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Scienza

Citomegalovirus: la svolta nella lotta contro l’Alzheimer

Una recente ricerca ha svelato un legame inquietante tra il citomegalovirus e l'Alzheimer. Questo virus, che molti di noi hanno contratto durante l'infanzia, potrebbe essere un fattore scatenante per lo sviluppo di questa malattia neurodegenerativa

Denise Meloni 6 mesi fa Commenta! 7
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Una rivoluzionaria scoperta scientifica potrebbe riscrivere ciò che sappiamo sul morbo di Alzheimer. Un team di ricercatori, guidato da esperti dell’Arizona State University e del Banner Alzheimer’s Institute, ha individuato un sorprendente legame tra un’infezione virale comune del citomegalovirus e lo sviluppo di questa devastante malattia neurodegenerativa.

Contenuti di questo articolo
Il citomegalovirus: un vecchio conosciuto con un nuovo ruoloLa microglia e l’infiammazione cerebraleIl nervo vago: un ponte verso il cervello
Citomegalovirus: la svolta nella lotta contro l'alzheimer

Il citomegalovirus: un vecchio conosciuto con un nuovo ruolo

Il citomegalovirus (HCMV), uno dei membri della famiglia dell’herpes virus, è noto per infettare la maggior parte degli esseri umani durante la vita. Solitamente, l’infezione rimane latente e non causa sintomi evidenti. Tuttavia, secondo questa nuova ricerca, in alcuni casi il virus potrebbe persistere in modo attivo nell’intestino, da dove potrebbe raggiungere il cervello attraverso il nervo vago.

Una volta nel cervello, l’HCMV potrebbe innescare una reazione immunitaria anomala, attivando le microglia, le cellule immunitarie del cervello. Questa attivazione porterebbe all’espressione di un gene specifico, il CD83, che a sua volta potrebbe contribuire allo sviluppo delle placche amiloidi e degli ammassi di tau, due caratteristiche distintive dell’Alzheimer.

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Citomegalovirus: la svolta nella lotta contro l'alzheimer

“Riteniamo di aver identificato un sottotipo biologicamente unico di Alzheimer che potrebbe colpire dal 25% al 45% delle persone affette da questa malattia”, ha affermato il dott. Ben Readhead, coautore principale dello studio. Questo sottotipo sarebbe caratterizzato da un profilo biologico distintivo, con la presenza di specifici marcatori virali e immunitari nel cervello.

Questa scoperta apre nuove prospettive per la diagnosi e il trattamento dell’Alzheimer. I ricercatori stanno sviluppando un esame del sangue per identificare le persone con un’infezione attiva da citomegalovirus, consentendo così di somministrare tempestivamente terapie antivirali. “Se le nostre ipotesi saranno confermate, potremmo essere in grado di valutare se i farmaci antivirali esistenti potrebbero curare o prevenire questa forma di malattia di Alzheimer”, ha aggiunto il dott. Readhead.

La microglia e l’infiammazione cerebrale

La microglia, spesso definita come “le cellule immunitarie del cervello”, svolge un ruolo cruciale nella difesa del sistema nervoso centrale. Quando il cervello è sotto attacco, la microglia si attiva per eliminare i patogeni e riparare i tessuti danneggiati. Tuttavia, un’attivazione prolungata e incontrollata della microglia può portare a un’infiammazione cronica che danneggia i neuroni.

Gli scienziati hanno scoperto che nei cervelli dei pazienti affetti da Alzheimer è presente una maggiore quantità di microglia CD83(+). Questa scoperta ha portato a indagare sulle possibili cause di questa attivazione anomala. Analizzando campioni di liquido spinale, i ricercatori hanno individuato la presenza di anticorpi specifici contro l’HCMV, suggerendo un’infezione virale come possibile innesco.

Ulteriori analisi hanno rivelato la presenza dell’HCMV nell’intestino e nel nervo vago dei pazienti. Il nervo vago, noto per collegare l’intestino al cervello, potrebbe rappresentare la via attraverso cui il virus raggiunge il sistema nervoso centrale. Una volta nel cervello, l’HCMV potrebbe attivare la microglia, innescando una reazione infiammatoria che danneggia i neuroni e contribuisce allo sviluppo della malattia.

Citomegalovirus: la svolta nella lotta contro l'alzheimer

Utilizzando modelli cellulari, i ricercatori hanno dimostrato che l’infezione da citomegalovirus può indurre cambiamenti molecolari tipici dell’Alzheimer, come l’aumento della produzione di proteine tau amiloidi e fosforilate. Queste proteine sono note per formare placche e grovigli che danneggiano i neuroni e compromettono le funzioni cognitive.

Questa scoperta apre nuove prospettive per la comprensione e il trattamento dell’Alzheimer. L’identificazione dell’HCMV come possibile fattore scatenante potrebbe portare allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche, basate sull’utilizzo di farmaci antivirali o di immunomodulatori. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire completamente il ruolo dell’HCMV nella patogenesi dell’Alzheimer. È importante sottolineare che l’infezione da citomegalovirus non è l’unica causa di Alzheimer, ma potrebbe rappresentare un fattore di rischio significativo in un sottogruppo di pazienti.

Il nervo vago: un ponte verso il cervello

L’HCMV è un virus molto diffuso nella popolazione umana. La maggior parte delle persone viene infettata durante la vita, spesso senza manifestare sintomi significativi. Tuttavia, in alcuni casi, il virus può stabilirsi nell’intestino e persistere in uno stato di latenza. Secondo i ricercatori, l’HCMV potrebbe utilizzare il nervo vago come via per raggiungere il cervello. Una volta lì, il virus attiverebbe una risposta immunitaria anomala, provocando l’infiammazione cronica che caratterizza l’Alzheimer. Questa infiammazione danneggerebbe gradualmente i neuroni, portando alla progressiva perdita di memoria e di altre funzioni cognitive.

Non tutti i pazienti affetti da Alzheimer presentano un’infezione da citomegalovirus intestinale. Tuttavia, i ricercatori hanno identificato un sottogruppo di pazienti in cui la presenza del virus è fortemente associata allo sviluppo della malattia. Questo suggerisce che il citomegalovirus potrebbe essere un fattore di rischio significativo per una forma specifica di Alzheimer. La scoperta di questo legame apre nuove prospettive per la prevenzione e il trattamento dell’Alzheimer. I ricercatori stanno attualmente sviluppando un test del sangue per identificare le persone con un’infezione intestinale cronica da citomegalovirus. Questo test, combinato con altri esami per l’Alzheimer, potrebbe consentire di individuare precocemente i pazienti che potrebbero beneficiare di un trattamento antivirale.

Citomegalovirus: la svolta nella lotta contro l'alzheimer

Questo studio ha potuto essere realizzato grazie alla disponibilità di un’ampia raccolta di campioni biologici provenienti da pazienti affetti da Alzheimer. I biorepository, come quello del Banner Sun Health Research Institute, sono risorse inestimabili per la ricerca biomedica, consentendo agli scienziati di condurre studi approfonditi su malattie complesse come l’Alzheimer. La scoperta del legame tra il citomegalovirus e l’Alzheimer rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione delle cause di questa malattia. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire completamente i meccanismi molecolari coinvolti e per sviluppare terapie efficaci basate su farmaci antivirali.

Lo studio è stato pubblicato su Nature Comunications.

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