Le case discografiche più importanti, tra cui Universal Music Group (UMG), Sony Music Entertainment e Warner Records, hanno citato in giudizio Suno e Udio, due intelligenze artificiali capaci di generare musica. L’accusa riguarda una presunta violazione di copyright su vasta scala.
La tecnologia dietro Suno e Udio
Suno e Udio sono strumenti avanzati che permettono agli utenti di creare canzoni nuove partendo da semplici istruzioni scritte, detti “prompt”. Questi strumenti possono generare testi, arrangiamenti e persino la voce per i brani musicali.
La popolarità di Suno
Suno ha guadagnato popolarità grazie alla partnership con Microsoft, diventando uno dei plug-in del chatbot Copilot. Anche Udio ha ottenuto visibilità grazie alla capacità di creare hit partendo da semplici testi, come nel caso del brano virale “BBL Drizzy”.
L’accusa delle case discografiche
Le case discografiche sostengono che Suno e Udio stiano violando il diritto d’autore creando copie non autorizzate di registrazioni sonore. Ken Doroshow della RIAA ha dichiarato che si tratta di casi evidenti di violazione, accusando le due aziende di nascondere la portata delle loro attività illegali.
Mikey Shulman, amministratore delegato di Suno, ha risposto che la tecnologia dell’azienda genera output completamente nuovi e non ripropone contenuti preesistenti. Ha inoltre sottolineato che Suno non permette di creare brani simili a quelli di specifici artisti.
Il punto di vista delle case discografiche
Le case discografiche, tuttavia, ritengono che Suno e Udio non stiano creando nulla di nuovo ma piuttosto plagino brani esistenti. La RIAA ha diffuso sui social esempi di canzoni generate con l’IA che assomigliano troppo a brani già esistenti, come “Great Balls of Fire” di Jerry Lee Lewis.
Enzo Mazza, presidente di FIMI, ha sottolineato che l’IA offre grandi potenzialità per l’industria musicale, ma è essenziale che lo sviluppo di questa tecnologia rispetti le regole sul copyright. Questo include la necessità di ottenere licenze per l’uso dei contenuti musicali.
Non è la prima volta che aziende sviluppatrici di IA generativa vengono accusate di violazione di copyright. Anche OpenAI, creatrice di ChatGPT, è stata citata in giudizio da diverse testate giornalistiche e scrittori per l’uso non autorizzato di articoli e testi per addestrare la sua IA.
La questione delle IA generative e del copyright è complessa e in continua evoluzione. Le grandi case discografiche stanno cercando di proteggere i loro diritti e quelli degli artisti, mentre le aziende di IA difendono l’innovazione e l’originalità delle loro tecnologie.
Cosa ne pensi? Sei d’accordo con le case discografiche o con le aziende di IA?