Una ricerca congiunta condotta da scienziati del Memorial Sloan Kettering Cancer Center e dell’Università della California, Los Angeles, ha portato alla luce correlazioni significative e complesse tra la presenza di comorbilità durante la mezza età e un aumentato rischio di sviluppare diverse forme di cancro, nonché una maggiore probabilità di mortalità direttamente attribuibile alla malattia oncologica.

Un nuovo orizzonte nella comprensione sul rischio di diagnosi di cancro
Questo studio approfondito rivela come la coesistenza di patologie croniche in un periodo cruciale della vita possa innescare o esacerbare processi biologici che favoriscono l’insorgenza e la progressione del cancro, con una specificità di associazione che varia in relazione al tipo di neoplasia. Tali scoperte offrono spunti di fondamentale importanza per ridefinire le strategie di prevenzione oncologica, suggerendo un approccio più integrato che tenga conto del quadro clinico complessivo dell’individuo.
Il concetto emergente di “comunicazione tra malattie” sta guadagnando crescente attenzione nella ricerca medica. Questa prospettiva innovativa postula che la diagnosi di una specifica condizione cronica possa innescare o accelerare il rischio di sviluppare, in un secondo momento, una patologia distinta.
Studi preclinici condotti su modelli animali hanno fornito evidenze convincenti di questo fenomeno, dimostrando come eventi cardiovascolari acuti, quali l’insufficienza cardiaca e l’infarto del miocardio, siano in grado di stimolare attivamente la crescita tumorale e la formazione di metastasi in modelli murini di tumori localizzati a livello intestinale e mammario. Questi risultati sperimentali suggeriscono l’esistenza di meccanismi biologici condivisi che collegano patologie apparentemente distinte, aprendo nuove vie per comprendere la complessa interazione tra diverse condizioni croniche e il rischio oncologico.

Studi clinici condotti su popolazioni umane hanno fornito ulteriori prove a sostegno del legame tra specifiche comorbilità e un aumentato rischio di cancro. In particolare, questi studi dimostrano che i soggetti ai quali viene diagnosticata un’insufficienza cardiaca o un infarto del miocardio presentano una probabilità significativamente maggiore di sviluppare una neoplasia rispetto a individui che non sono affetti da tali patologie cardiovascolari. Questa osservazione clinica rafforza l’ipotesi di una comunicazione inter-patologica nell’uomo e sottolinea l’importanza di considerare la storia clinica complessiva del paziente nella valutazione del suo rischio oncologico futuro.
Nonostante le promettenti evidenze che collegano le comorbilità al rischio oncologico, è fondamentale affrontare criticamente il potenziale “bias di screening”. Questo fenomeno si verifica in quanto i soggetti ai quali vengono diagnosticate patologie croniche, come quelle cardiovascolari, potrebbero essere sottoposti a controlli medici più frequenti e approfonditi rispetto alla popolazione generale.
Questa maggiore sorveglianza sanitaria potrebbe portare a una diagnosi più precoce di eventuali tumori, creando una correlazione apparente tra la comorbilità preesistente e l’incidenza di cancro che non riflette necessariamente un aumento del rischio intrinseco. Pertanto, è imperativo condurre valutazioni più ampie e rigorose su una vasta gamma di comorbilità, classificate in modo sistematico, al fine di confermare le reali associazioni causali tra specifiche condizioni croniche e il rischio di sviluppare il cancro.

