La lotta al cambiamento climatico passa anche per l’anidride carbonica: catturarla dall’atmosfera è una delle sfide più grandi della nostra epoca, ma gli attuali sistemi di carbon capture sono limitati da un paradosso tecnico: o catturi bene la CO₂ e poi fatichi a rilasciarla, oppure la rilasci facilmente ma la catturi male.
Un equilibrio difficile da raggiungere, almeno fino ad ora.

Un team del MIT ha ideato una soluzione che promette di rivoluzionare questo scenario, rendendo la cattura e rilascio elettrochimico della CO₂ sei volte più efficiente e abbattendo i costi di almeno il 20%.
Il trucco? Una membrana nanofiltrante
Lo studio, pubblicato su ACS Energy Letters, presenta un sistema che introduce un terzo passaggio tra le due fasi classiche (cattura e rilascio).
Attualmente entrambe avvengono nella stessa soluzione acquosa, con due esigenze contrastanti:
- la cattura richiede ioni idrossido (OH⁻),
- il rilascio richiede ioni carbonato (CO₃²⁻).
Fino ad oggi, far coesistere queste due chimiche era un incubo tecnico. La soluzione MIT è elegante quanto efficace: una nanofiltrazione che separa gli ioni in base alla carica elettrica, riciclando solo quelli giusti nella fase giusta. Semplificando:
- gli OH⁻ tornano alla fase di cattura;
- i CO₃²⁻ proseguono verso il rilascio elettrochimico.

Perché è importante?
“Se non li separi, i protoni reagiscono con gli idrossidi invece che con i carbonati, e ottieni solo acqua, non CO₂”, spiega lo studente Simon Rufer.
Questo comprometteva drasticamente l’efficienza dell’intero sistema, ma con la nuova tecnica, i ricercatori hanno ottenuto un’efficienza di separazione del 95% in laboratorio, rendendo la tecnologia promettente anche su scala industriale.
Impatto economico? Già competitivo
Secondo il team, il costo medio per tonnellata di CO₂ catturata scende da 600$ a 450$ e non è fantascienza: esistono già aziende che acquistano crediti di carbonio a oltre 500$/tonnellata.

Se i costi scendessero sotto i 200$/tonnellata, questa soluzione diventerebbe uno standard de facto per la cattura diretta (DAC) e per le emissioni da fonti puntuali (come centrali elettriche).
Rifacimento facile e chimiche più sicure
Il bello? Il sistema è compatibile con componenti già disponibili in commercio e può essere integrato in impianti esistenti, riducendo barriere d’ingresso. Inoltre, la maggiore efficienza permette di usare assorbenti meno tossici, aprendo la strada a formule più ecologiche e sicure.
Prossimi scenari: carburanti sintetici e materiali
Questa tecnologia non è solo utile per “catturare”: può facilitare anche la fase di conversione della CO₂ in prodotti come carburanti sintetici, materie prime chimiche o materiali per batterie.
Perché ci interessa?
Questa ricerca rappresenta un passo concreto verso tecnologie di decarbonizzazione scalabili e integrabili, esattamente ciò di cui il settore energetico e ambientale ha bisogno.
E in futuro? Potremmo trovarci a parlare di console o data center alimentati da carburante sintetico prodotto proprio grazie a questo tipo di innovazione.