L’intelligenza artificiale sa ascoltare, risponde con calma, usa toni rassicuranti… ma può davvero aiutarti nei momenti difficili? Spoiler: no.
Sempre più persone, soprattutto giovani, iniziano a confidarsi con ChatGPT, Replika e affini. Parlano di ansia, relazioni, insicurezze. L’AI risponde, fa domande empatiche, dà anche “consigli”.
Ma può davvero sostituire uno psicologo in carne e ossa?
La risposta breve è: no. E fidati, è meglio così.
Perché ci stiamo tutti affezionando all’AI?

Semplice. L’AI:
- Non ti giudica
- È sempre disponibile
- Ti risponde in modo calmo, empatico, “umano”
In più, ti chiama per nome, ti ascolta con attenzione, usa frasi come “capisco come ti senti”.
Ma dietro non c’è un essere umano. Solo un modello linguistico che imita l’empatia.
Dove l’AI fallisce clamorosamente
- Non prova emozioni: può “fingere” di capirti, ma non sente nulla.
- Non ha contesto clinico: non riconosce davvero il rischio di un disturbo mentale o un’urgenza psicologica.
- Non può costruire una relazione terapeutica vera: e questa è la base della psicoterapia.
Anche se le sue risposte suonano sensate, non ha un’intuizione umana, non può cogliere sottotesti, silenzi, tensioni.
E nei casi gravi, può persino essere pericolosa.
Ma allora l’AI in psicologia non serve a niente?
No, attenzione. Può avere un ruolo, ma non terapeutico.
- Può aiutare nei primi approcci con chi ha difficoltà ad aprirsi.
- Può supportare programmi di psicoeducazione, come spiegare cosa sia l’ansia o come si affronta l’insonnia.
- Può affiancare gli psicologi in sistemi di monitoraggio, ad esempio rilevando pattern linguistici a rischio (ma serve supervisione umana).
Insomma, l’AI può aiutare… a patto che non giochi a fare lo psicologo.
Il vero rischio: fidarsi troppo
Il problema non è tanto l’AI. Il problema siamo noi.
Più diventa brava a imitare l’empatia, più rischiamo di dimenticarci che è una macchina.
“Mi ha aiutato più lei del mio psicologo”
— commento reale su Reddit
Ecco, questo è un campanello d’allarme.
L’empatia non si simula. Si vive.

Parlare con un AI può dare sollievo temporaneo.
Ma la vera guarigione nei percorsi psicologici avviene attraverso una relazione. Fatta di umanità, silenzi, intuizioni, cadute.
L’AI può essere uno strumento, ma non può essere il centro del tuo benessere mentale.
E tu? Hai mai usato un chatbot per sfogarti o parlare dei tuoi problemi? Come ti sei sentito?
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