Per far luce su queste complesse interazioni, i ricercatori hanno intrapreso un’analisi secondaria dello studio prospettico di screening della prostata, dei polmoni, del colon-retto e delle ovaie (PLCO). Questo studio su larga scala, originariamente progettato per valutare l’efficacia di diversi screening oncologici, ha fornito un’ampia quantità di dati longitudinali sulla salute di un vasto numero di individui.
Attraverso un’analisi meticolosa di questi dati preesistenti, i ricercatori si sono concentrati specificamente sull’impatto delle comorbilità presenti nella mezza età (un periodo di transizione biologica e fisiologica cruciale) sul rischio di sviluppare il cancro in età successiva e sulla probabilità di decesso correlato alla malattia oncologica.
L’approccio retrospettivo all’interno di una coorte prospettica ha permesso di esaminare la sequenza temporale degli eventi, cercando di distinguere le associazioni causali dalle semplici correlazioni e di mitigare, per quanto possibile, l’effetto del bias di screening. I risultati di questa analisi approfondita promettono di fornire nuove e preziose informazioni sulla complessa relazione tra le comorbilità di mezza età e il destino oncologico degli individui.
L’impronta delle comorbilità di mezza età sull’incidenza oncologica a lungo termine
Un’ampia e rigorosa coorte composta da 128.999 adulti di età compresa tra i 55 e i 74 anni è stata reclutata tra il 1993 e il 2001 presso dieci centri di screening partecipanti allo studio prospettico PLCO (Prostate, Lung, Colorectal, and Ovarian Cancer Screening Trial) dislocati negli Stati Uniti. Al momento dell’arruolamento, i partecipanti hanno fornito autonomamente la loro anamnesi relativa alla presenza di dodici specifiche condizioni comorbide. Queste condizioni sono state successivamente classificate in cinque categorie distinte, seguendo la tassonomia definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, al fine di strutturare l’analisi e identificare pattern significativi.

Le categorie individuate comprendevano: patologie cardiovascolari (inclusi ipertensione, cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca e ictus), patologie respiratorie (come asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO), patologie gastrointestinali (quali ulcera peptica, colite ulcerosa e morbo di Crohn), patologie epatiche (inclusa cirrosi epatica e epatite cronica) e patologie metaboliche (come diabete mellito e dislipidemia).
Dopo un periodo di follow-up mediano di ben venti anni, un’analisi statistica approfondita dei dati raccolti ha rivelato associazioni specifiche tra le anamnesi di determinate categorie di comorbilità al basale e l’incidenza complessiva di cancro nel corso del tempo. In particolare, solo le anamnesi positive per patologie respiratorie (con un Hazard Ratio – HR di 1,07 e un Intervallo di Confidenza al 95% – IC 95% compreso tra 1,02 e 1,12) e per patologie cardiovascolari (con un HR di 1,02 e un IC 95% tra 1,00 e 1,05) hanno dimostrato un’associazione statisticamente significativa con un aumentato rischio di sviluppare un qualsiasi tipo di cancro.
Contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente, le anamnesi relative a patologie metaboliche, gastrointestinali ed epatiche non sono risultate associate a un aumento del rischio di cancro “pan-cancro” (ovvero, considerando l’incidenza di tutti i tipi di cancro aggregati), sebbene l’analisi più dettagliata per specifici tipi di neoplasia abbia rivelato correlazioni significative, sia positive che negative.

Nonostante l’assenza di un’associazione significativa tra alcune categorie di comorbilità e il rischio complessivo di cancro, l’analisi condotta a livello di singoli tipi di neoplasia ha rivelato un panorama più complesso e sfumato. È emerso chiaramente che ogni singola condizione comorbosa considerata nello studio era associata a un aumento del rischio di almeno una specifica forma di cancro. Questo risultato sottolinea l’importanza di un’analisi dettagliata e non aggregata per comprendere appieno l’impatto delle comorbilità sul rischio oncologico.
Un’associazione particolarmente forte è stata osservata tra le anamnesi di patologie epatiche e il successivo sviluppo di cancro al fegato (con un HR di 5,57 e un IC 95% compreso tra 4,03 e 7,71). Questo dato suggerisce un legame patofisiologico diretto e significativo tra le condizioni croniche del fegato e l’aumentato rischio di neoplasia epatica.
Le patologie metaboliche, pur non mostrando un’associazione con il rischio di “pan-cancro”, hanno rivelato un’interessante e complessa rete di correlazioni con specifici tipi di tumore. L’anamnesi di patologie metaboliche è risultata associata a un aumentato rischio di ben nove diverse forme di cancro, tra cui tumori del colon-retto, del pancreas, dell’endometrio e della mammella.

