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Che fine ha fatto il cuneo salino? Quando il mare risaliva il Po per colpa della siccità

Durante la siccità il cuneo salino ha risalito il Po per oltre 30 km, contaminando falde e campi. Ora sembra sparito, ma il rischio resta altissimo.

Massimo 5 ore fa Commenta! 5
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Te lo ricordi quel periodo in cui si parlava del mare che “invadeva” i fiumi? Sì, non era una bufala da social: è successo davvero, e ha un nome ben preciso.
Cuneo salino. Suona tecnico, quasi innocuo. Ma in realtà è uno dei segnali più evidenti – e più sottovalutati – del disastro idrico che può colpire l’Italia quando manca la pioggia.

Contenuti di questo articolo
Ma quindi, cos’è esattamente il cuneo salino?Perché succede sempre più spesso?Ma oggi, il cuneo salino c’è ancora?Le contromisure: cosa si sta facendo davvero?Perché dovresti preoccupartene anche tu

Nel 2022 e ancora nel 2023, la situazione era fuori controllo: il fiume Po era così in secca che l’acqua salata dell’Adriatico è risalita nell’entroterra per decine di chilometri, contaminando campi, falde, pozzi, e mettendo in crisi l’agricoltura di intere regioni.

Ma quindi, cos’è esattamente il cuneo salino?

Cuneo salino

È semplice: quando un fiume ha poca acqua, non riesce più a “spingere” il mare indietro. E così l’acqua salata si infiltra, risale, e arriva fino a zone che dovrebbero essere alimentate solo da acqua dolce.
Un fenomeno naturale, per carità, ma che diventa un problema serio quando la portata del fiume cala troppo – ad esempio, durante un’estate torrida con zero pioggia e montagne senza neve.

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Il Po è stato l’epicentro dell’emergenza: a luglio 2022, il cuneo salino ha superato i 30 km di penetrazione nell’entroterra, arrivando quasi alle porte di Adria e Rosolina. Un disastro per chi irrigava i campi o si approvvigionava da pozzi superficiali.

Perché succede sempre più spesso?

Per due motivi: il primo è la siccità, ovviamente. E il secondo è ancora più strutturale: usiamo troppa acqua. L’agricoltura intensiva del Nord Est, i prelievi da fiumi e canali, le falde sfruttate al limite…
Tutto questo riduce il “cuscinetto” idrico che serve a respingere il mare.

E se aggiungiamo il cambiamento climatico? Beh, il mix è esplosivo: meno neve sulle Alpi in inverno = meno acqua nei fiumi in estate. E quindi più rischio che il mare si infili dove non dovrebbe.

Ma oggi, il cuneo salino c’è ancora?

Cuneo salino

La buona notizia è che nel 2024 la situazione è migliorata, almeno in apparenza. L’inverno è stato più piovoso, le nevicate sulle Alpi discrete, e la primavera ha portato piena e acqua in quantità.
Il cuneo si è ritirato, e in alcune zone è quasi sparito.

Ma attenzione: il problema non è risolto. È solo rimandato.
Appena tornerà un’estate calda e secca (e spoiler: arriverà), il fenomeno potrebbe ripresentarsi con la stessa forza. O peggio.

Le contromisure: cosa si sta facendo davvero?

Le istituzioni non sono rimaste ferme, almeno sulla carta. Ecco cosa è stato messo in campo finora:

  • Barriere antisale provvisorie: nel Delta del Po, soprattutto in Veneto, sono stati installati sbarramenti temporanei per bloccare la risalita dell’acqua salata.
  • Piano nazionale contro il cuneo salino: stanziati oltre 20 milioni per opere strutturali alla foce dell’Adige, incluso un progetto per una barriera mobile.
  • Monitoraggi costanti: le agenzie ambientali regionali come ARPAE e l’Autorità di Bacino del Po raccolgono dati in tempo reale sulla salinità e sull’avanzamento del cuneo.

Ma manca ancora un piano strutturale, stabile e coordinato a livello nazionale. E i progetti a lungo termine faticano a partire.

Perché dovresti preoccupartene anche tu

Il cuneo salino non riguarda solo i coltivatori o gli ingegneri idraulici. Se vivi nel Nord Italia, potresti bere acqua che arriva da zone a rischio salinizzazione.
Se mangi prodotti coltivati nel Delta del Po, potresti trovarti in tavola ortaggi irrigati con acqua sempre meno dolce.
E se le falde si salinizzano troppo? Recuperarle è quasi impossibile.

Il mare che risale i fiumi non è fantascienza, è già successo. E se non cambiamo rotta, succederà di nuovo.
La prossima volta, potremmo non essere così fortunati.

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