La situazione climatica globale è critica, come evidenziato dal recente rapporto delle Nazioni Unite. Senza un impegno più forte da parte dei governi, il mondo si dirige verso un riscaldamento di 3.1°C entro la fine del secolo, più del doppio del limite stabilito dagli Accordi di Parigi, fissato a 1.5°C. Questo scenario mette a rischio l’intero pianeta, suggerendo la necessità di azioni immediate e incisive.
L’allarme dell’ONU
Il rapporto dell’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, sottolinea che gli attuali impegni nazionali per il 2030 non verranno rispettati. Anche se venissero attuati, la temperatura media globale aumenterebbe comunque tra i 2.6 e i 2.8°C. Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP, ha lanciato un allarme, dichiarando che “il momento della verità climatica è arrivato” e che è necessaria una mobilitazione globale senza precedenti, iniziando dal prossimo vertice COP29 a Baku, in Azerbaigian.
Cosa devono fare i paesi?
Per mantenere vivo l’obiettivo di 1.5°C, i paesi devono ridurre collettivamente le emissioni di gas serra del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035. Anche per limitarsi a un riscaldamento di 2°C, è necessario un taglio del 28% entro il 2030. Le energie rinnovabili, in particolare solare e eolica, svolgeranno un ruolo cruciale in queste riduzioni, contribuendo rispettivamente al 27% e al 38% del potenziale di abbattimento delle emissioni.
In aggiunta, la protezione delle foreste potrebbe rappresentare il 20% del potenziale di riduzione sia per il 2030 che per il 2035. Tuttavia, per realizzare anche solo una parte di queste misure, è richiesta una mobilitazione internazionale senza precedenti e un approccio integrato da parte di tutti i governi. “Chiudere il divario delle emissioni significa chiudere il divario di ambizione, di attuazione e di finanziamento”, ha affermato il Segretario generale dell’ONU, António Guterres.