Allo stesso tempo, è stata osservata un’associazione con un ridotto rischio di quattro tipi di cancro, in particolare il cancro al polmone e il cancro alla prostata. Questa osservazione controintuitiva suggerisce che le alterazioni metaboliche sistemiche potrebbero avere effetti differenziali sul rischio di diverse neoplasie, modulando la suscettibilità a specifici tipi di cancro in modi complessi e ancora non completamente compresi. L’identificazione di queste associazioni specifiche apre nuove prospettive per la ricerca sui meccanismi biologici sottostanti e per lo sviluppo di strategie di prevenzione mirate.
Un’analisi approfondita dei rischi specifici
L’analisi dettagliata dei dati longitudinali della coorte PLCO ha rivelato un impatto significativo delle comorbilità preesistenti durante la mezza età non solo sull’incidenza del cancro, come precedentemente discusso, ma anche sul rischio di mortalità specificamente attribuibile alla malattia oncologica. I risultati di questa investigazione approfondita evidenziano come la presenza di determinate condizioni croniche in un periodo cruciale della vita possa influenzare negativamente la prognosi dei pazienti oncologici, aumentando la probabilità di decesso a causa della neoplasia. Questa constatazione sottolinea ulteriormente la necessità di considerare il quadro clinico complessivo dell’individuo nella gestione del rischio e degli esiti del cancro.
L’analisi statistica focalizzata sulla mortalità specificamente correlata al cancro ha identificato associazioni significative con diverse categorie di comorbilità presenti al basale dello studio. In particolare, le anamnesi positive per patologie respiratorie (con un Hazard Ratio – HR di 1,19 e un Intervallo di Confidenza al 95% – IC 95% compreso tra 1,11 e 1,28), per patologie cardiovascolari (con un HR di 1,08 e un IC 95% tra 1,04 e 1,13) e per patologie metaboliche (con un HR di 1,09 e un IC 95% tra 1,05 e 1,14) sono risultate associate a un aumento statisticamente significativo del rischio di decesso a causa del cancro.

Questi dati suggeriscono che la presenza di queste condizioni croniche durante la mezza età non solo può aumentare la probabilità di sviluppare un tumore, ma può anche rendere il decorso della malattia più aggressivo o complicato, riducendo le possibilità di sopravvivenza.
I risultati complessivi di questo studio forniscono evidenze convincenti del fatto che le comorbilità presenti nella mezza età esercitano un’influenza significativa sia sullo sviluppo del cancro che sul rischio di mortalità ad esso correlata. Questa consapevolezza ha implicazioni di vasta portata per le strategie di sanità pubblica volte a migliorare la prevenzione e gli esiti del cancro. L’adozione di strategie incentrate sullo screening precoce delle patologie croniche e sulla loro gestione ottimale potrebbe rappresentare un approccio efficace per mitigare il rischio oncologico e migliorare la sopravvivenza dei pazienti.
Un controllo più rigoroso delle condizioni cardiovascolari, respiratorie e metaboliche nella popolazione di mezza età potrebbe non solo migliorare la qualità della vita in generale, ma anche ridurre l’incidenza di alcuni tipi di cancro e migliorare la risposta ai trattamenti oncologici.

Alla luce delle significative associazioni riscontrate, si delinea la necessità di una integrazione formale dello screening delle comorbilità nelle valutazioni di routine del rischio di cancro. Attualmente, le valutazioni del rischio oncologico si concentrano prevalentemente su fattori di rischio tradizionali come l’età, la storia familiare, abitudini di vita e fattori genetici. Tuttavia, l’evidenza emergente suggerisce che l’inclusione delle comorbilità preesistenti potrebbe fornire un quadro più completo e accurato del rischio individuale.
L’identificazione precoce di individui con specifiche combinazioni di comorbilità che li pongono a un rischio più elevato di sviluppare determinati tipi di cancro o di avere una prognosi peggiore potrebbe supportare l’implementazione di programmi di prevenzione del cancro più personalizzati e mirati.

Questi programmi potrebbero includere strategie di screening oncologico più intensificate, interventi sullo stile di vita specifici per individui con determinate comorbilità e approcci terapeutici più aggressivi e precoci in caso di diagnosi di cancro. In definitiva, un approccio integrato che consideri l’interazione complessa tra le comorbilità e il rischio oncologico ha il potenziale per migliorare significativamente la prevenzione, la diagnosi precoce e gli esiti del cancro nella popolazione.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Network Open.