L’Artico è una regione in rapida trasformazione, a causa del riscaldamento globale che sta modificando il suo paesaggio e la sua biodiversità. Tra le specie che stanno colonizzando nuovi territori, una in particolare sta attirando l’attenzione degli scienziati: i castori artici, o castoro nordamericano.
Questo roditore, noto per le sue abitudini costruttrici, sta creando migliaia di stagni lungo i corsi d’acqua della tundra, con effetti sia positivi che negativi per l’ecosistema e le comunità locali.
Il boom dei castori artici
I catori artici, noti anche come castoro nordamericano (Castor canadensis), è originario del Nord America, dove vive in zone boschive e paludose, e si nutre di corteccia, foglie e radici di alberi e arbusti; costruisce dighe e capanne lungo i fiumi e i laghi, creando stagni artificiali in cui si rifugia e si riproduce.
Per molto tempo, i castori artici sono stati cacciati e intrappolati dagli esseri umani, per la loro pelliccia pregiata e per il castoreo, una sostanza secreta dalle sue ghiandole che ha usi in medicina e profumeria. Questa pressione ha portato a una drastica riduzione della popolazione di castori artici, che è stata stimata a circa 60 milioni di individui prima dell’arrivo degli europei in America, e a meno di 10 milioni alla fine del XIX secolo.
Tuttavia, nel corso del XX secolo, i catori artici hanno beneficiato di misure di protezione e reintroduzione, che hanno permesso alla specie di riprendersi e di espandersi verso nuove aree.
L’Artico è una regione che si estende intorno al Polo Nord, caratterizzata da un clima freddo e da un paesaggio dominato dal permafrost, il terreno permanentemente gelato, la vegetazione è scarsa e composta principalmente da muschi, licheni e arbusti bassi.
La fauna è adattata a sopravvivere in condizioni estreme, e comprende mammiferi come l’orso polare, la volpe artica, il lemming, il caribù e il bue muschiato, e uccelli come il gufo delle nevi, l’oca delle nevi e il piviere dorato.
In questo scenario, i castori artici sembra fuori luogo, eppure negli ultimi decenni, il roditore ha iniziato a spingersi sempre più a nord, sfruttando il riscaldamento globale che ha reso il clima più mite e la vegetazione più rigogliosa, tra l’altro i castori artici hanno trovato meno concorrenza e predazione da parte di altre specie, come il lupo e l’orso, che sono più rare nell’Artico.
Gli scienziati hanno documentato la presenza di castori artici in diverse zone dell’Artico, come l’Alaska, il Canada, la Groenlandia, la Scandinavia e la Russia, con il numero esatto di animali che è difficile da stimare, ma si pensa che siano almeno centinaia di migliaia.
Il modo più semplice per individuare i castori artici è osservare gli stagni che creano, che sono visibili anche dalle immagini satellitari. Secondo uno studio dell’Università dell’Alaska, il numero di stagni realizzati dai castori artici lungo i corsi d’acqua della tundra artica dell’Alaska è raddoppiato negli ultimi 20 anni, arrivando ad almeno 12.000.
Altri studi hanno rilevato un aumento simile in altre regioni artiche.
Gli effetti degli stagni di castori
La creazione di stagni da parte dei castori artici ha delle conseguenze sia positive che negative per l’Artico. Da un lato, gli stagni offrono un habitat e una fonte di cibo per molte altre specie, come anfibi, pesci, insetti, uccelli e mammiferi, inoltre favoriscono anche la crescita di piante acquatiche e palustri, che aumentano la biodiversità e il sequestro di carbonio.
Senza dimenticare che possono contribuire a mitigare gli effetti della siccità, che è un problema sempre più frequente nell’Artico a causa del cambiamento climatico.
Dall’altro lato, gli stagni di castori hanno anche degli impatti negativi. Innanzitutto, gli stagni allagano e distruggono la vegetazione esistente, che può essere importante per altre specie, come il caribù, che si nutre di licheni, per di più ostacolano il flusso dell’acqua, che può causare problemi a valle, come la riduzione della disponibilità di acqua dolce per le comunità umane e animali.
Infine, gli stagni accelerano lo scioglimento del permafrost, che rilascia metano, un potente gas serra che contribuisce al riscaldamento globale.
Quest’ultimo effetto è stato dimostrato da uno studio dell’Università dell’Alaska, che ha analizzato le immagini a infrarossi catturate dagli aerei della NASA in una zona dell’Alaska nordoccidentale.
Lo studio ha mostrato che gli stagni di castori sono associati a punti caldi di metano, che si estendono per decine di metri intorno agli stagni. Il metano proviene dallo scioglimento del permafrost, che è causato dall’acqua più calda degli stagni, e a sua volta, aumenta l’effetto serra, che riscalda ulteriormente il clima e favorisce la colonizzazione di altri castori.
Si tratta quindi di un ciclo di feedback positivo, che potrebbe avere delle ripercussioni a livello globale.
Cosa fare dei castori artici?
La presenza dei castori nell’Artico pone degli interrogativi e delle sfide per gli scienziati, i gestori ambientali e le comunità locali. Da un lato, i castori sono una specie nativa del Nord America, che ha il diritto di esplorare e occupare nuovi territori, soprattutto dopo aver subito una forte persecuzione da parte dell’uomo.
Per di più, i castori sono degli ingegneri ecologici, che creano e modificano gli ecosistemi in cui vivono, con effetti sia positivi che negativi, che dipendono dal punto di vista e dagli interessi di chi li osserva.
Dall’altro lato, i castori sono anche una specie invasiva, che sta alterando profondamente il paesaggio e la biodiversità dell’Artico, con conseguenze che sono ancora in gran parte sconosciute e potenzialmente pericolose, senza dimenticare che i castori sono una fonte di conflitto con le popolazioni umane, che vedono i loro stagni come una minaccia per le loro attività e le loro risorse, come la pesca, la caccia, il trasporto e l’approvvigionamento idrico.
La questione dei castori artici non ha una risposta facile o univoca. È necessario monitorare e studiare il fenomeno, per capire meglio quali sono gli effetti degli stagni di castori sull’Artico e sul clima globale.
È anche importante coinvolgere e ascoltare le comunità locali, che sono le più colpite dagli impatti dei castori e che hanno una conoscenza e una cultura millenaria del territorio, ed è opportuno valutare le possibili opzioni di gestione, che possono andare dalla tolleranza alla prevenzione, passando per la mitigazione e il controllo.
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