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NotiziaPsicologia

Il cervello sceglie cosa mangiare in 200 millisecondi: la decisione arriva prima di te

Uno studio australiano mostra che il cervello decide cosa mangiare prima ancora che tu lo sappia

Massimo 5 minuti fa Commenta! 6
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Uno studio neuroscientifico dell’Università di Melbourne rivela che il cervello sceglie cosa mangiare in soli 200 millisecondi, cioè prima ancora che tu ne sia consapevole. Quando osservi gli scaffali di un supermercato, guardi un menu o scorri le foto di un’app di delivery, il cervello reagisce alle immagini e prende una decisione quasi istantanea.

Contenuti di questo articolo
Come reagisce il cervello davanti al cibo200 millisecondi per decidere cosa mangiareDalle immagini alla scelta: cosa rivelano le neuroscienzeMangiare con gli occhi: il ruolo dell’intelligenza artificialePossiamo allenare il cervello a scegliere cibi più sani?Quando la scienza incontra il marketingIl cervello, un decisore invisibile

La ricerca, pubblicata sulla rivista Appetite, mostra come le scelte alimentari siano guidate soprattutto dagli stimoli visivi e non solo da fattori legati al gusto o alla fame.

Come reagisce il cervello davanti al cibo

La coscienza umana emerge dalle parti più antiche del cervello

Il team, guidato dalla neuroscienziata Violet Chae, ha coinvolto un gruppo di volontari sottoposti a elettroencefalografia (EEG) mentre osservavano immagini di alimenti diversi: snack, frutta, carne e dolci.
Durante l’esperimento, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di valutare ogni cibo in base al sapore percepito, al contenuto calorico e al desiderio di mangiarlo.

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Successivamente, i dati sono stati confrontati con l’attività cerebrale grazie a tecniche basate su intelligenza artificiale, che hanno permesso di individuare schemi ricorrenti tra le risposte del cervello e le preferenze dichiarate dai partecipanti.

Il risultato è chiaro: già dopo 200 millisecondi dall’apparizione dell’immagine, il cervello mostra segnali di preferenza. In altre parole, decide prima che la mente cosciente elabori la scelta.

200 millisecondi per decidere cosa mangiare

Due decimi di secondo bastano al cervello per determinare se un cibo “piace” o meno. Le regioni cerebrali coinvolte nella visione e nella ricompensa si attivano quasi in sincronia, creando un riflesso immediato che influenza le decisioni successive.
Queste risposte rapidissime indicano che le prime impressioni visive giocano un ruolo cruciale: colore, consistenza e forma degli alimenti possono orientare la scelta ancora prima che intervengano considerazioni razionali.

È un meccanismo evolutivo. Per i nostri antenati, riconoscere a colpo d’occhio un alimento sicuro o nutriente poteva fare la differenza tra sopravvivenza e rischio. Oggi lo stesso meccanismo continua a influenzare le nostre scelte davanti a un banco di pasticceria o a un’app di delivery.

Dalle immagini alla scelta: cosa rivelano le neuroscienze

Scelte alimentari cervello

Lo studio australiano fornisce anche una chiave di lettura per comprendere il successo del marketing alimentare moderno. Le immagini ad alta definizione e le campagne pubblicitarie visive funzionano proprio perché sfruttano la velocità con cui il cervello associa un cibo a una sensazione positiva.

Secondo Chae, “le reazioni iniziali sono automatiche e inconsapevoli, ma influenzano fortemente la decisione finale”. L’obiettivo dei ricercatori è ora capire se queste risposte possono essere modificate o allenate, ad esempio concentrandosi su aspetti salutari del cibo piuttosto che su quelli legati al piacere immediato.

Mangiare con gli occhi: il ruolo dell’intelligenza artificiale

Vitamina d3

Per analizzare i dati raccolti, gli scienziati hanno utilizzato un modello di intelligenza artificiale supervisionata in grado di correlare le risposte cerebrali ai giudizi espressi dai partecipanti.
In pratica, la IA ha imparato a prevedere quale tipo di alimento avrebbe generato una risposta positiva nel cervello, basandosi sulle onde registrate dall’EEG.

Questo tipo di approccio potrebbe in futuro essere usato per comprendere i comportamenti alimentari in contesti diversi, dal marketing alla nutrizione personalizzata. Potrebbe persino aiutare a creare strategie visive per promuovere cibi più sani, rendendoli più attraenti sul piano percettivo.

Possiamo allenare il cervello a scegliere cibi più sani?

La fase successiva della ricerca punta proprio a capire se le scelte del cervello possono essere modificate. Concentrarsi intenzionalmente su caratteristiche come colore naturale, freschezza o leggerezza del cibo potrebbe spostare la risposta automatica del cervello verso opzioni più salutari.

Il team di Melbourne sta lavorando su nuovi esperimenti in cui i partecipanti vengono istruiti a valutare gli alimenti per la loro salubrità, per verificare se questa strategia cambia l’attivazione cerebrale nei primi 200 millisecondi. Se il cervello può essere “rieducato”, questo approccio potrebbe diventare uno strumento efficace nelle campagne contro l’obesità e per la promozione di diete equilibrate.

Quando la scienza incontra il marketing

Le applicazioni di questa scoperta non si limitano alla salute. Capire come il cervello reagisce agli stimoli visivi legati al cibo interessa anche l’industria alimentare, che investe da anni in neurodesign e neuromarketing.
Sapere che bastano due decimi di secondo per suscitare una risposta può influenzare la progettazione di etichette, packaging e fotografie pubblicitarie.

Tuttavia, i ricercatori mettono in guardia: le stesse tecniche che possono incoraggiare scelte più sane possono anche essere usate per potenziare la tentazione di alimenti poco salutari. Per questo è necessario un equilibrio tra comunicazione visiva e responsabilità scientifica.

Il cervello, un decisore invisibile

La conclusione dello studio è che il cervello agisce come un decisore invisibile: lavora in anticipo, filtra le informazioni e orienta le scelte molto prima che tu ne prenda coscienza.
Ogni immagine di cibo, ogni pubblicità o fotografia di un piatto agisce su questa parte inconscia del processo decisionale, determinando il desiderio di mangiare un alimento specifico.

Capire questo meccanismo significa anche comprendere come le nostre preferenze alimentari non siano sempre razionali, ma il risultato di reazioni profonde e istantanee che la scienza sta solo ora iniziando a misurare.

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