Due nuove ricerche hanno portato alla luce una complessità nei canti delle balene che ricorda in modo inquietante il linguaggio umano, mettendo in discussione la nostra presunta eccezionalità e aprendo nuove prospettive sull’evoluzione del linguaggio.
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La complessità dei canti delle balene sfidando la nostra idea di unicità umana
Il primo studio, condotto dall’etologo e scienziato computazionale Mason Youngblood della Stony Brook University, ha rivelato che alcune balene, in particolare le megattere, riescono a raggiungere e talvolta superare l’efficienza del linguaggio umano. Youngblood ha analizzato 65.511 sequenze di canti di balene di 16 diverse specie di cetacei, applicando due principi fondamentali della linguistica: la legge di Menzerath e la legge di Zipf.
La legge di Menzerath afferma che l’efficienza di un sistema di comunicazione aumenta quando sequenze più lunghe sono composte da elementi più brevi (come le parole sono composte da lettere o le frasi da parole). La legge di Zipf, invece, sostiene che gli elementi utilizzati più frequentemente in un sistema di comunicazione tendono ad essere più brevi (come le parole “e”, “di”, “il” sono più corte di parole meno comuni).
I risultati di Youngblood hanno mostrato che i canti di 11 specie di cetacei su 16, tra cui le megattere, rispecchiavano la legge di Menzerath tanto quanto, se non di più, il linguaggio umano. Per quanto riguarda la legge di Zipf, solo le megattere e le balenottere azzurre hanno mostrato una corrispondenza, con le megattere che addirittura rivaleggiano con l’uomo nell’applicazione di questa legge.
Il secondo studio, i cui dettagli non sono ancora stati pubblicati, ha scoperto che i canti delle balene seguono una struttura statistica considerata un tratto distintivo del linguaggio umano. Questa scoperta rafforza ulteriormente l’idea che le balene abbiano capacità comunicative sorprendentemente sofisticate: “Queste scoperte smentiscono le ipotesi consolidate sull’unicità del linguaggio umano, svelando profondi punti in comune tra specie evolutivamente distanti”, afferma Simon Kirby, professore di evoluzione del linguaggio presso l’Università di Edimburgo.
Le implicazioni di questi studi sono molteplici. In primo luogo, ci invitano a riconsiderare la nostra posizione nel mondo naturale e a riconoscere che altre specie, come le balene, possiedono capacità cognitive e comunicative complesse. In secondo luogo, la ricerca sui canti delle balene potrebbe fornire nuove informazioni sull’evoluzione del linguaggio, sia negli animali che negli esseri umani. Infine, una migliore comprensione del linguaggio delle balene potrebbe migliorare i nostri sforzi per proteggerle e conservarle.
Questi studi ci offrono uno sguardo affascinante sulla ricchezza e la complessità della comunicazione animale, aprendo nuove frontiere nella ricerca scientifica dei canti delle balene e invitandoci a una riflessione profonda sul nostro rapporto con il mondo naturale.
I canti delle balene rivelano strutture linguistiche simili a quelle umane
La ricerca, condotta da un team internazionale di scienziati, si è concentrata sui canti delle balene, noti per la loro complessità e la loro organizzazione gerarchica. Questi canti sono composti da singoli elementi sonori che vengono combinati in frasi, le quali a loro volta formano temi, che infine vengono assemblati per creare canzoni complete.
Gli studiosi hanno applicato ai canti delle megattere metodi quantitativi tradizionalmente utilizzati per valutare il linguaggio nei neonati. In particolare, hanno cercato di individuare la presenza di una caratteristica specifica del linguaggio umano chiamata distribuzione Zipfiana.
La distribuzione Zipfiana è una legge di potenza che regola la frequenza con cui compaiono le unità strutturali di una lingua. Questa legge afferma che le unità più frequenti tendono ad essere più brevi (come le parole “e”, “di”, “il” sono più corte di parole meno comuni). Si ritiene che questa distribuzione faciliti l’apprendimento del linguaggio nei bambini e ne promuova la conservazione nel tempo.
I risultati dello studio hanno mostrato che i canti delle balene presentano una distribuzione di frequenza simile a quella prevista dalla legge di Zipf. Inoltre, anche la lunghezza delle sottosequenze che compongono i canti segue la cosiddetta legge di brevità di Zipf, secondo cui le unità linguistiche più utilizzate tendono ad essere più corte.
“L’utilizzo di intuizioni e metodi tratti dal modo in cui i bambini apprendono il linguaggio ci ha permesso di scoprire una struttura precedentemente sconosciuta nel canto delle balene”, afferma il primo autore Inbal Arnon, psicolinguista dello sviluppo presso l’Università Ebraica di Gerusalemme.
La scoperta di questa struttura nascosta, “simile al linguaggio”, è stata una sorpresa per gli scienziati. Pur riconoscendo che i canti delle balene non hanno il significato semantico del linguaggio umano e potrebbero essere più paragonabili alla musica, gli autori dello studio sottolineano che questa somiglianza suggerisce fortemente che questo comportamento culturale racchiude in sé informazioni cruciali sull’evoluzione della comunicazione complessa nel regno animale.
Questa ricerca apre nuove e interessanti prospettive sullo studio del linguaggio e della comunicazione animale. In particolare, suggerisce che alcune delle proprietà statistiche che riteniamo uniche del linguaggio umano potrebbero essere presenti anche in altre specie, come i canti delle balene.
Questi risultati ci invitano a riconsiderare la nostra idea di unicità umana e a riconoscere la complessità e la raffinatezza della comunicazione animale. Inoltre, la ricerca sui canti delle balene potrebbe fornire nuove informazioni sull’evoluzione del linguaggio, sia negli animali che negli esseri umani.
Una nuova prospettiva sull’evoluzione del linguaggio e sulla nostra relazione con il mondo naturale
I due studi discussi in questo articolo offrono una visione affascinante e sorprendente sulla complessità dei canti delle balene, aprendo nuove prospettive sull’evoluzione del linguaggio e sulla nostra relazione con il mondo naturale.
La scoperta che alcune balene, come le megattere, raggiungono e talvolta superano l’efficienza del linguaggio umano, mettendo in discussione la nostra presunta unicità, è un risultato di grande importanza. Questo suggerisce che le capacità comunicative complesse non sono un’esclusiva della nostra specie, ma possono evolversi anche in altri animali.
Inoltre, l’individuazione di strutture statistiche simili a quelle del linguaggio umano nei canti delle megattere rafforza ulteriormente l’idea che questi animali possiedano capacità cognitive e comunicative sorprendentemente sofisticate. La presenza della distribuzione Zipfiana e della legge di brevità di Zipf nei canti delle balene suggerisce che questi animali, come noi, utilizzano principi di efficienza e organizzazione nel loro sistema di comunicazione.
Questi studi ci invitano a riconsiderare la nostra posizione nel mondo naturale e a riconoscere che altre specie, come le balene, possiedono capacità cognitive e comunicative complesse. La ricerca sui canti delle balene potrebbe fornire nuove informazioni sull’evoluzione del linguaggio, sia negli animali che negli esseri umani, aprendo nuove frontiere nella ricerca scientifica. Infine, una migliore comprensione del linguaggio dei canti delle balene potrebbe migliorare i nostri sforzi per proteggerle e conservarle. Questi animali straordinari, con la loro complessità comunicativa e la loro intelligenza, meritano il nostro rispetto e la nostra attenzione.
Gli studi sono stati pubblicati su Science Advances e Science.