L’agenzia spaziale giapponese ha detto lunedì di aver confermato la presenza di alcuni campioni di suolo nero all’interno della capsula di Hayabusa2, la navicella spaziale che dopo quasi 6 anni, la scorsa settimana, ha rilasciato la sua capsula qui sulla Terra con del materiale meteoritico.
La capsula di Hayabusa2, ha la forma di una padella, con una superficie di 15 pollici di diametro e, come ti dicevo nella premessa, è stata lanciata dalla navicella spaziale Hayabusa2 dallo spazio in direzione Terra, per l’esattezza verso un deserto australiano scarsamente popolato, il 6 dicembre.
La capsula di Hayabusa2 è arrivata in Giappone martedì scorso per una ricerca che, si spera, fornirà approfondimenti sulle origini del sistema solare e sulla vita sulla Terra.
La Japan Aerospace Exploration Agency, l’organo che per l’appunto si è occupata della spedizione, ha affermato che i suoi scienziati hanno aperto la capsula di Hayabusa2 e hanno trovato una quantità non specificata di particelle di sabbia nera.
A large number of particles are confirmed to be in “sample chamber A” inside the collected capsule (~11:10 JST on 12/15). This is thought to be the sample from the first touchdown on Ryugu. The photo looks brown, but our team says “black”! The sample return is a great success! pic.twitter.com/34vIx17zOX
— HAYABUSA2@JAXA (@haya2e_jaxa) December 15, 2020
“È ovviamente di Ryugu”
ha detto JAXA in una dichiarazione, secondo The Associated Press.
JAXA ha detto che continuerà un esame iniziale prima di studi più completi sui campioni in seguito.
Alcuni dettagli sul materiale ritrovato nella capsula di Hayabusa2
I campioni sono stati raccolti dai touchdown che Hayabusa2 ha effettuato lo scorso anno su Ryugu, un meteorite a più di 190 milioni di miglia dalla Terra.
L’operazione, si è svolta in due sessioni con due atterraggi avvenuti in due momenti diversi, atterraggi che sono stati più difficili del previsto a causa della superficie estremamente rocciosa dell’asteroide. Il primo atterraggio raccolse campioni dalla superficie di Ryugu, mentre invece il secondo, grazie a una detonazione, dal sottosuolo.
Ovviamente i reperti delle due operazioni sono stati conservati separatamente, onde evitare qualsiasi tipo di confusione e/o problematica successiva.
Gli scienziati sperano che i campioni del sottosuolo dell’asteroide possano fornire informazioni da miliardi di anni fa non influenzati dalle radiazioni spaziali e da altri fattori ambientali; gli scienziati della JAXA affermano di essere particolarmente interessati ai materiali organici nei campioni per conoscere come sono stati distribuiti nel sistema solare e se sono legati alla vita sulla Terra.
A seguito di studi in Giappone per circa un anno, alcuni dei campioni saranno condivisi con la NASA e altri gruppi internazionali per ulteriori ricerche a partire dal 2022, come tra l’altro dichiarato dal responsabile del progetto Yuichi Tsuda, il quale ha definito la missione un “evento raro nella storia umana”.
Come ti abbiamo detto nell’articolo sull’operazione Haybausa2, questa spedizione è stata importante nella storia in quanto è solo la seconda volta che materiale incontaminato e intatto, proveniente direttamente da un asteroide, è stato riportato sulla Terra.
La sonda giapponese Hayabusa2, che ha più o meno le dimensioni di un frigorifero, come ti dicevo prima, è stata lanciata nel dicembre 2014, entusiasmando gli scienziati quando riuscì ad atterrare sull’asteroide a forma di diamante Ryugu –che significa “palazzo del drago” in giapponese– situato a 185 milioni di miglia di distanza.
Nel frattempo però anche la NASA si è mossa, infatti ha portato avanti la missione OSIRIS-REx, la quale ha recentemente raccolto un campione da un altro asteroide vicino alla Terra, Bennu, asteroide che è molto simile al nostro Ryugu.
Il suddetto campione tornerà sulla Terra nel 2023 e dovrebbe rappresentare il più grande campione di materiale da un asteroide mai raccolto.
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