La notizia è di quelle che fanno rumore: la Corporation for Public Broadcasting (CPB), cuore pulsante dei media pubblici negli Stati Uniti, sta per chiudere. E no, non è una ristrutturazione. È un addio definitivo, con lo staff che verrà smantellato quasi del tutto entro il 30 settembre 2025.
La causa? Donald Trump, che con un colpo solo ha tagliato quasi 500 milioni di dollari di fondi federali destinati all’informazione pubblica. E così, dopo decenni di PBS, NPR, e contenuti educativi in chiaro per tutti, il sistema collassa.
Una morte annunciata (ma evitabile)
Il colpo di grazia è arrivato il 17 luglio, quando il Congresso ha approvato un pacchetto di rescindimenti di spesa su proposta dell’amministrazione Trump. L’obiettivo dichiarato? “Eliminare i finanziamenti a enti ostili alla neutralità politica”. Tradotto: tagliare fuori NPR e PBS, accusate di “pregiudizio liberale”.
La presidente della CPB, Patricia Harrison, ha confermato che resterà attivo solo un piccolo team di transizione fino a gennaio 2026. Servirà per gestire le ultime pendenze: diritti musicali, accordi a lungo termine, licenze di archivio. Ma il cuore operativo è destinato a spegnersi.
“Nonostante gli sforzi straordinari di milioni di cittadini, dobbiamo affrontare la realtà: la CPB chiude”, ha dichiarato Harrison. Il comunicato è un mix di amarezza e senso di responsabilità. Ma la sostanza non cambia.
Cos’era (e cosa perde l’America)

Fondata nel 1967 dal Congresso, la CPB aveva due obiettivi chiari:
- Bilanciare i danni della TV commerciale, specie sui più giovani
- Portare cultura e informazione nei luoghi dove il mercato non arriva
Nelle zone rurali, nelle comunità svantaggiate, in tante aree del Paese, PBS e NPR erano l’unico collegamento con il resto del mondo. Informazione senza spot, programmi educativi gratuiti, cultura accessibile, giornalismo locale indipendente.
Con la chiusura della CPB, questo tessuto salta. Alcune emittenti locali sopravviveranno con sponsorizzazioni e donazioni. Ma per le zone isolate, sarà il silenzio.
Una scelta politica, non economica

I tagli non sono arrivati per motivi di bilancio. Parliamo di un budget federale da trilioni, in cui i 500 milioni della CPB erano briciole. Il punto, come sempre, è ideologico. La destra MAGA ha da anni un obiettivo preciso: demolire ogni forma di bene pubblico.
Per Trump e i suoi alleati, la “TV di Stato” è sinonimo di sinistra, elitismo, propaganda. Poco importa che PBS abbia trasmesso dibattiti bipartisan, documentari su Reagan, e programmi per l’alfabetizzazione. Se non serve a far profitto o a costruire consenso, va tagliata.
Il tutto rientra nella strategia Project 2025, il piano ombra dell’estrema destra americana per rifondare l’amministrazione pubblica, smantellando ogni servizio ritenuto “inutile” o “socialista”.
E adesso cosa succede?
I servizi come PBS Kids, gli allarmi d’emergenza via radio pubblica, gli speciali documentari, le inchieste locali, le notizie verificate e gratuite: tutto questo rischia di sparire. Non domani, ma a breve. Le stazioni più grandi potrebbero reggere, ma le piccole cadranno una a una.
NPR ha già avviato tagli al personale. PBS parla di “ridimensionamento critico”. La rete pubblica come l’abbiamo conosciuta è finita.
Dietro la crociata, interessi privati
Il taglio alla CPB non è solo un attacco simbolico. Serve anche a lasciare spazio a operatori privati, pronti a occupare lo spazio lasciato libero. Il vuoto verrà colmato, ma da chi può permetterselo. E non sempre sarà per informare.
Meno notizie pubbliche significa più potere a gruppi mediatici schierati, a contenuti sponsorizzati, a piattaforme opache che rincorrono solo l’engagement.
L’informazione gratuita e imparziale perde terreno, mentre il populismo conquista un’altra roccaforte.
Un colpo durissimo per la democrazia
“Public media is one of the most trusted institutions in American life”, ha scritto Harrison. Ed è vero. In un’epoca di fake news, polarizzazione e algoritmi, la fiducia era tutto.
Ma evidentemente, non bastava.
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