I ricercatori dell’Irccs Fondazione Bietti, in collaborazione con l’Irccs Neuromed e la Clinica Neurologica dell’Università di Tor Vergata, uno studio coordinato da Vincenzo Parisi e pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, hanno scoperto che le cellule bipolari retiniche sono in grado di osteggiare i fenomeni di neurodegenerazione legati alla sclerosi multipla.
Lo studio, che ha coinvolto 88 soggetti, ha dimostrato come le cellule bipolari retiniche, che connettono i fotorecettori retinici alle cellule ganglionari, riescono ad ostacolare i processi neurodegenerativi della neurite ottica, uno tra i sintomi più evidenti di sclerosi, permettendo un recupero completo della funzione visiva.
Cellule bipolari retiniche: i dettagli della ricerca
In seguito ad un evento di neurite ottica si è osservato un recupero completo della funzione visiva laddove è presente una integrità morfo-funzionale delle cellule bipolari pur trovandosi in presenza di un deficit morfo-funzionale delle cellule ganglionari. Al contrario, se si instaura una disfunzione delle cellule bipolari, il recupero della funzione visiva dopo la neurite ottica è molto scarso.
L’Irccs Fondazione Bietti ha portato avanti diversi studi che hanno dimostrato come la valutazione morfo-funzionale della retina costituisce un ottimo modello in vivo per analizzare i fenomeni neurodegenerativi in svariate patologie come il glaucoma, la sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.
Per quanto riguarda la sclerosi multipla, la comprensione dei peculiari meccanismi che interessano a questo ruolo di ‘barriera’ delle cellule bipolari retiniche, può aprire nuove strade alla ricerca che desidera contrastare l’estensione dei processi neurodegenerativi con conseguente miglioramento delle diverse forme di disabilità (visiva, motoria, sensoriale) che colpiscono le persone affette da SM.