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NotiziaCuriosità e rumor

Cani di Chernobyl: gli effetti di 37 anni di radiazioni

Giorgio Alberto Tarantino 2 anni fa Commenta! 5
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In uno studio dello scorso 3 marzo, pubblicato su Science Advances, si è parlato dei cani di Chernobyl, con approfondimenti demografici sulle popolazioni che abitano la zona di esclusione nucleare ed ovviamente sulle relative

L’incidente alla centrale di Chernobyl del 1986 è stato il più grande disastro nucleare del mondo, e la successiva ricaduta degli incendi che hanno bruciato per dieci giorni dopo l’esplosione, ha rilasciato sostanze chimiche radioattive che si sono diffuse in gran parte dell’Europa nord-orientale, in tutto il continente e persino nel Nord America.

Cani di chernobyl

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La zona di esclusione di Chernobyl (CEZ), un’area di 2.600 chilometri quadrati (1.615 miglia quadrate) che è stata la più colpita dal disastro, ed è rimasta disabitata da allora, mentre invece ora, a distanza di anni, gli scienziati stanno esaminando l’impatto dell’esposizione prolungata alle radiazioni sui cani di Chernobyl.

Gli effetti delle radiazioni sulle rane vicino a Chernobyl sono stati osservati con alcuni risultati sorprendenti, tuttavia i mammiferi all’interno della CEZ sono stati molto poco studiati.

Subito dopo l’esplosione, le popolazioni sarebbero diminuite in modo significativo. Alcune popolazioni di animali prosperano senza l’interferenza umana: ad esempio, nella zona smilitarizzata della Corea, le popolazioni di animali sono in aumento. Mentre alcune specie intorno a Chernobyl si sono riprese nei quasi 37 anni successivi, molte no.

Si ritiene che i cani domestici in libertà ora presenti all’interno della CEZ siano i potenziali discendenti di animali domestici lasciati quando la città è stata evacuata; mentre all’epoca alcuni cani furono abbattuti per aiutare a frenare la diffusione della contaminazione radioattiva, evidentemente alcuni sopravvissero e furono persino nutriti e curati dagli addetti alle pulizie.

Cos’è successo alle generazioni di cani di Chernobyl

Cani di chernobyl

Le popolazioni di cani di Chernobyl oggi vengono curate e nutrite dai lavoratori in alcune aree, e c’è persino la Chernobyl Dog Research Initiative che si è formata in risposta all’aumento delle dimensioni della popolazione, che un tempo contava circa 800 individui.

I ricercatori hanno scoperto che ci sono tre diversi gruppi di cani all’interno di queste aree: un gruppo che vive vicino a Chernobyl City a circa 15 chilometri (9,3 miglia) dalla centrale elettrica; un gruppo che vive nella stessa area della centrale nucleare di Chernobyl (CNPP); e un terzo gruppo che vive a Slavutych, una città relativamente meno contaminata dove le persone vivono ancora a circa 45 chilometri (28 miglia) dal luogo del disastro.

Utilizzando campioni di sangue raccolti dai cani in ciascuna delle tre aree, il team ha potuto esaminare il DNA di ciascun cane e confrontarli per la parentela e gli effetti delle radiazioni, ed hanno scoperto che la popolazione CNPP aveva il maggior isolamento genetico, suggerendo che questi cani rappresentano maggiormente la popolazione che era presente prima o immediatamente dopo il disastro.

Confrontando il DNA dei tre gruppi di cani di Chernobyl con il DNA di popolazioni di cani in altre parti del mondo, il team è stato in grado di mostrare prove di una chiara differenza genetica. Il team ha anche trovato prove di parentela tra queste popolazioni e che esistono tre distinti gruppi familiari.

Cani di chernobyl

I cani di Chernobyl presenti all’interno dell’area della città condividevano la maggior parte del DNA con razze legate al pincher, mentre i cani della popolazione CNPP avevano più cose in comune con le razze da pastore, e a differenza delle popolazioni selvatiche di lupi che formano gruppi familiari con territori definiti, questi gruppi esistono relativamente vicini l’uno all’altro.

Il team ha concluso affermando che queste popolazioni possono essere utilizzate come modello per informare su come le risorse dovrebbero essere gestite in questi tipi di disastri e aiutarci a capire come gli esseri umani potrebbero sopravvivere in aree con condizioni ambientali estreme, inoltre si spera che questo lavoro aiuti gli scienziati a sviluppare idee migliori per convivere con gli effetti delle radiazioni rispetto ai gatti di razza.

Se sei attratto dalla scienza o dalla tecnologia, continua a seguirci, così da non perderti le ultime novità e news da tutto il mondo!

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