questi pazienti e che debba essere integrata in tutte le future linee guida terapeutiche. Le statine, farmaci sicuri e consolidati da anni, agiscono riducendo la produzione di colesterolo LDL nel fegato. L’ezetimibe, invece, diminuisce l’assorbimento del colesterolo alimentare nell’intestino”.
Statine ad alta e moderata intensità: un chiarimento terminologico
Nel panorama della prevenzione cardiovascolare, la gestione ottimale dei livelli di colesterolo LDL (lipoproteine a bassa densità) rappresenta un pilastro fondamentale. Le statine, farmaci ampiamente utilizzati per la loro efficacia nella riduzione del colesterolo LDL, non sempre garantiscono una risposta adeguata in tutti i pazienti. In questi casi, l’ezetimibe, un farmaco che agisce inibendo l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale, viene spesso prescritto in combinazione con una statina.
È importante chiarire la distinzione tra le dosi di statine utilizzate nella pratica clinica. Le statine “ad alta intensità” si riferiscono a dosi elevate, in grado di ridurre significativamente i livelli di LDL. Le statine “ad intensità moderata” o “ad intensità media”, invece, si riferiscono a dosi inferiori, con un impatto meno marcato sui livelli di LDL.
Il professor Toth, coautore dello studio, sottolinea l’importanza di due principi fondamentali nella gestione del colesterolo LDL: “più basso è, meglio è, più a lungo” e “prima è, meglio è”. Il primo principio sottolinea l’importanza di raggiungere e mantenere nel tempo livelli di LDL il più bassi possibile, al fine di massimizzare la protezione cardiovascolare. Il secondo principio evidenzia i benefici di un intervento precoce, volto a ridurre il rischio di eventi cardiovascolari in pazienti ad alto rischio.
Un punto di forza significativo dello studio è la sua ampia dimensione, che include un numero elevato di pazienti, reclutati in 14 studi (11 studi clinici randomizzati e 3 studi di coorte). Questa ampia casistica conferisce maggiore robustezza ai risultati ottenuti. Tuttavia, lo studio presenta anche alcuni limiti, principalmente legati alla tipologia degli studi inclusi nella meta-analisi. La dimensione e la natura osservazionale di alcuni studi potrebbero aver influenzato i risultati.
Nonostante i limiti, la meta-analisi fornisce prove solide a sostegno dell’efficacia della terapia combinata di statine ed ezetimibe nella riduzione del colesterolo LDL, in particolare nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. I risultati suggeriscono che questa strategia terapeutica dovrebbe essere considerata una valida opzione per ottimizzare la gestione dell’ LDL e ridurre il rischio di eventi cardiovascolari.
Ulteriori studi sono necessari per valutare l’efficacia a lungo termine della terapia combinata e per identificare i pazienti che potrebbero trarre maggior beneficio da questo approccio terapeutico. Tuttavia, i risultati attuali forniscono una solida base scientifica per l’implementazione di questa strategia nella pratica clinica.
La ricerca è stata pubblicata su Mayo Clinic Proceedings.