Un team dell’Università del Massachusetts Amherst ha messo a punto un vaccino sperimentale basato su nanoparticelle lipidiche che, nei test sui topi, è riuscito a prevenire totalmente la formazione di tumori aggressivi come melanoma, cancro al pancreas e carcinoma mammario triplo negativo.

I numeri sono di quelli che fanno alzare le sopracciglia anche agli scettici:
- Fino all’88% dei topi è rimasto completamente libero da tumori
- In alcuni casi, il vaccino ha fermato del tutto le metastasi
- Nei gruppi non vaccinati, tutti gli animali sono morti entro 35 giorni
- Nei vaccinati con nanoparticelle, la sopravvivenza è arrivata a 250 giorni senza tumori
Parliamo di risultati che, se confermati anche nell’uomo, potrebbero aprire la strada a una nuova generazione di vaccini anticancro preventivi, non solo terapeutici.
“Attivando il sistema immunitario tramite più vie contemporaneamente e combinando questa risposta con antigeni tumorali, possiamo bloccare la crescita del cancro con tassi di sopravvivenza impressionanti”, spiega la prof.ssa Prabhani Atukorale, responsabile del progetto.
Come funziona il vaccino?
L’approccio è simile a quello di un normale vaccino antinfluenzale, ma con una marcia in più:
- Nanoparticelle lipidiche: agiscono come vettori intelligenti, trasportando antigeni tumorali e un “super adiuvante”.
- Antigeni del tumor: insegnano al sistema immunitario come riconoscere il nemico.
- Super adiuvante: una combinazione di stimolatori immunitari che accendono una risposta forte e coordinata, quasi come se il corpo rilevasse un’infezione pericolosa.

Il risultato? Linfociti T “addestrati” a cacciare cellule tumorali ovunque nel corpo, creando quella che i ricercatori chiamano “immunità di memoria sistemica” e una volta “ricordato” il nemico, il sistema immunitario non si fa più cogliere di sorpresa
Test estremi: il tumore viene “lanciato” nel corpo, ma il sistema immunitario lo intercetta
Per verificare l’efficacia contro le metastasi, i ricercatori hanno iniettato cellule tumorali direttamente nel flusso sanguigno dei topi vaccinati: è stato un test brutale, pensato per simulare una diffusione rapida del tumore.
Il risultato? Nessun topo vaccinato con nanoparticelle ha sviluppato tumori ai polmoni e al contempo tutti i topi non vaccinati sono stati colpiti da metastasi.
Verso una piattaforma universale per sconfiggere definitivamente il cancro
Per evitare la necessità di creare un vaccino specifico per ogni tumore, il team ha sviluppato una seconda versione che utilizza lisato tumorale, cioè cellule tumorali uccise; in pratica: si prende il tumore del paziente, lo si trasforma in un vaccino personalizzato e lo si ricarica con nanoparticelle “super adiuvanti”.

Risultati:
- 88% di prevenzione nei tumori pancreatici
- 75% nel carcinoma mammario triplo negativo
- 69% nel melanoma
E soprattutto: nessuna metastasi nei soggetti che non hanno sviluppato tumori primari.
Arriva anche una startup: NanoVax Therapeutics
I ricercatori non si sono fermati alla pubblicazione accademica e hanno già fondato una startup, NanoVax Therapeutics, per portare questa tecnologia fuori dai laboratori.
“Questa piattaforma può diventare sia un trattamento che una prevenzione per pazienti ad alto rischio”, spiega il co-fondatore Griffin Kane.
Il prossimo step? Portare il vaccino in modalità terapeutica: cioè trattare tumori già presenti nell’uomo. Le prime fasi di validazione sono in partenza.
Tecnologia, biotecnologia e… logica da firmware
Il concetto è quasi “ingegneristico”: il corpo viene patchato in anticipo, aggiornando il “firmware immunitario” per riconoscere il cancro prima che parta l’attacco.
Una logica da sicurezza informatica applicata al sistema immunitario, ma nel mondo reale… contro una delle malattie più letali del pianeta.